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 Riforma dei contratti, intesa senza la Cgil
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Inserito il - 15 aprile 2009 : 21:40:13  Link diretto a questa discussione  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Admin Invia a Admin un Messaggio Privato Aggiungi Admin alla lista amici
Le divergenze maggiori sul calcolo dell'inflazione e sulla contrattazione decentrata
Riforma dei contratti, intesa senza la Cgil
Siglato l'accordo dello scorso ottobre. Resta contrario il sindacato di Epifani: «Ora lavoratori più deboli»


ROMA - Confindustria, Cisl e Uil hanno siglato l’intesa applicativa della riforma del modello contrattuale. L’accordo non è stato sottoscritto dalla Cgil, che ha ribadito le critiche all’impianto del nuovo sistema dei contratti.

ATTO FORMALE - La firma formale è avvenuta nella Foresteria di Confindustria in via Veneto a Roma. Dopo l’ok di Cisl e Uil sarà la volta dell’Ugl. La sigla per l’attuazione della riforma fa seguito agli accordi sottoscritti il 10 ottobre 2008 da Confindustria e Cisl e Uil, gli accordi tra le due confederazioni sindacali e le altre associazioni datoriali e l’intesa-quadro tra governo e parti sociali sottoscritta il 22 gennaio scorso a Palazzo Chigi. Il nuovo modello contrattuale sarà unico per i settori pubblico e privato. Il fronte delle parti sociali è però spaccato sulla riforma: se per gli imprenditori e per la maggior parte delle sigle sindacali si tratta di una svolta storica, per il sindacato di Guglielmo Epifani si tratta di una novità pericolosa per i lavoratori.

«LAVORATORI INDEBOLITI» - «L'accordo è un errore, divide lavoratori e sindacati in un momento di crisi in cui si dovrebbe rimanere uniti» ha detto il leader della Cgil dopo la sigla dell'intesa da parte delle altre confederazioni. Secondo Epifani, il nuovo sistema «riduce lo spazio della contrattazione, non la innova e non la amplia, e fa sì che il contratto nazionale non recuperi mai del tutto l'inflazione reale». In prospettiva, ha concluso, questo accordo «mette i lavoratori in una situazione di difficoltà e debolezza». Al tavolo con Confindustria, Cisl e Uil, il numero uno della Cgil ha anche consegnato una lettera alla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia per spiegare e ribadire le ragioni della contrarietà e chiedere di non «ricorrere ai licenziamenti di lavoratori e lavoratrici».

«AVANTI ANCHE SENZA EPIFANI» - «Si può andare avanti anche senza la Cgil, non possiamo aspettarli, sarebbe un grave danno ai lavoratori e ai sindacati» ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, lasciando la sede di Confindustria dove l'Associazione degli imprenditori, Cisl, Uil e Ugl hanno siglato l'intesa attuativa della riforma del modello contrattuale. Un'intesa che rappresenta un «buon accordo» anche per il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. La quale, tuttavia. si è detta «dispiaciuta» per la mancata firma della Cgil.

IL FRONTE DEL SÌ - Secondo i calcoli del Centro studi di Confindustria, il nuovo modello contrattuale porterà ad aumenti salariali nel triennio 2009-2011 di 2.523 euro. Per imprenditori e sindacati è essenziale il passaggio dall'inflazione programmata all'inflazione previsionale stabilita da un istituto terzo. Un tasso così definito, non deciso a priori dal governo, è infatti considerato «più reale». Altrettanto significativo è il maggiore spazio dato alla contrattazione di secondo livello «perchè - ha spiegato più volte la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia - solo a livello aziendale è possibile mettere insieme maggiore salario e maggiore produttività».

IL FRONTE DEL NO - I calcoli del sindacato sono opposti a quelli degli industriali: simulando l'applicazione della riforma ai contratti degli ultimi quattro anni, 2004-2008, i lavoratori avrebbero infatti perso in media 1.352 euro. Il passaggio da inflazione programmata a previsionale depurata dalla componente energetica è tutt'altro che un vantaggio: «Il lavoratore che paga i rincari di benzina e bollette, - ha spiegato in passato Epifani - negli aumenti contrattuali si vede togliere gli incrementi dell'energia, così paga due volte». L'Isae, cui si pensa di affidare la previsione, è un ente pubblico legato al Tesoro e per questo non imparziale. Il nuovo modello, infine, «non allarga la contrattazione ma la riduce». Si confermano i due livelli, ovvero il contratto collettivo nazionale e la contrattazione di secondo livello, ma la declinazione è rimandata a specifiche intese. Si evince che, riguardo al secondo livello, ci si limiterà alla attuale prassi «senza quindi un concreto allargamento della contrattazione. Si prefigura così un modello rigido senza alcun punto di innovazione».


15 aprile 2009

Fonte: Corriere della Sera




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