Lettera del Presidente Renzi agli insegnanti e replica del prof. Franco Di Giorgi
Egregio Presidente,
se il fine ultimo della Sua lettera è davvero quello di stimolare negli insegnanti un confronto sul merito del disegno di legge, la cosa non può che fare piacere e suscitare interesse. Al tempo stesso, però, se vogliamo davvero attenerci al merito, non possiamo non ravvisare una contraddizione non solo nel testo di questo Ddl ma anche nell'azione politica del nuovo esecutivo, nelle idee e nei progetti del centro-sinistra, nella capacità di governo del Partito Democratico. Da un lato, infatti, nella Sua lettera Lei afferma, con tutte le buone intenzioni che sarebbe assurdo non ascriverLe, che l'Italia non può tornare a crescere se non si ha il coraggio di investire nella scuola, nella cosiddetta buona scuola e nella cultura al fine di tornare a dare prestigio alla funzione socio-culturale dell’insegnante e di educare così i giovani - aggiungo io - al libero pensiero, alla legalità, all'uguaglianza, alla solidarietà, alla giustizia e quindi alla democrazia. Dall'altro lato, però, se l'intera impalcatura del disegno di legge si basa su due principi fondamentali, cioè sull'autonomia e sulla meritocrazia - che è non solo la caricatura, ma la degenerazione della democrazia -, allora ecco la contraddizione: giacché o si è democratici, e quindi per la solidarietà e l'uguaglianza, oppure si è meritocratici, ossia a favore della disuguaglianza e della competizione. Stride pertanto sentir dire da un leader di centro-sinistra, che è per di più capo del governo, che non tutti gli insegnanti sono dei buoni insegnanti, degni in ogni caso di entrare a far parte del progetto Buona Scuola. Forse è proprio qui, in questa semplice differenza valoriale e ideale che si gioca la partita nel governo, nel PD e nell’intero Paese, partita i cui effetti si avvertono naturalmente in tutte le emanazioni governative, come ad esempio il Ddl sulla scuola. ....
continua
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