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Istat: .. peggiora la qualità della vita - martedì 16 dicembre 2003 at 18:21

Nel 2002 Italia prima per longevità. Aumentano gli immigrati,
diminuiscono i risparmi, disoccupazione al 9 per cento
Istat: siamo oltre 57 milioni
peggiora la qualità della vita

ROMA . Ecco i numeri dell'Italia. L'Istat ha pubblicato il consueto annuario statistico che riepiloga tutte le cifre del paese, dalla popolazione al numero di occupati, dalla percentuale di immigrati al numero di laureati. L'Istat ci ha contati e siamo aumentati: alla fine del 2002 siamo 57 milioni 321.070, più dell'anno scorso grazie all'aumento dei flussi migratori, nonostante il numero dei nati sia sempre inferiore a quello dei morti e cresca il numero dei figli per ogni donna, come accade ormai dal '95. Viviamo di più: le donne hanno una speranza di vita di quasi 83 anni e gli uomini di quasi 77 e di conseguenza aumenta l'indice di vecchiaia, che ci indica come i più anziani dell'Unione Europea.

Diminuisce il numero di famiglie che giudicano le proprie risorse ottime e adeguate; aumenta il numero di quelle che affermano che la loro situazione economica è peggiorata rispetto al 2001. Non si riesce a risparmiare: il 74,9 per cento delle famiglie dichiara di non essere in grado di mettere da parte qualche soldo, o di metterne ben pochi. Non si colma il divario tra Nord e Sud, perché chi dichiara di stare bene vive al di sopra di Roma.

E la forbice è particolarmente evidente quando si parla di occupazione. Al Sud la disoccupazione è del 18,3 per cento, al Nord e al centro del 4,7, per una media nazionale del 9 per cento, con sensibili differenze tra regione e regione. Complessivamente il tasso di disoccupazione è sceso dello 0,5 per cento ed è andata bene soprattutto alle donne. Il tasso di occupazione femminile è passato infatti dal 41,1 per cento del 2001 al 42 per cento attuale.
Sono sempre di più gli studenti, e in particolare le ragazze, che proseguono gli studi dopo la scuola dell'obbligo, anche se l'annuario dell'Istat registra un'alta percentuale di abbandono durante il primo anno delle superiori. Superato questo scoglio, più giovani si iscrivono all'università, il 12,1 per cento, e sono più che raddoppiati gli immatricolati a corsi di laurea del gruppo medico. L'aumento dipende, in larga misura, dall'avvio dei nuovi corsi di laurea triennale che hanno assorbito buona parte degli iscritti ai vecchi corsi di diploma.

Le ragazze preferiscono ancora i corsi di laurea tradizionale a quelli brevi. Tra i laureati, il 73,5 per cento ha un posto di lavoro dopo tre anni dalla fine degli studi hanno più chance i laureati in ingegneria, nel settore chimico farmaceutico e scientifico. Con il diploma universitario l'88,5 per cento lavora dopo tre anni dal conseguimento: in questo caso le opportunità maggiori le hanno i diplomati in architettura, quelli del gruppo medico e dell'ingegneria.

Infine ecco le curiosità in pillole. Il 2002 è stato un anno record sul fronte degli scioperi, con una percentuale del 373,8 per cento di ore non lavorate in più rispetto al 2001. Gli italiani fumano meno, anche se il calo è leggero rispetto al 2001, ma in costante diminuzione dal '98. L'annuario Istat si occupa anche dei nostri rifiuti: ciascuno produce 500,6 chilogrammi di immondizia all'anno e rischia di esserne sommerso, visto che ricicla pochissimo, solo il 14,4 per cento. Consoliamoci con la salute: due italiani su tre si dichiarano in buona salute e a sentirsi meglio sono gli uomini, il 78,1 per cento contro il 71,5 delle donne. Non è che siano più piagnone: le malattie croniche più diffuse nel nostro Paese si confermano artrosi, artrite e ipertensione e colpiscono soprattutto loro.

(16 dicembre 2003)


Fonte: La Repubblica online



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