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''L'Italia non cresce ed è divisa ...'' - martedì 18 maggio 2004 at 22:02

Per l'Istat il tasso di crescita è basso e la competitività in calo
Sempre più marcate le differenze tra le varie aree del paese
"L'Italia non cresce ed è divisa
Abbiamo il motore al minimo"

ROMA . Il sistema-Italia continua a perdere colpi, condizionato da un basso tasso di crescita e da una caduta di competitività. E sempre di più aumenta il divario fra le diverse aree del paese, in termini di ricchezza, occupazione e prelievo fiscale. Una situazione che favorisce l'immigrazione interna, diretta prevalentemente nel Nord-Est e nelle regioni centrali.

Il quadro che emerge dal rapporto annuale dell'Istat, che fotografa la situazione dell'Italia aggiornata al 2003, conferma la fase di stagnazione dell'economia italiana, iniziata nella seconda metà del 2001. L'Italia, dice l'Istat, viaggia con il motore "al minimo", investe poco in ricerca e innovazione e non riesce così a sfruttare le grandi potenzialità che pure possiede. Analisi che trova conferma nelle parole del presidente dell'istituto, Luigi Biggeri: "L'Italia ha vincoli che condizionano le prospettive di sviluppo. E' un paese inquieto, con tante potenzialità di crescita, ma che sta vivendo una fase di stallo economico". Ma non tutto il futuro è nero. "L'economia potrebbe crescere nei prossimi mesi allo stesso ritmo del primo trimestre del 2004, l'export è in salute e questo fa sperare in un aumento" continua Biggeri.

Disparità regionali. L' Italia che continua a perdere colpi in termini di competitività rispetto agli altri Paesi è al tempo stesso anche la nazione dell'Unione Europea in cui sono più consistenti le differenze in termini di reddito regionale per abitante, superiori fra l'altro a quelle esistenti in Germania, Spagna, Belgio ed Irlanda. In Italia il 30,4% (circa 17,5 milioni di persone), vive in regioni in cui il pil pro capite è inferiore al 75% della media nazionale.

Povertà. Secondo l'Istat, sulla base dei dati sulla povertà riferiti al 2002, ad una famiglia povera su tre basterebbero 100 euro in più al mese per uscire dallo stato di povertà. E che oltre 900 mila famiglie non povere, sono quasi povere in quanto superano la linea di povertà al massimo di 100 euro.

Spesa pubblica. L' incidenza della spesa pubblica in rapporto al prodotto interno lordo è cresciuta in Italia dell'1,2% nel 2003 rispetto all' anno precedente, passando dal 47,6% al 48,8%. Il debito pubblico invece continua a calare sempre in rapporto al pil, al 106,2% nel 2003 contro il 108,0% del 2002, anche se registra "ancora il livello assoluto e relativo più elevato nell'ambito dell'Ue".

Pensioni. In Italia l'importo medio annuo lordo dei redditi da pensione corrisponde a circa 12mila euro, per un valore medio mensile di 965 euro; al 31 dicembre del 2002, inoltre, il numero dei titolari di pensione era superiore a 16 milioni.

Occupazione. Con il 2003 si è chiuso il lungo ciclo positivo che per otto anni, ininterrottamente dal 1995, ha fatto registrare al Paese un'occupazione in continua crescita. E che ora, dice l'Istat, lascia il posto ad una fase di stagnazione occupazionale di cui "non è agevole prevedere la durata".

Anziani in Europa. Nell'Unione Europea dei 25, la popolazione over 65 nel 2025 sarà il 40% del totale. Si avrà un rapporto di meno di tre persone in età lavorativa per ogni ultrasessantacinquenne (ora è oltre 4 a 1). Secondo l'Istat "la riduzione della forza lavoro europea potrebbe avere importanti implicazioni sulla potenziale crescita economica".

Il futuro. "Nel primo trimestre - spiega Biggeri - la crescita è stata pari allo 0,4% e se non cambierà nulla, quella acquisita sarà comunque dello 0,6%. Ma il traino dell'export lascia ben sperare per un ulteriore aumento della crescita. Se continua così, con un +0,4% a trimestre, basta fare la moltiplicazione e si arriva a un +1,5%, +1,6%".

(18 maggio 2004)


Fonte: La Repubblica online


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