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Fini, ultimatum al premier - giovedì 24 giugno 2004 at 01:59

Il vicepremier a Berlusconi: "Segnali tangibili di un cambio nelle politiche economiche entro il 5 luglio. Altrimenti mi dimetto"
Fini, ultimatum al premier
"Intesa sul Dpef o è crisi"


ROMA - Se entro il 5 di luglio non ci saranno segnali di "cambiamento" nella politica economica, sarà crisi di governo. E' l'ultimatum che il vicepremier Gianfranco Fini ha dato oggi al presidente del Consiglio nel pranzo della pace con il premier a Palazzo Grazioli, al quale era invitato anche Gianni Letta. Dopo l'aspro scontro di ieri in Consiglio dei ministri nel quale Fini ha minacciato di dimettersi, Berlusconi ha invitato il leader di An a colazione per un confronto di un'ora e mezzo, che sembra abbia aperto qualche spiraglio. "Ti chiedo un segnale tangibile, entro il 5 luglio, di un cambio di rotta nella gestione delle politiche economiche del governo - sarebbe tornato all'attacco il vicepremier - An vuole che sia chiaramente visibile l'imprinting della destra nel Dpef, come primo segno tangibile di una reale collegialità. Ma se non sarà così, sappi che io mi dimetto con tutti i miei ministri e si apre la crisi".

Primo banco di prova di un'effettiva partecipazione alla politica economica del governo sarà il decreto che conterrà la riforma fiscale di Irap e Irpef e i relativi tagli alla spesa. Berlusconi avrebbe ascoltato attentamente, per poi rassicurare il suo vice. "Ti prometto Gianfranco che non ti ritroverai sul tavolo un Dpef preconfezionato prima dell'Ecofin. Voi direte certamente la vostra", avrebbe detto Berlusconi, preoccupato di riaprire la trattativa con il suo alleato più fedele. "Ti dico fin da ora - avrebbe risposto Fini - che a trattare per noi sarà Gianni Alemanno".

I due avrebbero poi affrontato le famose deleghe economiche promesse a Fini al termine della verifica e mai concesse di fatto per la strenua opposizione di Tremonti. "Io non posso dartele - avrebbe detto Berlusconi - perché è proprio la Costituzione, all'articolo 85, a stabilire che il coordinamento è compito del premier, e questo vale anche per la politica economica".

A questo punto, Fini avrebbe rilanciato la richiesta di un ridimensionamento del ministro dell'Economia. "E allora le deleghe economiche tienile tu - avrebbe detto a Berlusconi - ma sia chiaro che tutte le scelte le faremo collegialmente e non sarà più Tremonti a decidere da solo per poi chiedere agli altri di ratificare soltanto le sue decisioni. Le scelte le farai tu, le faremo insieme. A Tremonti spetterà il compito di attuarle. Non dovrai più dirci 'devo provare a convincere Giulio'".

Berlusconi avrebbe colto al volo la disponibilità del vicepremier, rilanciando con l'offerta di ministeri importanti per lo stesso Fini: Esteri, Difesa, Industria. "No guarda - avrebbe replicato il vicepremier - non mi interessa in alcun modo parlare di questo". "Non ci sono contentini che tengano - dirà più tardi un colonnello di An - il punto di non ritorno è un salto di qualità nelle politiche economiche, è la collegialità. Se non c'è questo è la crisi. E Berlusconi ha capito benissimo che stavolta Fini va fino in fondo".

"Si è avviata una trattativa e ci sono motivi di ottimismo", dice chi vede il bicchiere mezzo pieno. "Non ci sono sostanziali novità, non è che poi sia andata così bene...", ribatte chi lo vede mezzo vuoto. Di certo sulla partita pesa l'incognita dei ballottaggi di domenica e la forte preoccupazione che prevale nella Cdl per il risultato della candidata a Milano Ombretta Colli (sarebbe "otto punti percentuali dietro all'avversario", secondo alcune fonti di An). "La Lega non passerà indenne, se finirà così", minacciano da via della Scrofa. Ma il clima che si respira, come dice da Padova Ignazio La Russa, è migliore. "Tra Fini e Berlusconi - assicura con ottimismo il coordinatore di An - c'è stata comprensione". "Noi non vogliamo a tutti i costi delle deleghe in economia - aggiunge significativamente - ma una correzione di rotta della politica economica".

Un cambiamento che passerebbe anche dalla famosa riforma fiscale e dal nuovo asse di Fini con Luca di Montezemolo sull'Irap. "E' significativo che Montezemolo indichi nella riduzione dell'Irap la scelta prioritaria per il rilancio dell'economia e dichiari la disponibilità di Confindustria a discutere degli incentivi alla produzione - ufficializza una nota di An - E' una indicazione che An ha già dato e che può trovare immediato riscontro nel Dpef. Per noi è impensabile approvare prima del 5 luglio un decreto taglia-spese che non rientri in una strategia complessiva di rilancio dello sviluppo, della competitività e del mezzogiorno".

(23 giugno 2004)


Fonte: La Repubblica online


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