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Il teorema è nudo - domenica 24 novembre 2002 at 15:33

Centomila persone manifestano per la liberazione dei no global arrestati. La città si appassiona e si mescola ai movimenti. Il teorema è nudo
Cosenza sprigiona idee ribelli
Checchino Antonini

Cosenza - nostro servizio
Cosenza non aveva mai visto una cosa del genere.
Decine di migliaia di persone pacifiche, festose, ma certo incavolate, radicali, così determinate a criticare l'esistente e chiedere libertà e liberazione per tutte e tutti.
Anche i movimenti non avevano mai visto una cosa del genere. Tantomeno così a sud.
Migliaia di persone, di famiglie, affacciate ai balconi ad applaudire i loro paesani scarcerati, che mandano baci, stringono pugni, mettono lenzuola bianche e bandiere rosse alle finestre.
E, ancora, centinaia di cosentini ai punti di ristoro a regalare acqua, mandarini e panini e bicchieri di vino per brindare alla clamorosa riuscita di una scommessa: quella di scendere davvero a sud.



E se qualcuno dirà che molti negozi erano chiusi, spieghi per favore, che diavolo si potrebbe vendere in una città dove "indigeni" e forestieri sono troppo presi a raccontarsi, ballare, annusarsi e lottare. Cosenza «città equa e solidale» assiste alla più grande manifestazione della sua storia.

Lo scalo di Vaglio Lise, meta dei treni speciali e delle corriere, non ce la fa a contenere le delegazioni neppure per la partenza. Si inizierà su un viadotto lunghissimo che sfiora i palazzi dove già a mezzogiorno c'era gente in terrazza a guardare lo spettacolo dei primi arrivi. Cinquanta, 70, poi 100mila: gli organizzatori aggiornano di continuo i numeri che vengono scanditi dal furgone e dai punti d'ascolto di Radio Gap, nata a Genova e oggetto delle pesanti attenzioni di Ros e magistrati cosentini. Annetta Curcio, ora ai domiciliari e Claudio Dionesalvi, liberato con Gianfranco Tallarico sono suoi cronisti.


Sfila suor Lucia
In testa al corteo, spalla a spalla coi volti ormai noti di chi ha organizzato Napoli, Genova e Firenze (solo per citare: Agnoletto, Bernocchi, Nicotra, Bolini, Fabbris, Mulhbauer, Cremaschi, Anna Pizzo, eccetera), reggono lo striscione i parenti e gli amici degli arrestati. Per Silvia, mamma di Michele Santagata, rinchiuso ancora a Viterbo, è il primo corteo della sua vita, ma non sarà l'ultimo perché è scattato qualcosa: «Mi sento una di loro», dice.
Come quei compagni di suo figlio, fondatore con altri della Casbah, «centro multietnico nella città vecchia che occupa la palestra di una scuola per aprire spazi alle comunità maghrebine e kurda - spiega Barbara - la nostra sovversione è aiutare chi ha bisogno».
"Ti aspettiamo presto Ninnì", hanno scritto anche i paesani di Antonino Campennì. Sono studenti e lavoratori di Parghelia che hanno sentito il bisogno di mettersi insieme dopo l'arresto del loro amico sociologo e dei Cobas.

Claudio Dionesalvi e Gianfranco Tallarico, liberi da poche ore, saranno "prigionieri" fino a sera dell'abbraccio commosso della loro gente. "La Plastina inquina" - si gioca con le parole - "Dio-ne-salvi dallo strapotere della globalizzazione", dice un altro cartello issato da un utente dell'Oasi Francescana. Se poi si considera che Cosenza fa rima con resistenza e disobbedienza si può intuire il livello di "ciroma" registrato ieri sotto la Sila. «Ciroma vuol dire il chiasso che fanno i bambini quando giocano - racconta Marcello Gallo del social forum - ma ha la stessa radice della parola greca Chiria, adunanza di popolo». La città, insorta già poche ore dopo l'annuncio di un teorema a cui non crede, si mescola ai popoli di Genova e Firenze. «Ora chiediamo che la battaglia per la scarcerazione sia al centro dei prossimi scioperi metalmeccanici e delle manifestazioni per i migranti - propone Vittorio Agnoletto - e anche dei temi del 10 dicembre, giornata mondiale per i diritti umani». "Bové siamo qui anche per te", hanno scritto quelli del Foro contadino che precedono gli striscioni dell'Università di Arcavacata, teatro già vent'anni fa di un blitz antiterrorismo del generale Dalla Chiesa: «Se dovessimo credere ai teoremi indimostrati - si domanda Rossana Morroni, ricercatrice di greco antico - che ne sarebbe della ricerca scientifica?». Anche grazie all'ateneo, «siamo in un sud diverso dagli stereotipi», osserva Franco Piperno, protagonista nel '68 e ora assessore in una città che manifesta con la sua sindaca, Eva Catizone. Che non riesce a nascondere l'entusiasmo: «Siamo soddisfattissimi. Meglio di così non poteva andare. Oggi a Cosenza è stata scritta una pagina importante della storia democratica del nostro paese. La nostra città ha dato una eccezionale prova di civiltà e di accoglienza che resterà a lungo nella nostra memoria». Si avvicina suor Lucia, che si occupa di animazione per i minori nei quartieri poveri e conosce tutti gli indagati, dice di essere una «suora di strada» e legge "Liberazione": «Per questo sono qui».

Lo spezzone di Rifondazione comunista, le cui bandiere si "spalmano" per l'intero percorso, è grandissimo. La sua sede di Palazzo Tommasi in questa settimana è stata aperta 24 ore su 24, con turni notturni rigorosi, a disposizione della preparazione dell'evento. Ci sono tutte le federazioni della Calabria, col neo segretario Pino Commodari, delegazioni da tutta Italia e anche uno striscione di Progetto comunista. La presenza del Prc è visibile anche nei punti di accoglienza e tra le altre reti organizzate. In testa, tra gli altri, i parlamentari Graziella Mascia, Nichi Vendola e Giovanni Russo Spena con Patrizia Sentinelli della segreteria nazionale. «A me pare che queste giornate, con le esperienze di Firenze, di Termini Imerese, Arese, Melfi e oggi Cosenza, dimostrino l'inestricabile connessione tra movimenti e conflitto sociale», dice Russo Spena.


Operai argentini e tute Fiat
L'incontro tra le genti è incredibile, qualcuno suggerisce scrivendo su un lenzuolo "Spegniamo la tv, accendiamo il dialogo". Il Cobas napoletano, Francesco Amodio è felice di aver preferito Cosenza a Napoli per questa manifestazione. Come lui tutte le anime del movimento per le quali nulla sarà come prima: «Ora le nostre ragioni possono essere egemoni - commenta Piero Bernocchi - abbiamo battuto chi ci vuole divisi, libereremo tutti». Sfilano il Luzzi social forum, la rete meridionale del Sud ribelle, un mare di Cobas soprattutto da Palermo, Bari e Napoli e i compagni dei tarantini arrestati che, oltre a presidiare il carcere di Trani continuano a lavorare nei quartieri degradati della loro città. Chi ha motivi di fare un po' di sana "autocritica" - ma solo perché il ciambellone era poco - sono le famiglie di viale della Repubblica che offrono dolciumi e bibite. Le maestranze dell'ospedale sono tutte fuori a guardare il corteo mentre scorrono il Lecce e il Firenze social forum, gli antagonisti toscani e milanesi, il Pulcinella con la maschera antigas dei compagni di Francesco Caruso, i No Global napoletani e i disoccupati campani. Mariano, 28 anni, è un operaio della Zanan argentina autogestita da due anni: «Siamo orgogliosi di essere qui mentre stanno lottando gli operai della Fiat». E proprio con le casacche della Fiat di Termini Imerese si apre lo spezzone imponente dei Disobbedienti (che qui hanno importato la loro Global radio). Molti di loro vengono direttamente dall'iniziativa svolta nella fabbrica siciliana, 24 ore prima. Hanno ancora negli occhi «la loro lotta e l'estrema dignità», spiega Nunzio D'Erme, consigliere comunale romano eletto col Prc. «E' stata un'esperienza straordinaria e un'occasione di vera discussione», dice Nicola Fratoianni, coordinatore dei giovani comunisti che sfila con Luca Casarini e Anubi D'Avossa. Altre bandiere si mescolano come le etnie: Arci, Rdb, Verdi, sinistra giovanile, Cgil, Fiom e Udu (attivissimi ad Arcavacata con la parola d'ordine "Libero sapere, liberi tutti") e liste e gruppi locali, comitati contro il Ponte sullo Stretto, gonfaloni di municipi e costumi dei Normanni dell'Anno Mille. Si contano vessili anarchici e si sente il battito del sound system del Forte Prenestino di Roma e le casacche arancioni dei lavoratori delle cooperative sociali chiudono l'immensa processione di cui hanno assicurato il successo logistico.

Gli ultras del Cosenza, si stringono intorno al "loro" Claudio. La loro curva «è più rossa che blu». E anche la loro città. La procura è sola, le polizie - quelle di Napoli e Genova - lontane dagli occhi e dai cuori.


Fonte: Liberazione online

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