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I 10 anni che hanno distrutto la Gran Bretagna - mercoledì 21 luglio 2004 at 16:48

Il 21 luglio 1994 Tony Blair diventava il leader del Labour
I 10 anni che hanno distrutto
la Gran Bretagna

Londra . Oggi sono dieci anni che Tony Blair è il leader del New Labour. Tuttavia il premier britannico sta attraversando una delle crisi piú drammatiche da quando è al potere. Sorriso a trentadue denti, piglio messianico, apparentemente sempre sicuro, brillante, illusorio piuttosto che concreto. Blair è il politico della performance perfetta. Da quel lontano 21 luglio 1994, quando prese in mano le redini del partito è un po' invecchiato, ma non molto. La stempiatura è aumentata, ma non in maniera allarmante. Negli ultimi 18 mesi sulla sua fronte sono comparse delle rughe a forma di "v" (vittoria), forse il marchio del condottiero, il ruolo che di gran lunga sembra appagarlo di piú. Divenne segretario del partito laburista nel momento in cui i conservatori guidati dal premier John Major (succeduto a Margaret Thatcher) stavano implodendo, logorati dagli scandali e dalle lotte intestine, dopo 15 anni di governo ininterrotto. Il Thatcherismo, la dottrina della privatizzazione permanente, nel lungo periodo aveva avuto l'effetto perverso di svuotare il tradizionale bacino elettorale dei tories. Era chiaro a tutti che il neo segretario laburista sarebbe diventato il prossimo premier britannico. Ma Blair ed il suo stuolo di galoppini e spin doctors (cosí vengono chiamati i manipolatori dell'informazione del premier) non volevano correre rischi. Occorreva un'idea assolutamente vincente. Ma le idee hanno bisogno di etichette per poter divenire popolari ed essere comprese da tutti. Fu allora che "Terza Via" e "New Labour" divennero i marchi della nuova politica che il riformismo di centrosinistra si avviava a costruire in Gran Bretagna e altrove.

Il New Labour
ovvero la Terza via
Al primo congresso da segretario, nell'ottobre 1994, Blair disse «E' giunto il momento di fare una valutazione precisa ed aggiornata dello scopo e degli obiettivi del nostro partito». Nessuno capí, o almeno capirono in pochi. Ma Blair aveva appena annunciato la nascita del New Labour con l'abolazione, il 29 aprile 1995, della clausa IV dello statuto del partito (lo storico impegno alla nazionalizzazione delle industrie). Toccó al guru Anthony Giddens, l'ex direttore della London School of Economics gettare le basi ideologiche su ció che nasceva dalle ceneri del Labour party. Per Giddens la "Terza Via" è la «risposta positiva della socialdemocrazia alla globalizzazione». «La Terza Via - secondo Giddens - accetta la realtá globalizzazione, ma la vede come un fenomeno con molti effetti positivi ma anche problematici». Il nuovo credo riformista britannico poneva al centro dell'agenda politica la riforma radicale del welfare state e la contemplazione di un nuovo programma di redistribuzione, compatibile peró con l'iniziativa privata e la libertá individuale. «Prosperitá e sicurezza per la nostra gente» o «Sono il guardiano di mio fratello. Non cammineró dall'altra parte» segnarono gli inizi dei discorsi retorici di Blair che in realtá volevano dir poco, ma avevano lo scopo di evitare un'emorragia di militanti e sostenitori dalle fila del partito. La "triangolazione", cosí venne chiamata, aiutó Blair a collocare il New Labour al centro della politica britannica. La tecnica consisteva nell'identificare i due estremi di un dibattito e posizionarsi nel mezzo, cosí da impedire un distacco dal punto mediano. Ma i molti critici della Terza Via sostengono che Blair altro non proponeva che un Thatcherismo dal volto umano. Scrive Martin Jacques (professore di economia alla London School of Economics) sulle colonne del Guardian di ieri "sin dall'inizio Blair cercó di dimostrare la sua forza attaccando la sinistra e contemporaneamente indossó, senza sforzo, i panni del Thatcherismo. Il New Labour non ha mai avuto alcun progetto, tranne quello di abbracciare il neoliberismo piuttosto che la socialdemocrazia. Non aveva un progetto per la societá. Il New Labour - continua Jacques - era solo un'insieme di iperbole, diversamente dal Thatcherismo, il quale era un progetto originale. Essenzialmente il New Labour lo adattó e lo imitó". E fu cosí che parole comuni nel lessico di Blair come "riforma" e "modernizzazione" divennero sinonimo di "privatizzazione".


Privatizzazioni
e meno diritti
Da quando è al governo, il New Labour ha privatizzato ampi settori del servizio pubblico, compresa la metropolitana di Londra. Ció sarebbe stato politicamente impossibile per la Thatcher. Blair abbandona l'ideologia in senso lato. Le argomentazioni a favore delle privatizzazioni si riconducono sempre ad un unico fattore: l'efficienza. E niente è piú eloquente di ció per sintetizzare l'arretramento ideologico del New Labour. Blair è arrivato dove i conservatori non avrebbero nemmeno immaginato. Gli stranieri deportati sono passati da 25.000 nel 1995 ad oltre 65.000 nel 2004. Agli asilanti sono stati tolti i sussidi statali. Giovani musulmani vengono incarcerati senza processo, come a Guantanamo. Dopo due governi Blair, il divario tra ricchi e poveri è aumentato. Il governo laburista ha introdotto, scatenando una delle maggiori rivolte tra i suoi parlamentari, tasse universitarie molto onerose per i ceti meno abbienti. La Gran Bretagna mantiene ancora le leggi anti-sindacali piú restrittive dell'Occidente. I sindacati che decidono di dare fondi a formazioni politiche di sinistra che sostengono le cause dei loro iscritti vengono cacciati dal partito. La stessa sorte tocca a quei parlamentari che, come George Galloway, esortano le truppe britanniche a non partecipare ad un'invasione illegale, quella in Iraq, supportata da intelligence inventata (come in seguito confermerá il rapporto Butler).


Le guerre di Tony
C'è quella che lanció contro la povertá. Le armi impiegate: 75 pennies (1.10 euro) in piú a settimana ai pensionati, l'abolizione dei sussidi agli studenti universitari, il taglio dei sussidi alla casa. Ma non sono queste le guerre che interessano maggiormente al leader laburista. Blair sará ricordato come il premier che dal 1945 è responsabile per la morte di piú civili nel maggior numero di guerre. Le sue avventure militari: Kosovo, Sierra Leone, Afghanistan e Iraq. E proprio la guerra in Iraq è il vivido esempio di quanto Blair sia di destra: la bramosia di essere un leader in tempo di guerra; i riferimenti al passato imperiale che riecheggiano continuamente nei discorsi; l'atteggiamento servile nei confronti degli Stati Uniti caratterizzato dalla special relationship. Blair ebbe una gioia inaspettata quando conobbe il successore di Bill Clinton. Al cospetto di George W. Bush, uno di quei rari esempi di uomini politici piú stupidi di quello che sembrano, Blair brilla. La metamorfosi da cagnolino metaforico in segugio navigato e affabile, con il totale controllo della lingua inglese è pressocché immediata. E Bush, diversamente da Clinton, in mente ha solo la guerra. E quando Blair parla di guerra non lascia spazio a esitazioni o tentennamenti. Niente "centro", "spalla a spalla con Bush nella guerra al terrore", niente discorsi vacui e privi di ideologia. Ma forse proprio la guerra in Iraq segnerá la sua fine politica. In un sondaggio d'opinione pubblicato ieri e condotto da Guardian/ICM (1007 persone tra il 16 e 18 luglio) dice che il 55% dell'elettorato è convinto che Blair abbia mentito sulla guerra in Iraq ed il 56% oggi ritiene la guerra ingiustificata. Gli elettori giudicano la vita in Gran Bretagna non piú equa di come fosse prima e rimprovano a Blair di non aver mantenuto la promessa del 1997 di «governare nell'interesse dei tanti e non dei pochi». Che ne sará di Blair e del New Labour? Prima o poi l'elettorato li abbandonerá e forse in parte l'ha giá fatto.


Un declino annunciato
Il New Labour potrebbe conoscere lo stesso fato dei conservatori, ormai rassegnati all'oblio politico. Sia la Thatcher che Blair hanno sradicato i rispettivi partiti dalle loro tradizioni, dalla loro storia, dalle loro fondamenta ideologiche. Dopo la caduta della Thatcher i tories si smarrirono. Lo stesso potrebbe accadere al partito laburista del post-Blair. Il tesseramento è al minimo storico. I legami con il labusrismo tradizionale sono recisi e sempre piú sindacati teorizzano la nascita di un nuovo partito che porti avanti gli interesse della classe operaia. Quando il New Labour e la leadership di Blair presenteranno il conto, esso potrá essere davvero molto salato.

Guy Fawkes
(21 luglio 2004)


Fonte: Liberazione online


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