"Prenotazione non consentita; Posti esauriti; Spiacenti, il convoglio è già completo; Ritardo; Cancellazione…". La firma, in calce a queste tipiche espressioni da sold-out natalizio, è quella di Trenitalia. Alzi la mano chi, dovendo prendere il treno negli ultimi quattro-cinque giorni, non si è imbattuto in un convoglio già tutto pieno, in un ritardo o, peggio ancora, in una soppressione last-minute con rimborso non previsto.
E lasciando stare per un momento le sovrattasse, le multe e le condizioni di vivibilità delle carrozze (Frecce escluse, ovviamente) viene da chiedersi se davvero sia un'impresa così titanica poter prendere il vecchio e caro treno per tornare in famiglia in occasione delle festività. Se si è calabresi poi, c'è un'aggravante non da poco. E così accade che arrivare da Roma Termini a Cosenza somigli sempre di più ad una vincita al superenlotto piuttosto che la realizzazione di un diritto, sancito dalla legge, alla libertà di movimento. Una dimostrazione? Prendete la mattina del 22 dicembre scorso all'hub centrale di Trenitalia (così chiamano oggi la Termini). L'odissea inizia quando ci si mette in fila per acquistare i biglietti, fila che poi si rivelerà inutile. Tutti i treni diretti a Cosenza sono pieni, così come quelli del giorno dopo… Ma non sono solo i "ritardari" a dover fare i conti con i biglietti esauriti, lo stesso è successo a quanti hanno provato a prenotare il posto con molti giorni di anticipo. «Già dall'otto dicembre era tutto esaurito - racconta il signor Nato - non c'era nessun posto libero per il 22 dicembre e alla fine siamo riusciti a prenotare gli ultimi due sulla Frecciarossa 9537 diretto a Salerno. Abbiamo pagato il doppio e il cambio era l'unica soluzione possibile. Ma anche il treno veloce è arrivato con qualche minuto di ritardo, così abbiamo rischiato di perdere la coincidenza per Cosenza». L'effetto dei tagli si ripercuote così sui pendolari: un disagio che Trenitalia ha deciso di far pesare proprio durante le festività, dove la domanda di mobilità sulle tratte Nord-Sud è più elevata. La necessità era quella di far quadrare i bilanci, e i servizi «sono stati soppiantati dai voli low cost», si giustificarono così i vertici delle Ferrovie. «Ma vallo a trovare un volo a basso costo per il 22 dicembre, la verità è che potenziano solo l'alta velocità e poi del Sud nessuno se ne frega nulla e da Salerno in giù si torna sui vecchi binari a velocità normale». Il coro di proteste è unanime ma alla fine tutti pensano che ormai le parole servono a poco; basterebbe «vivere solo una volta questa vita da pendolare per capire come stanno realmente le cose». Su questi treni si incontrano migliaia di viaggiatori che per ragioni di lavoro o di studio partono per il Nord per poi far rientro a casa il fine settimana o durante le vacanze. Ma ora tutto sarà più complicato: i prezzi si raddoppiano e sarà necessario viaggiare di giorno perdendo un’intera giornata. In molti questo Natale hanno avuto problemi per raggiungere le regioni del Sud… poco importa se il vagone era sporco, se i bagni non funzionano, se si arriva con tre ore di ritardo, se si viaggia come sardine: l'importante era tornare dalle proprie famiglie. A Bologna in molti hanno preferito pagare addirittura una soprattassa pur di salire sul treno. Esauriti i posti a sedere, i pendolari hanno pagato 100 euro invece di 50 per viaggiare otto ore in piedi, stipati lungo i corridoi del vagone. Pratica non proprio legale, ma saldando una "multa" prima di salire sul treno tante persone sono riuscite a rientrare a casa. E così si sale a bordo per un altro "viaggio della speranza". Altro che comodità, carrozze relax e i confort garantiti da Trenitalia. Per non parlare delle difficoltà che hanno molte persone disabili a salire su quei treni vecchi con gradini altissimi e sedili troppo stretti. Ma qui si scende verso il sud, dove l'alta velocità non esiste e non trovi un treno che ogni trenta minuti ti porta nella tua città. Dunque bisogna accontentarsi: i treni per la Calabria diminuiscono sempre di più e vengono ridotti puntualmente proprio durante le festività. E anche questa volta a pagarne le conseguenze è il Mezzogiorno.
s. m.
28 dicembre 2011 Fonte Calabria Ora
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