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Vajont, il dolore di Ciampi - giovedì 9 ottobre 2003 at 16:56
Il capo dello Stato visita i luoghi della tragedia del 1963
"Bisogna progredire nel rispetto della natura"
Vajont, il dolore di Ciampi
"Sono in pellegrinaggio"
"Il ricordo è ancora forte, le parole non servono"

LONGARONE - ''L'intensita' del ricordo di quella tragica notte del 9 ottobre 1963 fa avvertire l'insufficienza delle parole. Non so dire altro, non posso dire altro''. Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ricorda così, con commozione, il quarantennale della tragedia del Vajont che il 9 ottobre del 1963 causò 2.000 morti.

E' un discorso breve ma partecipato quello che Ciampi pronuncia visitando la diga. "Sono qui in pellegrinaggio - dice il presidente - ho negli occhi le terribili immagini di quarant' anni fa. Avverto forte l' emozione della tragedia che in pochi minuti cancellò interi Paesi, il fragore misterioso e terrificante, orrendo preannuncio di morte, l' ondata terribile che tutto spazzò via. Ovunque devastazione, rovine, intere famiglie scomparse".

Ciampi ha voluto visitare la diga che provocò la tragedia. Non ha potuto percorrerla tutta per motivi di tempo, ma ha promesso che tornerà. "Il paese deve progredire - scandisce il capo dello Stato davanti a un gruppo di sopravvissuti, ai sindaci di Erto-Casso e di Vajont - ma si deve progredire rispettando le regole della natura. Sta a noi capire meglio quelle che sono le leggi della natura". Ha gli occhi lucidi, Ciampi, quando osserva come "tutti noi che viviamo in un territorio antico, con le sue fragilità, insieme al suo grande patrimonio, dobbiamo stare sempre più attenti a queste realtà".

Non è la prima volta che Ciampi viene tra questi monti. Lo aveva già fatto due anni dopo il disastro. "Rimasi colpito - dice - dalla distruzione. Oggi a quarant'anni di distanza si avverte ancora la dimensione eccezionale di quella tragedia. Mi resi conto davanti a quelle macerie ancora evidenti di quello che era successo".

Il capo dello Stato, infine, poi rende omaggio alle vittime. "Il cimitero di Fortogna è un sacrario" scandisce e la mente di tutti va alle duemila vittime del disastro. "Il sacrario - prosegue Ciampi - è la memoria. E dalla memoria trae alimento la vita, che è speranza fiduciosa, che ci dona il sorriso dei bambini".

(9 ottobre 2003)


Fonte: La Repubblica online



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