Di chi ci si può più fidare? di Franco Di Giorgi
«Di chi possiamo più fidarci?» domandava con una certa enfasi qualche giorno fa un radioascoltatore al conduttore di Tutta la città ne parla, dopo aver saputo dell'arresto per estorsione di uno dei simboli palermitani dell'antima.fia, Roberto Helg. Solo poco tempo prima, assieme a Piero Grasso (ex procuratore nazionale antima.fia) e allo stesso Raffaele Cantone (presidente dell'authority), questi promuoveva diverse iniziative contro il malaffare. Ora, dinanzi alla (prevedibile) marcia indietro che il governo (all'insaputa della stessa ministra Giannini) ha innestato sulla riforma della scuola (per acquisire, ci vien detto, il parere del Parlamento, come desidera il Presidente Mattarella), non posso, in quanto docente, non ribadire quella domanda: come possiamo fidarci di un esecutivo che solo due giorni fa prometteva sulla scuola mari e monti? Assicurava, infatti, una vera e propria rivoluzione - l'insana promessa era stata avanzata quest'estate - con tanto di documento sulla "Buona scuola", sventolato come una sorta di drapeau, di Déclaration concessa a tutti i docenti sotto forma di benevoli cahiers de doléances, con la convinzione di poter assumere, a partire dall'1 settembre 2015, ben 180 mila insegnanti, allo scopo soprattutto di mettere fine al vergognoso, annoso e costoso problema del precariato - se si considera la multa di 10 milioni di euro che l'Europa ha ingiunto al governo italiano proprio per la questione dei precari. Quello della fiducia resta pertanto il vero vulnus del nostro Paese. Una ferita sempre aperta, a quanto pare, e difficilmente rimarginabile. Lo ricordava in tutta chiarezza all'inizio di quest'anno, sulle colonne di Repubblica (2 gennaio), anche Enzo Bianchi: «l'assuefazione alla sfiducia nelle istituzioni, negli altri, nel futuro non fa che asfaltare la strada alla barbarie e alla violenza». È un altro modo per dire tehom el tehom kore, l'abisso invoca l'abisso.
Ivrea, 5 marzo 2015
|