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Lauree online ai privati è polemica sul decreto - venerdì 25 luglio 2003 at 10:03
Il progetto del governo: non solo gli Atenei ma anche
società private potranno insegnare via Internet
Lauree online ai privati è polemica sul decreto
Stanca promette criteri "rigorosi" di selezione.
I Ds: "Bisognava limitare l'offerta alle università già esistenti"
di ALESSANDRO RAMPIETTI

ROMA - Studenti reali, corsi virtuali. Con i primi sette laureati online, festeggiati lunedì dal Politecnico di Milano, la laurea a distanza è una realtà. E' una rivoluzione che può interessare potenzialmente decine di migliaia di studenti, i lavoratori prima di tutto. Ma è anche una rivoluzione che ha bisogno di regole. Quelle che il ministero dell'Istruzione e quello dell'Innovazione hanno provato a fissare con un decreto congiunto approvato lo scorso aprile.

Non senza polemiche, però, perché nel testo, oltre a stabilire i criteri da rispettare nell'offerta dei corsi virtuali", i ministri hanno inserito un passaggio che allarga la platea dei possibili formatori attraverso il Web. Ci sono, com'è ovvio, le Università statali e private già operanti, ma ad offrire i corsi di laurea a distanza potranno essere anche altri soggetti privati che decidano - basta rispettare i requisiti fissati nel decreto - di istituire "Università telematiche". Insomma società private che non hanno alle spalle un vero Atemeo.

Il ministro per l'Innovazione Stanca promette che i criteri per l'accreditamento saranno "molto rigorosi", e a tal fine è stato insediato un comitato di esperti presieduto dal professor Fabio Roversi Monaco. Ma il pericolo che viene segnalato da chi critica la normativa è che si assista, comunque, ad un proliferare di lauree online, con l'inevitabile risultato di deperire l'offerta formativa.

Per Flaminia Saccà, responsabile Università dei Ds, si tratta dunque di una apertura eccessiva: "Bastavano gli atenei già esistenti, pubblici e privati". E ancora, la Saccà rileva che con questo decreto è come se il governo avesse voluto copiare l'esperienza della inglese Open University, "che è stata una esperienza fallimentare".

"L'importante è che la qualità dell'insegnamento sia la stessa delle lauree in presenza ", spiega il rettore del Politecnico di Milano, Giulio Ballio. "L'errore più grande sarebbe differenziare la laurea online da quella tradizionale. Cambiano le tecniche di didattica, non i contenuti informativi. Chi si laurea a distanza da noi è un laureato del Politecnico punto e basta".

Al di là delle polemiche, non c'è dubbio che il futuro dell'università passerà anche da Internet. Per ora sono 12 gli atenei che stanno sperimentando l'e-learning, e una cinquantina quelli che offrono corsi a distanza. Dall'attivazione dei primi corsi, inoltre, il mercato e le prospettive si sono decisamente ampliate. Se nel 2001 l'e-learning rappresentava il 2% del totale della spesa formativa ora è intorno al 21% e sembra destinato a crescere ancora. I corsi online attualmente sono poco più di mille ma dovrebbero triplicare entro il 2006.

Per chi lavora ma vuole continuare gli studi, è una vera occasione. Uno studente online ha la fortuna di poter accedere quando preferisce ai corsi dei tutor in rete e scambiare direttamente messaggi con i professori e gli altri studenti, ma deve anche superare prove continue di valutazione. Solo gli esami e la tesi vengono invece discussi in sede e preceduti da incontri diretti con i professori.

E a questo profilo corrisponde una platea sempre più vasta di persone. "La maggior parte dei nostri studenti hanno più di 30 anni - spiega il rettore Ballio - e sono fuori sede". Si tratta di professionisti che decidono di tornare fra i banchi di scuola, sebbene "virtuali", per aggiornarsi, o per pura soddisfazione personale. Ma secondo il ministro Stanca lo sviluppo dei corsi online può addirittura invertire uno scenario in cui un quarto degli italiani che lavora ha solo la licenza elementare.

Computer e Internet per una nuova formazione "di massa". Questa sembra essere la speranza. Che si scontra però con le incognite presenti e future: i dubbi prima citati sulla selezione dell'offerta, appunto; ma anche i costi di un corso online, che oggi sono all'incirca il doppio di quanto si paga per la semplice iscrizione all'università.
ALESSANDRO RAMPIETTI
(24 luglio 2003)

Fonte: La Repubblica online



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