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Il cinema di Tommaso Cotronei - giovedì 5 luglio 2007 at 17:53

Tommaso Cotronei ha presentato il suo ultimo lavoro cinematografico (un work in progress) intitolato Ritrarsi, unico film Fuori Concorso, alla 43ª Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Il lavoro definitivo sarà presentato alla mostra di Locarno e di Venezia.
Il regista calabrese Cotronei è nato in Alto Mesima a Dinami VV nel 1955; è stato assistente alla regia del maestro Vittorio De Seta.
Dopo essersi fatto conoscere al grande pubblico con il suo documentario Lavoratori del 2005 presentato prima al Torino Film Festival dove è stato premiato poi a Locarno e quindi all’ultima edizione del Festival Cinéma Méditerranéen di Montpellier, ritorna a parlare della povertà di alcune nicchie di sud Italia in particolare della povertà dei suoi luoghi natii dell'Alto Mesima.
I protagonisti di Ritrarsi sono Antonio Salimbeni (65 anni, nato a Dasà), la moglie Maria Grazia e l’anziana Giuseppina Bono che vive con loro.
Antonio e Maria – racconta Cotronei - mi hanno visto crescere e, osservando la loro quotidianità in questi nostri luoghi dell’entroterra calabrese l’ ho voluta raccontare come anche la condizione di tanti anziani e giovani che vivono una condizione sociale ai margini e contraddistinta dalla miseria”.
In Ritrarsi l’autore mostra due mondi della nostra Italia; il confronto fra la capitale (Roma) e la periferia (Alto Mesima) – ancora – un confronto fra inclusione ed esclusione, un confronto fra “nobiltà” e “povertà”.
Avendo conosciuto il cineasta, tanti anni fa a Roma, il quale al tempo non si perdeva alcun festival del cinema fosse Venezia come Cannes, penso possa esservi qualcosa di autobiografico nel lavoro del Cotronei “Ritrarsi”.
Mi tornano in mente alcune metafore carine, al tempo, spesso usate dal Cotronei come: “Barbone di Lusso”. E, a leggere le belle recensioni fatte da alcuni critici cinematografici, pare ritrovare nel suo film il barbone ed il lusso; due punte estreme di una condizione, di uno status, viste con l’occhio del “Barbone” poiché il “Barbone” vive nei luoghi a lui più familiari in quanto si confondono con le proprie radici.
Un modo radicale di vedere il mondo e di immortalare degli status sociali, che lasciano poco spazio alla interpretazione personale ed alla mediazione. Forse un modo radicale di guardare dentro una parte di ognuno di noi e proporla agli altri.

Torino 5 luglio 2007
Domenico Capano

Articolo in formato pdf


http://www.cinemavvenire.it/articoli.asp?IDartic=6108

http://www.close-up.it/spip.php?article2917


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