nicola
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Inserito il - 16 novembre 2012 : 21:46:30
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Maria Giovanna Francese
A CANNUNERA
Arena 1912-2012 Sedeva il giorno al portone di casa affacciato sulla via maestra tra il delizioso dedalo di vichi intrecciato come le code di una resta di cipolle. Riposava poi nel lettone con le travarche lavorate in legno e dalla finestra della camera sul retro il suo sguardo spaziava per le valli delle nostre contrade accarezzate dal dolce sole di questo strano autunno primaverile. Il giorno le sue mani giocavano senza posa con i ferretti dell'uncinetto e ripassavano la sera i grani del rosario o i gruppi della fadda iniziata il giorno dell'Annunziata. Sulle vie paesane il vocio continuo di vicine e comari era il cordone ombelicale che la univa al resto della comunitą, ai suoi lutti, alle sue nascite, ai suoi accadimenti pił salienti che correndo di bocca in bocca giungevano sino alla sua soglia. Da qui salutava il Cristo Risorto del lunedģ verso l'incontro con l'adorata Madre. San Michele e la Madonna della Grazia. Mi son seduto sovente al suo braciere. Mi sono soffermato, di tanto in tanto, a quel tepore fatto di ricordi antichi, di buoni consigli, di occhi sorridenti e di esili dita che a guardarle non si sarebbe mai potuto immaginare quante olive avessero raccolto tra le pannizzare gelate di Potami, né quanti fili avessero passati al fuso, avvolti a canna e cannelle, ammatassati, ammattulati, agghjommerati, 'mbijati al telaio, annodati, tessuti, sino al lenzuolo di lino, alla coperta di ginestra, ai mutandoni dei prunari, ai dubriatti delle giovani arenesi. Quanta storia tra quelle piccole, generose mani. La Cannunera sedeva al suo portone rialzato dalla strada come una vecchia matrona dispensatrice di sorrisi, sguardi, piccola preziosa perla incastonata al giusto anello. Il suo trono era una seggetta 'ngutata; il suo regno si estendeva per quelle poche decine di metri ritagliati a fatica tra case e strade; il suo tesoro erano gli anni, gioia e forza dei suoi giorni. Il suo castello contava un atrio e una camera da letto, con una sola sentinella: la barritta appesa davanti all'ingresso per segnalare a qualche malintenzionato la presenza di un uomo. Come la forte quercia Maria Giovanna non si č piegata al peso degli anni: una caduta ha spezzato quel tronco minuto, ma robusto, dalle radici profonde. E dopo aver sapientemente tessuto per una vita non poteva non cucire un ultimo prezioso ricamo: cadere, finire in ospedale e risorgere un solo giorno per imboccare un'ultima volta il suo affacciarsi un'ultima volta alla sua finestra salutare il tramonto lą dove aveva scorto l'aurora.
Con gratitudine Mimmo Catania Museo del Dialetto di Dasą
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