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Sinistra Ds, stop al partito unico - mercoledì 5 luglio 2006 at 13:39

L'ultimatum di Mussi: "Se nasce il partito democratico noi fuori"
La minoranza dà battaglia, ma rifiuta l'ingresso in segreteria
Sinistra Ds, stop al partito unico
per Fassino spettro della scissione

di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA - Un appello alla chiarezza, ma forse sarebbe più giusto dire un ultimatum. "A Fassino dico, le strade ormai sono due: o si accetta che il progetto di fusione Ds-Margherita non ce la fa con una correzione di rotta politica o si va all'approdo del Partito democratico in tempi certi", scandisce Fabio Mussi in un'affollata assemblea della sinistra ds al Teatro Quirino di Roma. O sì o no. Se è sì, però, "quel nuovo soggetto politico non potrà essere il mio, il nostro partito". E un migliaio di militanti, amministratori locali, dirigenti nazionali applaude convinto quello che è a tutti gli effetti l'annuncio di una futura scissione.

La battaglia, per il momento, il correntone la farà dentro la Quercia. Tappa dopo tappa, a cominciare dal consiglio nazionale del 13 luglio, fino al congresso che le minoranze (e non solo loro, come dimostra l'uscita di Gavino Angius nei giorni scorsi) vogliono subito, il prima possibile. "È giusto che gli unici a non potersi esprimere siano gli iscritti dei Ds? - si chiede polemico Marco Fumagalli -. A noi si spiega che vengono prima il governo, poi la Finanziaria. Ma l'associazione per il Partito democratico fa già le tessere". In platea ascoltano la relazione di Mussi, due dalemiani di ferro Gianni Cuperlo e Alfredo Reichlin. Anche l'ambasciatore di Prodi Mario Barbi segue tutto il dibattito con grande attenzione. Scopre così, sulla sua pelle, quanto sia radicata, nell'area del correntone, l'opposizione netta al sogno del Professore, quanto sarà difficile arrivare al traguardo senza smarrire per strada qualche compagno e qualche pezzo di elettorato. Per dirla con il lombardo Agostino Agostinelli il nuovo soggetto ricorda "Frankestein, una creatura nata senza il principio di precauzione".

Difficile tornare indietro rispetto a posizioni simili.

Il correntone punta tutto sul richiamo al socialismo europeo, sull'evocazione della parola "sinistra" che non deve sparire dal panorama politico e non deve essere annacquata in un'operazione che viene considerata moderata. E non bastano i richiami al Pse fatti dal segretario Fassino. "Se solleviamo la questione dell'identità socialista non ci sentiamo affatto retrogradi", spiega Mussi. E qui si vede quanto le carte si siano mischiate. Da ulivista convinto, il ministro della Ricerca aveva avversato lo sforzo per la Cosa 2 dalemiana incentrata sulla nascita (sul tentativo, per meglio dire) di un grande partito socialista. Ora la situazione è ribaltata. Ma non c'è da stupirsi. Il tema dell'identità ha grande presa, attraversa il mondo diessino, il mondo sindacale vicino alla Quercia. Dal palco prendono la parola l'esponente della maggioranza Walter Tocci e il segretario confederale della Cgil Paolo Nerozzi. Con accenti diversi, naturalmente, ma con lo stesso segno di attenzione per i dubbi che emergono da questa corrente.

Lo sbocco prefigurato da Mussi, nel caso di una rottura vera e propria dentro il partito, è ancora allo stato embrionale. Sarà un percorso graduale e il correntone non esclude di avere alla fine ragione, quando il partito democratico non nascerà. "Fassino ci aveva chiesto di entrare nella segreteria del partito. Abbiamo risposto: no grazie", rivela Mussi. Faranno un'altra strada, gli oppositori del partito democratico. "Penso a un manifesto per un progetto di sinistra italiana - dice capo della minoranza -. E daremo vita a una fondazione". Con un'avvertenza: "E ovviamente non ci fermeremo allo stadio culturale".

(2 luglio 2006)

Fonte: La Repubblica Online






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