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Una nuova forza per la sinistra - sabato 5 marzo 2005 at 00:12

(A Venezia Fausto Bertinotti apre il VI congresso del Prc annunciando l'adesione al partito di Pietro Ingrao. E poi dice: «E' la mia ultima relazione da segretario»)

Venezia. Questo congresso segna l'ingresso di Rifondazione comunista nell'epoca della maturità. E cambia la fisionomia della sinistra italiana. La sinistra ora ha un punto di forza costituito da questo partito, dalle sue idee, dal suo legame robustissimo con i movimenti - e con le istanze nuove che i movimenti hanno gettato sul tavolo della politica - e soprattutto ha un progetto politico nuovo e molto originale. Dove sta l'originalità? Nel fatto che è un progetto definito nei suoi contorni ma assolutamente aperto negli sviluppi e nei contenuti. Non assomiglia a una carta scritta a tavolino, negoziata, trattata, limata. E' un insieme di analisi, di proposte e di obiettivi che vanno precisati, messi a punto, resi viventi attraverso la politica di massa. E cioè attraverso le lotte, i pensieri, i punti di vista, le intuizioni e l'iniziativa sociale di una rete molto larga di movimenti, organizzazioni, sindacati, partiti, gruppi. I contorni del progetto di Rifondazione invece sono netti, e Bertinotti li ha indicati con chiarezza nella sua relazione di ieri: il superamento delle politiche liberiste che negli ultimi 25 anni hanno dominato il mondo, lo hanno ridotto a una comunità unipolare, e hanno trasformato la globalizzazione in una macchina di mercato, che ha precarizzato ed emarginato il lavoro, gli ha tolto dignità e valore, ha reso più ingiusta la distribuzione delle ricchezze, ridotto i diritti, gli spazi democratici, le grandi libertà. Cosa vuol dire superamento delle politiche liberiste? Bertinotti ha detto che bisogna fare due cose. La prima è rovesciare Berlusconi. Batterlo, metterlo in minoranza. La seconda è invertire la controriforma iniziata negli anni ottanta, ed entrare nella prospettiva di superamento del sistema capitalistico. E' una espressione molto forte: superamento del capitalismo. Bertinotti ha detto che va superato perché questo sistema ha prodotto la crisi, il declino, l'imbarbarimento. E non ha sbocchi. Cioè non ha soluzioni al suo interno. La ricerca delle soluzioni alla crisi equivale alla ricerca del superamento del capitalismo. Bertinotti ha anche detto che una parte della borghesia produttiva è consapevole di questa crisi e va sfidata a trarne le conseguenze e a partecipare ad una impresa che consiste, in sostanza, nell'unire quello che il capitale divide. Cioè nel ricostruire una coalizione sociale che possa candidarsi alla guida dell'Italia. Capite bene che tutto questo non può essere riassunto nella formula: "pronti per il governo Prodi". Il processo politico proposto ieri da Bertinotti al suo partito, e alla sinistra - e all'Italia - è abbastanza più complesso. Offre una possibilità molto importante al centrosinistra, ma al tempo stesso crea problemi. La componente riformista del centrosinistra viene posta di fronte a una questione tutt'altro che semplice. Proviamola a riassumere con una domanda: siete interessati a una riforma profonda e di struttura della società italiana, che riduca e metta ai margini i poteri del mercato, e ponga al centro di una nuova comunità sociale, e di una nuova organizzazione statale, i diritti, il lavoro, la redistribuzione della ricchezza, la modifica dei modi e delle finalità della produzione? Bertinotti ha posto il centrosinistra di fronte a questa sfida. Molto impegnativa e interessante. Gli ha proposto non di rinnegare se stessi, e le proprie ragioni, e la ricchezza del proprio pensiero, ma di rimettersi in discussione, come tutti, e di adeguare il riformismo al futuro, a una nuova idea di Italia, senza accontentarsi della ripetizione degli anni '90, che sono finiti e sono finiti malissimo. Bertinotti ha parlato più di due ore, e la sua è stata una relazione molto importante, approfondita, fortemente - si diceva una volta - "organica". Raffaella Bolini, che è una delle leader più prestigiose del movimento altermondialista, chiacchierando con Paolo Beni - che è il capo dell'Arci - ieri sera diceva questo: «Si capisce che Bertinotti e questo partito hanno vissuto gli ultimi tre anni dentro il mondo. Dentro quello che succedeva, che cambiava, dentro le lotte, dentro le aspirazioni dei giovani, dentro i drammi, le tragedie, le grandi mobilitazioni di massa. E' questa, oggi, la differenza tra Rifondazione comunista e gli altri partiti della sinistra». Il congresso si è aperto, come vi diciamo qui accanto, con quella bellissima lettera di Pietro Ingrao. Ha voluto iscriversi al partito. Per la prima volta. Così come nel 1941 si iscrisse per la prima volta al Pci di Togliatti, con Jaime Pintor, Paolo Bufalini, Lombardo Radice, Aldo Natoli. Ingrao ha avuto un rapporto intensissimo e difficile con il Pci. Nel 1966, 40 anni fa, diede battaglia - e fu sconfitto - all'undicesimo congresso, perché sostenne che il Pci doveva elaborare un nuovo modello di sviluppo, e allearsi con un parte del mondo cattolico - quello postconciliare - e doveva rompere gli schemi della vecchia politica. Disse che non doveva "seguire", e provare a correggere il centrosinistra di Moro e Nenni. Fu battuto, giudicato un acchiappanuvole, messo all'angolo. Vinsero i riformisti di allora. Pietro non si è stancato di proseguire quella battaglia. Non assomiglia moltissimo, la sua battaglia di allora, alla battaglia di oggi? Non pose, quella volta, i problemi e gli obiettivi che Bertinotti pone oggi? Non è sempre quella la questione di fondo? E' difficile non commuoversi, non sentire un brivido di fronte a questo vecchio combattente, geniale e appassionato, che a novant'anni decide di ricominciare la stessa battaglia di sempre.

Piero Sansonetti

4 marzo 2005


Fonte: Liberazione online


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