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Fini diserta il question time - giovedì 18 settembre 2003 at 11:55
Il vice premier non va a Montecitorio a leggere la risposta
del governo sul caso Mussolini. A Giovanardi: "Non lo faccio"
Fini diserta il question time
"Non pago i cocci degli altri"
"Cos'è, una provocazione?" ha detto quando gli è arrivata
la cartellina con le interrogazioni per il "question time"

ROMA -"Chi rompe paga", sibilò Fini, "e io non ho proprio nessuna intenzione di ripagare i cocci degli altri". Gelido, il vicepremier. E chi nutrisse ancora dei dubbi sull'animo con cui il leader della destra italiana ha vissuto tutta la vicenda delle esternazioni filo-Mussolini del Cavaliere, adesso davvero non ha più motivo di averne.

Ieri mattina, alla richiesta di presentarsi a Montecitorio per rispondere, a nome del governo, sulle parole pronunciate da Berlusconi a proposito del Ventennio, Fini ha reagito con un secco no. Con i fedelissimi, l'ha messa giù dura: "Chi rompe paga", appunto. E a rompere, elogiando il Duce e le vacanze al confino, non è stato certo lui. Se Tremaglia, su un divanetto del Transatlantico, resta convinto che "con questa abile mossa, Berlusconi ci ha soffiato minimo minimo centomila voti...", lui, Fini, in questi anni ha certosinamente coltivato i rapporti con la comunità ebraica, in particolare quella romana, senza risparmiarsi abiure né mea culpa. Vedere adesso tutto questo impegno messo a repentaglio dalla disinvoltura verbale del premier, è dura da digerire.

"Gianfranco all'estero come in patria non ha più niente da dimostrare... semmai è Berlusconi che può causarceli, i guai", dice chiaro e tondo uno dei colonnelli più influenti di via della Scrofa. Una tela diplomatica accuratamente tessuta per arrivare al sospirato viaggio in Israele ("non come vicepresidente del Consiglio italiano, ma proprio come presidente di Alleanza nazionale", tengono a sottolineare nell'entourage finiano), che è davvero questione di pochi mesi, anche se, come osserva uno di questi riservatissimi tessitori, "vista la situazione che c'è in questo momento, con il governo di Gerusalemme che parla perfino di eliminare fisicamente Arafat, a questo punto siamo noi a dire: meglio aspettare circostanze più adatte...".

Ieri mattina, a poche ore dalla visita di Berlusconi alla Sinagoga, Fini si è visto invece consegnare nel suo studio a Palazzo Chigi la cartellina preparata dal ministro per i Rapporti con il Parlamento con le interrogazioni a cui avrebbe dovuto rispondere nel question time a Montecitorio. Una routine: tutte le settimane, il mercoledì pomeriggio, viene in aula una rappresentante del governo. Solo che in quella cartellina c'era anche un'interrogazione su Berlusconi e Mussolini.

"E questa cos'è, una provocazione?", è saltato su il leader di An. Un rapido consulto con i fedelissimi, una telefonata con il coordinatore del partito, Ignazio La Russa (il quale, per la verità, sarebbe stato del parere di andare "per evitare altre polemiche"), ma la decisione era già presa. "Possono scordarselo che sia io a levare queste castagne dal fuoco", ha messo bene in chiaro Fini. "Diranno che non ho avuto coraggio? Me ne frego".

E in una sgradevole telefonata con il collega dei Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, il vicepremier lo ha informato che gli sarebbe stato assolutamente impossibile presentarsi alla Camera all'orario previsto, le 15: "Devo essere alle 16 al Quirinale per l'incontro di Ciampi con i membri italiani della Convenzione europea", ha spiegato, "è un impegno preso da settimane, se ti fossi preso il disturbo di consultarmi prima sarebbe stato meglio per tutti. Ad ogni modo, io non posso".

Giovanardi ha provato a insistere. Inutilmente. Ma a quel punto il ministro centrista, evidentemente seccato per l'altolà del leader di An, ha deciso di diffondere lo stesso il testo con la risposta preparata dai suoi uffici su Mussolini. "Questo governo e questa maggioranza", si legge, "si sono costituiti condividendo in tutte le sue componenti la condanna, senza se e senza ma, di ogni forma di totalitarismo, compreso quello fascista, ed il riconoscimento del ruolo dell'antifascismo e della resistenza per la riconquista delle libertà democratiche e civili perdute".
BARBARA JERKOV

(18 settembre 2003)


Fonte: La Repubblica online



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