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Il Senato manda a casa i lavoratori - giovedì 3 febbraio 2005 at 17:50

Reddito minimo. Bocciata la mozione dell'Ulivo. La rabbia di Nuccio Iovene (Ds) verso il governo
Il Senato manda a casa i lavoratori
Anche Bevilacqua (An) ha votato contro la proposta dell'opposizione

Vibo Valentia. DISCO rosso dalla Casa delle libertà. La mozione presentata in Senato dall'Ulivo non passa. Impossibile che la sperimentazione del Reddito minimo di inserimento prosegua anche dopo l'esaurimento delle somme residue, per il cui impiego si attende ancora la sottoscrizione del decreto da parte del ministro Maroni. A palazzo Madama tutto il centrosinistra, con il sostegno di Rifondazione comunista, ha tentato il "colpo di coda", sperando anche nel voto favorevole dei senatori del centrodestra che in questi mesi si sono resi portavoce delle istanze delle rispettive comunità, invocando il riutilizzo delle somme destinate al Reddito minimo di inserimento e non impegnate. L'opposizione ha quindi chiesto il ripristino del Reddito minimo come strumento di lotta alla povertà, ma il tentativo è fallito. Alla mozione hanno votato contro Forza Italia, Udc, Lega Nord e Alleanza nazionale. Contro la prosecuzione della sperimentazione del Rmi anche il senatore Franco Bevilacqua, che in aula ha inteso anche esprimere la sua dichiarazione. Il parlamentare di An ha ribadito la sua soddisfazione per l'impegno del Governo affinché si consenta ai Comuni l'esaurimento dei fondi destinati al Rmi, ma ha anche rimarcato l'inutilità di questo strumento. Adesso, a suo giudizio, fondamentale è il superamento delle eccezioni che la Corte costituzionale ha sollevato in merito ad un Reddito di ultima istanza, che allo stato attuale è più che in alto mare.
Manifesta invece tutta la sua delusione, dopo l'esito del voto a palazzo Madama, il senatore dei Ds Nuccio Iovene, tra i primi firmatari della mozione, il quale («senza facili clamori e spettacolarizzazioni», ci tiene a ribadire) ha espresso tutta la sua contrarietà all'abolizione del Reddito minimo prima ancora che il Governo attuasse la cancellazione definitiva. «Nonostante le preoccupazioni e le angosce delle migliaia di famiglie a cui per volontà del Governo è venuto meno anche quel piccolo sostegno economico come strumento concreto di lotta alla povertà - afferma il senatore diessino - Forza Italia, Udc, Lega Nord e Alleanza Nazionale hanno votato contro la mozione. E per An la dichiarazione di voto contrario è stata fatta dal senatore Bevilacqua. Mentre si è cancellato così l'unico strumento messo in campo per la lotta alla povertà, non è mai partito quel Reddito di ultima istanza, di cui il Governo si era fatto promotore. L'unico risultato ottenuto grazie anche alla mobilitazione dei cittadini interessati e alle richieste dell'opposizione è stato l'impegno, dichiarato in aula dalla sottosegretaria al Welfare Grazia Sestini, a consentire che i 127 Comuni, che alla data del 31 dicembre 2004 non erano riusciti a spendere tutti i fondi messi a loro disposizione per il Reddito minimo d'inserimento, possano proseguire con i progetti fino all'esaurimento delle somme».
Iovene ribadisce che «questo impegno "politico", però, non si è ancora tradotto in un atto formale del Governo, perché si rende necessaria una apposita norma che autorizzi i Comuni. Occorre ora - aggiunge - vigilare affinché nei prossimi giorni l'impegno assunto in aula dal Governo si traduca in realtà. Questi sono i fatti. Farebbe bene alla chiarezza ed alla politica parlare lo stesso linguaggio e sostenere le stesse cose a Vibo e a Roma».
A stretto giro d'agenzia giunge la replica del senatore Bevilacqua al collega Iovene: «Il centrosinistra davvero non può parlare sul Reddito di ultima istanza. Infatti - sostiene il parlamentare di An - questo provvedimento del Governo di centrodestra, varato nel 2002, è stato bloccato dal ricorso alla consulta della "rossa" Regione Emilia Romagna. Infatti, in base a questo ricorso, la Corte costituzionale ha ricordato che si tratta di "materia di servizi sociali" di competenza legislativa delle Regioni su cui lo Stato non può intervenire. Quindi - afferma Bevilacqua - il centrodestra ha ben chiaro il problema di garantire un reddito essenziale ai cittadini non assistiti da altre misure di integrazione del reddito». Per il senatore di Alleanza nazionale, inoltre, il centrosinistra sul Reddito minimo di inserimento «dimentica che la legge prevedeva la fine della sperimentazione nel dicembre del 2001, data che il Governo di centrodestra ha prorogato prima alla data del 31 dicembre 2004 e, ora, come annunciato dalla sottosegretaria Sestini, al 31 dicembre 2005. Sperimentazione - prosegue il parlamentare - che deve finire poiché la legge ha fallito e non ha raggiunto l'obiettivo prefissato, ossia l'inserimento dei soggetti deboli nel mondo del lavoro. Nel Vibonese - conclude - sono circa 3 mila i lavoratori che vivono il dramma della povertà e della miseria. Nessuno di essi, però, è stato inserito in un progetto o forma di cooperazione capace di risolvere in modo definitivo il problema del lavoro. Occorre quindi intervenire in modo diverso e riuscire ad attivare al più presto il Reddito di ultima istanza, superando le illegittimità evidenziate dalla Corte costituzionale».

Pietro Comito
3 febbraio 2005


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Sfiducia per il Reddito di ultima istanza


Pubblichiamo la mozione presentata in Senato dall'Ulivo e bocciata dalla Cdl.

IL Senato, premesso che con decreto legislativo n. 237 del 18 giugno 1998 è stato introdotto in via sperimentale l'istituto del reddito minimo di inserimento, misura di contrasto della povertà e dell'esclusione sociale attraverso il sostegno delle persone esposte al rischio di marginalità;che per l'individuazione delle aree nelle quali condurre la sperimentazione è stata adottata una procedura articolata in due fasi, di cui la prima svolta a livello delle province e la seconda a livello dei comuni; che nel primo biennio di sperimentazione, iniziato nel 1999, sono stati coinvolti 39 comuni selezionati dall'ISTAT sulla base di una graduatoria relativa agli indici di povertà; che con la legge finanziaria 2001, all'art. 80, la sperimentazione è stata estesa ai comuni sottoscrittori dei Patti territoriali approvati alla data del 30/6/2000, sia comprendenti comuni già individuati che da individuare; che è stato in questo modo creato un legame virtuoso tra la misura del reddito minimo, destinata alle famiglie in difficoltà, e gli strumenti di programmazione negoziata, che garantiscono possibilità di sviluppo ed espansione dell'occupazione; che nella predetta finanziaria sono stati stanziati per tale scopo 350 miliardi di vecchie lire per il 2001 e 430 miliardi per il 2002; che l'attuazione dei progetti di sperimentazione è stata prorogata, utilizzando gli stanziamenti previsti nella legge finanziaria 2001, fino alla loro conclusione o comunque fino al 31/12/2004; che i comuni coinvolti nel secondo biennio di sperimentazione sono complessivamente 309, di cui la maggior parte rientranti nelle aree meridionali; che il monitoraggio sui primi 39 comuni che hanno effettuato la sperimentazione ha dato esito positivo confermando l'efficacia degli interventi del reddito minimo di inserimento; che nella legge finanziaria 2004 il Governo ha deciso di cancellare questa positiva esperienza e si è limitato a stabilire di concorrere al finanziamento delle Regioni che istituiscono il reddito di ultima istanza, senza peraltro indicare la quantità delle risorse destinate allo scopo specifico, ma con un generico riferimento al Fondo nazionale per le politiche sociali, che ha una dotazione assolutamente carente, a cui affluisce il contributo di solidarietà per le pensioni ricche che ammonta a pochi miliardi di vecchie lire; che la finalità di tale istituto è apparentemente simile a quella del reddito minimo, in quanto prevede interventi per evitare l'esclusione sociale, ma se ne distanzia di gran lunga per le risorse destinate e le modalità concrete di realizzazione.
Il Senato rilevato che l'attribuzione alle Regioni dell'istituzione del reddito di ultima istanza e dell'onere più consistente del finanziamento determina l'inevitabile rischio dell'assoluta vanificazione dell'intervento nelle regioni con difficoltà finanziarie; che nella legge finanziaria 2004 era prevista l'emanazione di uno o più decreti interministeriali per la definizione delle modalità di attuazione della normativa che già allora rappresentava soltanto un contenitore vuoto e non coerente con gli obiettivi da realizzare, e assolutamente carente con quanto concerne le risorse finanziarie; che ad oggi non risulta emanato alcun decreto né risultano destinati finanziamenti; che la scelta del Governo, rispetto alla misura che dovrebbe sostituire il reddito minimo di inserimento, risulta quindi evanescente dal punto di vista finanziario e insussistente sul piano degli strumenti operativi; che a partire dal mese di ottobre prossimo saranno conclusi gli interventi relativi al reddito minimo di inserimento nei comuni destinatari del biennio di sperimentazione previsto dalla legge finanziaria 2001, determinando effetti devastanti su migliaia di famiglie e notevoli difficoltà per i Comuni interessati, come è stato dimostrato nei mesi scorsi per i primi 39 comuni che hanno esaurito la sperimentazione.
Il Senato impegna il Governo a ripristinare l'istituto del reddito minimo, con eventuali necessarie modifiche, abbandonando l'ipotesi del reddito di ultima istanza, in quanto misura evanescente e insussistente sul piano degli strumenti operativi e finanziari; a procedere, in alternativa, con la massima urgenza, all'emanazione dei decreti interministeriali per consentire l'attivazione dell'istituto del reddito di ultima istanza, garantendo una dotazione finanziaria adeguata all'obiettivo del sostegno economico per i nuclei familiari a rischio di esclusione sociale; a prorogare, nelle more della completa definizione degli strumenti normativi e di un'adeguata copertura finanziaria, la misura del reddito minimo per i comuni già destinatari degli interventi, per evitare effetti devastanti sul piano sociale.


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Fonte: Il Quotidiano della Calabria online


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