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Copyright: sempre peggio - venerdì 17 ottobre 2003 at 19:13
Secondo le leggi vigenti in Europa un'opera dell'ingegno, come ad esempio un libro, diviene "patrimonio dell'umanità" 70 anni dopo la morte dall'autore.

Prima di tale periodo le opere sono ancora soggette a "diritto d'autore", o copyright, il che vuol dire, in sintesi, che solo il proprietario dei diritti (quasi sempre una casa editrice) può decidere:
quanto costa un'opera;
se può essere pubblicata o no;
chi la distribuisce e come.
L'estensione del diritto d'autore oltre la vita stessa dell'autore, quando fu introdotta nei primi anni del XVIII secolo, in Inghilterra, aveva un fondamento etico condivisibile: serviva a garantire un sostegno economico alla famiglia dell'autore per una durata ragionevole. Nel 1790 gli Stati Uniti d'America promulgarono una legge simile a quella inglese, e stabilirono che una durata "ragionevole" era pari a 14 anni.

È importante che la durata del diritto d'autore sia "ragionevole", perché l'idea che dopo tale periodo l'opera diventi patrimonio dell'umanità è tutt'altro che astratta. Un'opera libera:

può essere pubblicata da chiunque, senza balzelli e senza burocrazia;
produce una grande quantità e varietà di edizioni;
innesca la competizione tra gli editori, che devono così preoccuparsi di garantire edizioni sempre più accurate, apparati critici di alto livello e costi equi.
Purtroppo questo meccanismo concorrenziale e virtuoso non piace a tutti. Le lobby degli editori un tempo, e delle multinazionali dell'intrattenimento oggi (si noti che il diritto d'autore riguarda ovviamente anche la musica, i film, ecc.), hanno spinto e spingono per chiudere il più possibile il mercato. È così che siamo passati dai ragionevoli 14 anni originali, ai grotteschi 70 anni in vigore oggi. Uno dei rari casi di regresso legislativo, destinato - sembrerebbe - ad aggravarsi: nel gennaio 2003 la Corte suprema degli Stati Uniti d'America ha avallato una legge che porta a 95 anni la durata del copyright.

Non ci piacciono le campagne basate sui buoni sentimenti e le belle frasi. Auspichiamo che l'Europa si faccia promotrice di leggi che restituiscano ragionevolezza al diritto d'autore perché sappiamo che un mercato editoriale aperto alla concorrenza, libero dalle rendite di posizione e dai monopoli, giova agli stessi editori. Consente a chi realizza i prodotti migliori di farsi strada, eleva la qualità globale e, per usare le parole dei legislatori del XVIII secolo, "garantisce il progresso della scienza e delle arti".

È improbabile che la "stampa tradizionale" si occupi di questo argomento. È tuttavia un tema che ci riguarda tutti: aiutaci a far circolare questa denuncia; parlane con i tuoi amici, e se hai un sito Internet o un weblog, crea un link!

Nota: in questi giorni l'Associazione Software Libero (una organizzazione affiliata alla Free Software Foundation Europe) propone una petizione sulla EUCD - European Union Copyright Directive -, che secondo il parere dei più costituisce uno dei tentativi più forti di imporre anche in Europa un quadro legislativo fortemente sbilanciato a favore dei grossi editori e dei produttori di software proprietario. Per saperne di più e firmare la petizione al link: sotwarelibero.org
(17 ottobre 2003)


Fonte: Liber liber online


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