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Trentamila imbavagliati. Contro l'impunità - lunedì 21 luglio 2003 at 11:11
20.07.2003
Trentamila in silenzio. Trentamila imbavagliati. Contro l'impunità

Genova. Circa trentamila persone hanno sfilato per le strade del centro di Genova nel giorno del secondo anniversario dell'uccisione di Carlo Giuliani. E' stato un corteo silenzioso, lungo, assolutamente pacifico. Più
grande di quello che si aspettavano gli organizzatori, cioè il comitato "Verità e Giustizia per Genova" e il comitato "Piazza Carlo Giuliani".
C'erano moltissimi giovani, in gran parte genovesi, ma almeno quattro o cinquemila venuti da fuori, da tutte le città d'Italia. C'erano anche diverse centinaia di inglesi, francesi, greci, spagnoli.

Il corteo è partito da piazza Alimonda, vicino alla ferrovia, ed è arrivato a Piazzale Kennedy, sul mare. Piazza Alimonda e piazzale Kennedy sono i due luoghi simbolo di Genova 2001. A piazzale Kennedy si svolse il social forum nei giorni precedenti alla carneficina, e poi divenne il teatro di una parte degli scontri, sia nella giornata del 20 che in quella del 21. A piazza Alimonda un carabiniere uccise con una revolverata in fronte Carlo Giuliani, un ragazzino di vent'anni, molto piccolo di statura, magrissimo, timido, pochissimo pericoloso. Il carabiniere fu inquisito, perché si pensò che fosse illegale uccidere le persone. Però dopo poco più di un anno e mezzo fu assolto: i giudici stabilirono che l'omicidio del 20 luglio 2001 non era reato. Per questo c'è stata la manifestazione di ieri. E per questo era silenziosa: migliaia di persone imbavagliate in segno di protesta contro l'archiviazione del processo. Genova 2001 fu un massacro operato da polizia e carabinieri e denunciato da tutta la stampa nazionale e internazionale e da molte organizzazioni dei diritti civili: come mai nessuno, proprio nessuno ha pagato? I vertici di polizia e carabinieri sono rimasti al loro posto, e anche molti funzionari, colti in flagranza di reato, se la sono cavata egregiamente.

La giornata in ricordo di Carlo Giuliani è arrivata a conclusione di una nove-giorni, iniziata il 12 luglio, con moltissime iniziative, dibattiti, assemblee, spettacoli. Ieri invece per tutta la giornata si è svolta la rievocazione in piazza Alimonda. E' stato montato un palco sul lato della piazza opposto a quello dove fu ucciso Carlo, e lì si sono alternati vari gruppi musicali. Dalla mattina alle 10, in una giornata infuocata dal caldo, migliaia di persone hanno passato un po' di tempo davanti al palchetto, e davanti a quella specie di altarino - con le foto, i messaggi, i ricordi, le poesie - che da due anni è stato sistemato nel punto esatto dove Giuliani fu abbattuto e poi per due volte schiacciato sotto le ruote dalla Jeep dei carabinieri.

Alle cinque del pomeriggio è salito sul palco Giuliano, il padre di Carlo, un ex sindacalista della Cgil che da quel giorno atroce del luglio 2001, insieme alla moglie, si occupa solo della memoria del figlio e delle
inchieste su Genova. Ha parlato pochi minuti mentre la piazza iniziava a riempirsi. C'erano tre o quattromila persone. La mamma di Carlo, Haidy, la sorella maggiore, Elena, e un'altra quindicina di persone si sono sedute per terra davanti alla Chiesa, e cioè a pochi metri dal luogo dove ci fu l'omicidio. Si sono sedute in circolo, e piano piano tutta la piazza ha fatto cerchio intorno a loro. Si aspettava il momento esatto della revolverata di due anni fa, e cioè le cinque e 27 minuti del pomeriggio.
Giuliano ha smesso di parlare tre o quattro minuti prima, poi ha iniziato a camminare tra la folla per raggiungere la moglie e la figlia. Il clima era di grande emozione: appena Giuliano ha smesso di parlare la gente ha cominciato un applauso ritmato che è durato per dodici minuti filati. Un applauso di dodici minuti è veramente interminabile.

Haidi stava seduta con il viso immobile, e applaudiva anche lei. Senza tradire l'emozione, come quasi mai l'ha tradita in questi due anni. Vicino a lei la figlia Elena, una ragazza bionda e riccia, piccolina, con gli occhi azzurri, che assomiglia molto al fratello, al quale era legatissima. Haidi ed Elena, e anche Giuliano, erano vestiti tutti allo steso modo: con una maglietta bianca con su stampata la foto di piazza Alimonda, che oramai si chiama "piazza Carlo Giuliani, ragazzo". Giuliano è riuscito a raggiungere la moglie e la figlia esattamente alle 5 e 27, mentre le sirene del porto iniziavano a ululare, in ricordo di Carlo. Intanto l'applauso continuava e rimbombava in tutta la piazza coprendo anche il fischio delle sirene. Giuliano si è seduto anche lui per terra e ha salutato una ragazza mora, molto bella, e ha abbracciato una bambina di quattro o cinque anni che stava seduta lì vicino a lei. La ragazza era la fidanzata di Carlo, la bambina era sua figlia, alla quale Carlo si era molto affezionato in quell'ultimo anno della sua vita. Nessuno dei parenti di Carlo ha versato una lacrima, nemmeno quando la piazza ha smesso di applaudire e ha gridato degli slogan con il nome di Carlo. Però la commozione era fortissima e prendeva tutta la piazza. In un angolo c'era una donna di quarant'anni che piangeva senza ritengo, e veniva abbracciata dagli amici. Non era parente di Carlo, era Raffaella Bolini, una dei leader più influenti del movimento no-global, che era a Genova nel 2001 ed poi ha seguito passo passo tutte le inchieste, le ricostruzioni, le indagini. Lei è convinta che Genova 2001 fu un piano preordinato, probabilmente nacque nell'asse che si era formata tra i carabinieri e Alleanza nazionale, e che in un primo tempo aggirò la polizia di De Gennaro, la quale - per evitare lo smacco - il giorno dopo scavalcò tutti in ferocia, con le cariche, i pestaggi, e poi l'infamia del massacrato alla scuola Diaz.

Dopo la cerimonia, il corteo è partito da piazza Alimonda. E' partito alle sei in punto, cioè mezz'ora prima del previsto. Quando ha svoltato su via Tolemaide c'era un piccolo plotoncino di polizia ad aspettare. Il corteo ha applaudito polemicamente. Giuliano Giuliani si è messo tra il corteo e la polizia per evitare imprevisti. Diceva: "buoni, buoni, gli applausi teneteveli per concerto di stasera.". Il corteo era aperto da uno striscione grandissimo, lungo almeno quindici metri, bianco con la scritta in vernice rossa che diceva: "pensate di averlo ammazzato ma Carlo vive attraverso di noi". Era firmato: gli amici. Il corteo ha camminato in silenzio per un paio di chilometri, prima su via Tolemaide e poi su viale Torino, cioè nei luoghi dove due anni fa iniziarono le due ore di cariche dei carabinieri che portarono all'uccisione di Carlo. A metà di Corso Torino, quando ormai si è molto ingrandito, il corteo è tornato rumoroso. In testa un gruppo musicale con trombe e flauti ha iniziato a suonare musica, dapprima molto seria e triste, poi giocosa e i ragazzi hanno cominciato a ballare. Il corteo si è concluso a piazzale Kennedy, alla fine di Corso Torino, verso le otto e mezzo, e poco dopo è iniziato il concerto. C'erano i "Modena City ramblers", c'erano "les Anarchistes", c'era "la casa del vento" e altri. Tutti hanno suonato gratis.

I Black block? I black block da quando si è scoperto che la metà di loro venivano dalla questura, sono spariti. C'erano un gruppetto di anarchici un po' arrabbiati, vestiti di nero e con le bandiere nere e rosse. Ma non hanno alzato un dito. I Black block erano un'altra cosa.
Piero Sansonetti
(20 luglio 2003)

Fonte: L'Unità online

Alcune Foto della manifestazione di Genova dal sito www.peacelink.it



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