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Cofferati: Ulivo chiedere lo stop della guerra - martedì 1 aprile 2003 at 13:11
Il neo presidente di Aprile ai partiti dell'Ulivo
"Deve essere coerente e chiedere lo stop alla guerra"
Iraq, Cofferati
sfida il centrosinistra
D'Alema: "Non mi sentirei di proporre
l'obiettivo di un conflitto che duri a lungo"

ROMA - "Io non sono a favore della guerra lunga", sono "contro la guerra". E il centrosinistra deve essere coerente con la mozione votata pochi giorni fa in Parlamento. Deve semplicemente chiedere la sospensione del conflitto. Il giorno dopo l'assemblea di "Aprile", Sergio Cofferati si lascia andare ad un lungo sfogo con alcuni dei suoi più stretti collaboratori. Le reazioni registrate nel campo dell'Ulivo e in particolare tra i Ds lo hanno sorpreso. In particolare non ha mandato giù le critiche piovutegli addosso per la linea esposta sulla crisi irachena. Critiche che, a suo giudizio, si fondano su un equivoco: "io non sono a favore della guerra lunga. Non si può pensare che l'alternativa sia tra una guerra lunga ed una breve". Perché in entrambi i casi si assisterebbe ad un "massacro".

Il "Cinese", allora, corregge il tiro sulla tempistica del conflitto ma su tutto il resto rincara la dose con l'obiettivo di stringere l'opposizione nei confini scritti nella mozione parlamentare unitaria. Secondo l'ex leader della Cgil, l'idea di una guerra breve poteva essere comprensibile 10 giorni fa quando si ipotizzava un blitz rapido "per decapitare il vertice di Bagdad" e si immaginava "la popolazione irachena al fianco degli americani".
Ora, però, la situazione è esattamente opposta e schierarsi per una conclusione delle ostilità in pochi giorni equivale ad "autorizzare i generali ad avere mano libera, a compiere uno sterminio: una posizione che pone alla destra di Rumsfeld". Insomma il neopresidente di "Aprile" ritiene che a questo punto l'alternativa debba semmai essere "tra la guerra e l'immediata cessazione delle ostilità". Sapendo che Washington ha aperto "scenari terribili" come dimostra l'affondo del Pentagono che è riuscito a "mettere insieme Iran e Siria".

Il "Cinese" quindi non ha dubbi su come dovrà comportarsi il centrosinistra: con "coerenza". Dopo aver votato la mozione contro l'intervento, "l'unica posizione credibile" consiste nella richiesta di uno stop immediato alla guerra, il ritorno degli ispettori e l'invio dei caschi blu come forza di interposizione. Il resto, come l'esilio di Saddam, è "irrealistico".

E quando qualcuno gli fa notare che una soluzione del genere difficilmente verrà accolta dagli Usa perché significherebbe la loro sconfitta, Cofferati replica: "l'obiettivo era cacciare Saddam o disarmarlo? Io avevo capito fin dall'inizio che in realtà era quello di cacciarlo, ma allora bisogna avere il coraggio di dirlo". Per tutti questi motivi, il leader di "Aprile" intende aspettare le prossime mosse dell'Ulivo auspicando che eviti di "discutere sul dopo-Saddam e si adoperi per fermare la guerra". Un obiettivo difficile riporre le armi, ma "quando le persone vogliono, le montagne camminano".

Come in un duello a distanza, anche Massimo D'Alema non rinuncia a dare qualche stoccata. Da Genova prima liquida con una battuta il convegno della minoranza Ds conclusosi ieri ("siamo ancora a marzo. Di aprile ne parliamo domani"), poi rilancia sui tempi del conflitto: "sinceramente non mi sentirei di proporre l'obiettivo che la guerra duri a lungo. Non fosse altro perché penso che il prolungamento del conflitto porterà altre sofferenze". E comunque "la pace non può coincidere con la vittoria di Saddam".

Insomma, secondo il presidente Ds, la frase di Giovanni Berlinguer forse è stata "infelice" perché "qui non siamo allo stadio, siamo di fronte ad una tragedia e il problema è individuare gli strumenti attraverso i quali porvi fine". Anche per lui, allora, l'esilio del Rais è "irrealistico" ma anche l'idea di un protettorato americano sarebbe "disastrosa". L'ex premier è convinto che l'Onu debba tornare "al centro di questa crisi" e l'Italia impegnarsi per aprire "corridoi umanitari" a sostegno della popolazione irachena.

Nella Quercia, naturalmente, la due giorni di Aprile ha aperto il confronto tra maggioranza e minoranza. L'accusa di scissionismo del "dalemiano" Giuseppe Caldarola è stata rispedita al mittente. "E' una voce infondata", puntualizza Giovanni Berlinguer. "E' una aggressione intollerabile", gli fa eco Vincenzo Vita. Però, insiste Caldarola, i Ds non possono nemmeno diventare "un partito a sovranità limitata".
Claudio Tito
(1 aprile 2003)


Fonte: La Repubblica online

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