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L'ultimatum di Bossi agli alleati - lunedì 10 novembre 2003 at 10:39

A dicembre il voto sul federalismo. "Solo allora
decideremo se rimanere o no nel governo"
L'ultimatum di Bossi agli alleati
"C'è tempo fino a gennaio"
Maroni: "Federalismo con qualunque maggioranza"
Ma il leader del Carroccio non ci sta

MILANO. Attacca Fini e Casini. Ripropone l'introduzione dei dazi doganali. Si paragona a Titti, il canarino dei fumetti, costretto a evitare gli attacchi di di Gatto Silvestro, per descrivere il clima che si respira nella maggioranza. Umberto Bossi apre l'assemblea della Lega a Milano, ma non la chiude. Rimarrà aperta fino a gennaio: a dicembre ci sarà infatti il voto sul federalismo. E solo allora la Lega deciderà se rimanere o no al governo. E' un ultimatum agli alleati quello che Bossi lancia dal palco del PalaMazda di Milano. L'ennesimo. "Se in dicembre non ci sarà il voto sul federalismo - ha detto il leader del Carroccio parlando a 11 mila leghisti riuniti in assemblea - avremo la certezza che il federalismo mancherà in questa legislatura. Allora avremo interesse a chiudere questa legislatura nel più breve tempo possibile. Per iniziarne una nuova senza alleati infidi".

La proposta di Umberto Bossi di tenere aperta l'assemblea della Lega fino a gennaio, "per vedere cosa fanno gli altri alleati", passa a larga maggioranza, per alzata di mano. Il leader del Carroccio prima elenca i meriti della maggioranza, poi attacca i centristi dell'Udc. Colpevoli "di aver votato con la sinistra, minando le certezze riformiste della Cdl". "L'Udc - ha detto il leader del Carroccio - ha sostenuto che avrei insultato Casini, ma ho detto la verità sostenendo che stanno tornando il voto segreto e le imboscate da prima Repubblica. Guai a chi tocca Casini - ha insistito Bossi - evidentemente lui è la Madonna pellegrina. Lo stanno beatificando per il dopo Berlusconi, ma le speranze dei centristi non hanno fatto i conti con l'oste, con il Nord, la Padania e forse anche con il resto del Paese che aspetta le riforme".

Il leader leghista ha quindi invitato di nuovo Berlusconi a utilizzare più spesso il voto di fiducia, perché "se cadono le riforme cade il governo e si va a nuove elezioni, lasciando fuori dalla coalizione chi non vuole le riforme". Bocciata invece dal leader del Carroccio una proposta avanzata poco prima dal ministro del Welfare Roberto Maroni e cioé quella di collaborare eventualmente anche con l'opposizione pur di arrivare alla riforma federalista:. "Ricordiamoci - ha detto Bossi - che questo governo non ha alternative. Non ce n'è un altro di ricambio".

La strada indicata da Bossi è chiara: avanti nel governo, ma pronti a lasciarlo. E il popolo leghista ha approvato. C'erano undicimila persone al PalMazda di Milano, secondo gli organizzatori. Militanti provenienti soprattutto dalla Lombardia, che hanno voluto dire la loro sulla strada che il movimento dovrà seguire da oggi in avanti. I Giovani Padani hanno fatto il loro ingresso scandendo "secessione, secessione".

Ma il disagio del movimento per la situazione all'interno della Casa delle Libertà è evidente. I Giovani Padani lo hanno esplicitato a modo loro con un striscione: "Non rinunceremo al nostro futuro e alla nostra casa. No al voto agli immigrati". E Fini, proprio per la sua proposta sul voto amministrativo agli immigrati, è il bersaglio preso di mira non solo dai parlamentari ma anche dai leghisti che occupano gli spalti.

L'alleanza con An e Udc, gli ex democristiani, provocano il mal di pancia ai leghisti che innalzano un cartello "An e Udc sono i veri nemici del popolo". Il loro malcontento lo testimoniano addirittura con un voto a sorpresa su una mozione presentata dall'ex sottosegretario Stefano Stefani, colui che fu costretto alle dimissioni dopo il caso Shultz e una presa di posizione polemica con i tedeschi. Stefani ha infatti proposto alla platea di votare affinchè alle amministrative non vi sia più un'alleanza con An e quelli genericamente considerati gli ex democristiani. La proposta, messa ai voti da Calderoli, è passata a stragrande maggioranza. Ma pochi minuti dopo Calderoli è stato costretto ad annullare tutto: "Questo voto - spiega - è in contraddizione con quanto deciso prima e cioè che attendiamo il gennaio prossimo per decidere le alleanze".

E' andato tutto liscio all'assemblea della Lega. Ma l'inviato del Tg3, Giuliano Giubilei, non è riuscito a fare il proprio lavoro. E' stato ripetutamente oggetto di minacce e insulti fino a quando non è stato costretto a rientrare nel recinto del parterre riservato alla stampa.

(9 novembre 2003)


Fonte: La Repubblica online



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