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«Basta prendere in giro i lavoratori» - venerdì 4 febbraio 2005 at 19:18

Reddito minimo. Franco Bevilacqua (An) spiega il suo «no» alla mozione presentata al Senato dall'Ulivo
«Basta prendere in giro i lavoratori»
Evidenziata la necessità di iniziative «concrete e non assistenziali»

Vibo Valentia. C'E' malumore tra i lavoratori del Reddito minimo. L'impegno del ministero del Welfare, per consentire ai Comuni di utilizzare fino al termine del 2005 i fondi destinati alla sperimentazione e non impegnati entro il 31 dicembre 2004, era stato accolto positivamente, ma dopo la bocciatura in Senato della mozione presentata dall'Ulivo affinché si investisse il Governo per ripristinare il Reddito minimo e un'approfondita valutazione sul Reddito di ultima istanza, per il quale la Corte costituzionale ha sollevato un'eccezione di legittimità, ritorna lo sconforto.
Il senatore Franco Bevilacqua, che ha espresso la dichiarazione di voto contrario a nome del gruppo di Alleanza nazionale alla mozione dell'Ulivo e che ha ribadito la necessità che si aggirino gli ostacoli per dar vita al Reddito di ultima istanza, intende spiegare le ragioni del «no» della Cdl alla mozione, rivolgendo un nuovo messaggio ai lavoratori.
«Ritengo - afferma il parlamentare - che sia giunto ai lavoratori del Rmi un messaggio errato. E' essenziale che prendano coscienza che c'è una profonda differenza tra "mozione" e "legge". Se fosse passata la mozione si sarebbe semplicemente impegnato il Governo a ripristinare il Reddito minimo. Nei fatti, però, non sarebbe stata vincolante. Certamente la "mozione" ha la sua importanza, ma per quanto concerne il Rmi la posizione del Governo e della Casa delle libertà è sempre stata chiara: è uno strumento inutile, che non serve perché ha fallito lo scopo, cioé quello di inserire i soggetti meno abbienti nel mondo del lavoro. Se avesse funzionato ci sarebbe stato l'impegno di tutti a tenerlo in vita». Il senatore vibonese ribadisce che «questo non significa affatto che Bevilacqua, Alleanza nazionale o la Casa delle libertà non abbiano a cuore le sorti di chi vive al di sotto della soglia di povertà. Anzi, ritengo di aver dimostrato concretamente, attraverso l'impegno e i fatti, quanto abbia a cuore le sorti di questi lavoratori. Io credo - aggiunge l'esponente di An - che sia nostro dovere lavorare per costruire un futuro concreto e francamente non penso sia giusto far dipendere il futuro di centinaia di famiglie che vivono realmente nella povertà da un "reddito minimo". Serve qualcosa di concreto, non più assistenzialismo. Il Reddito di ultima istanza - sostiene Franco Bevilacqua - rappresenta lo strumento destinato a raccogliere l'eredità del Reddito minimo, ma al contempo è chiamato a spezzare la logica assistenzialistica che ha caratterizzato il Reddito minimo stesso. Per quanto mi riguarda - conclude - ho sempre sostenuto che è il Reddito di ultima istanza lo strumento attraverso il quale è possibile iniziare a dare speranza a chi vive al di sotto della soglia di povertà. E in coerenza a questa mia convizione e all'affetto che nutro e che, ribadisco, ho dimostrato con i fatti a questi lavoratori, che ho espresso il mio voto contrario alla mozione dell'Ulivo. E' il momento di dire basta alle iniziative che prendono in giro chi ha bisogno».

Pietro Comito
4 febbraio 2005

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«Il Rmi ha fallito, ora serve
uno strumento alternativo»


PUBBLICHIAMO integralmente la dichiarazione di voto espressa dal senatore Franco Bevilacqua a nome del gruppo di Alleanza nazionale durante la discussione in aula sulla mozione presentata dall'Ulivo affinché si impegnasse il Governo a ripristinare il Reddito minimo di inserimento

Signor presidente, signora sottosegretario, onorevoli colleghi, desidero ringraziare il Governo per avere deciso di autorizzare i Comuni ad utilizzare i fondi residui oltre la data di scadenza fissata al 31 dicembre 2004, ed esattamente entro il 31 dicembre 2005. Bisogna dare atto ai colleghi di aver ricordato che la legge sul Reddito minimo è stata emanata dal precedente Governo, esattamente nel 1998. Tuttavia, quegli stessi colleghi non ricordano che quella legge aveva validità bienniale, nel senso che la sua applicazione doveva concludersi entro il dicembre 2001 ed è stata poi prorogata dall'attuale Governo fino al 2004. Non solo, adesso si sta offrendo ai Comuni la possibilità di utilizzare i fondi residui entro il 31 dicembre 2005. Non si può andare oltre perché in effetti la legge in questione, nella maggior parte dei casi, non ha raggiunto l'obiettivo prefissato, ossia l'inserimento nel mondo del lavoro di soggetti deboli, a rischio, di soggetti socialmente emarginati e in stato di povertà. Non possiamo, quindi, correre il rischio di trovarci - per così dire - con bombe ad orologeria, così come per tanti anni è avvenuto con i lavori socialmente utili e di pubblica utilità. La sperimentazione deve finire e bene fa il Governo a porre un termine. Si è tentata una sostituzione con il Reddito di ultima istanza. E' stato però avanzato dalla Corte costituzionale un dubbio di legittimità e mi auguro che il Governo riesca ad intervenire in modo da aggirare l'ostacolo, per poter continuare in maniera diversa un progetto di sostegno alle famiglie meno abbienti, a tutte quelle persone che vivono sulla propria pelle l'emarginazione. Faccio questa affermazione perché nella mia provincia sono circa 3.000 i lavoratori che vivono il dramma della povertà e della miseria. Nessuno di essi, però, è stato inserito in un progetto e in una forma di cooperazione capaci di risolvere in modo definitivo il problema del lavoro. Non so di chi sia la responsabilità, se è della legge che non è stata del tutto puntuale, o se dei diversi Comuni che non sono stati capaci di attivare progetti seri o forme di cooperazione, magari individuando agevolazioni per quelle cooperative che avevano al proprio interno i soggetti in questione. So, però, chi paga tutto questo: i poveri, gli emarginati, coloro che in questi pochi soldi avevano intravisto la possibilità di risolvere i propri problemi. Oggi la situazione per costoro diventa ancora più triste, perché penso che chi è povero alla fine può farsene una ragione, quando però gli si fa intravedere la possibilità di risolvere i suoi problemi e poi questi problemi non vengono risolti definitivamente, la situazione diventa ancora più angosciante, difficile, pericolosa. Ecco perché, pur condividendo la posizione assunta dal Governo, formulo l'augurio che esso possa in qualche modo intervenire per modificare questa situazione di illegittimità evidenziata dalla Corte costituzionale e attivare il reddito di ultima istanza. Credo che questo sia l'unico percorso serio che possiamo seguire e per il quale invito il Governo ad attivarsi. Per questi motivi voteremo contro la mozione presentata dal senatore Montagnino ed altri.


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Fonte: Il Quotidiano della Calabria online


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