"Sì", "Sì", "Sì", si ripetono a migliaia in un tam tam mediatico che vola di clic in clic. La Rete si è schierata a favore del Sì. I risultati forniti in esclusiva ad Affaritaliani.it sull'inclinazione del web non lasciano dubbi: "on line" le pagine pro-referendum sono la stragrande maggioranza. Una nuova ricerca di "Reputation Manager"- gli esperti reputazionali del Web 2.0 - ha fatto il punto su quanto si dice nella Rete italiana. Anzitutto, un dato schiacciante: il 73% di tutte le conversazioni rilevate nel web 2.0 dallo strumento di Reputation Manager è decisamente a favore del referendum, e in particolare del sì ai due quesiti sull'acqua; in altre parole, dai video su YouTube (in particolare il più visto, quello del Comitato di autofinanziamento pro-Referendum "Acqua Bene Comune" sostenuto da Valerio Mastandrea) fino alle pagine e ai gruppi Facebook, i due terzi degli utenti internet italiani sono convinti che l'acqua debba rimanere un bene comune, di cui non si può dare in appalto la gestione ai privati (anche se secondo le ragioni del "no" ciò renderebbe le gare pubbliche più controllabili dai cittadini), e pensano che - nei casi in cui questo è già avvenuto - la gestione privata rispetto a quella comunale sia stata fallimentare, non solo in termini di risparmio per i cittadini ma anche in termini di investimento sulle infrastrutture. Interessante poi notare che, su Facebook, da un terzo a un quarto delle conversazioni sull'acqua è connesso anche all'argomento del nucleare, e sempre "pro-Sì" (all'abrogazione della legge, quindi sfavorevole al nucleare). In generale sul Social Network di Zuckerberg sono più di 600 mila tra pagine e gruppi gli italiani che interagiscono sul nucleare, nella maggior parte dei casi in modo decisamente critico. Il tono delle conversazioni "positive" sull'acqua come bene comune (quindi per il si ai due quesiti referendari) è generalmente pacato e si distribuisce più equamente sulla scala emotiva creata come sempre da Reputation Manager con l'analisi psicolinguistica. Invece, le conversazioni a sfavore del referendum o per il "no" ai quesiti sull'acqua, che sono però minoritarie - solo il 10% del totale (il restante 17% è neutro e solo a carattere informativo) - è di tono molto più alto ed emotivamente impattante: si parla di "propaganda mistificatoria" del comitato del "sì" e si paventa l'aumento delle bollette dell'acqua. Come già rilevato in una recente ricerca di Reputation Manager sull'energia, sull'argomento nucleare i due terzi delle conversazioni ha una connotazione decisamente negativa (quindi, in termini di quesito referendario, per il "sì") anche se molti utenti, più che sulla paura del disastro e sui temi della sicurezza – argomenti divenuto più caldi solo a partire dall'incidente di Fukushima, quindi da marzo in poi - si concentrano sulle motivazioni di costo, sia di costruzione delle centrali e produzione di energia, sia di smaltimento delle scorie radioattive. Per finire, il referendum sul legittimo impedimento è associato alle conversazioni sull'acqua e sul nucleare solo raramente: dall'11% al 18% dei casi, nei gruppi e nelle pagine Facebook. Chi si esprime, però, lo fa nella maggioranza dei casi per il "sì" (ovvero, per abrogare la legge passata nel maggio dell'anno scorso che oggi permette al Presidente del Consiglio e ai ministri di non presentarsi nei processi). "In contrasto con la visione che emerge dagli altri media dove è il dibattito sul nucleare a essere il più animato - ha commentato Andrea Barchiesi, M.D. di Reputation Manager - la Rete da tempo si interroga non solo sul nucleare ma in generale sui tipi di energia a disposizione, così come sui pro e sui contro della gestione dei servizi tipicamente pubblici, come l'acqua, da dare o meno in appalto ai privati: questo perché Internet si presta maggiormente all'approfondimento e all'interazione, lontano delle risse televisive e delle necessarie semplificazioni della carta stampata. In definitiva, sull'acqua come sul nucleare, potremmo dire che ascoltare il web darebbe modo a molti dei nostri politici di rendersi conto di cosa chiedono gli italiani - e se lo vogliono, risolvere i gap informativi ancora esistenti spiegando meglio le ragioni del si e soprattutto - meno evidenti, in Rete - quelle del no". ...Ed ora la parola agli elettori reali. E vinca il quorum.
in data:11/06/2011 Fonte: Liberazione Online
|