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"Non accadrà nulla, sono attaccati alla poltrona" - giovedì 10 luglio 2003 at 23:06
Intervista a: Giovanni Berlinguer

"Non accadrà nulla, sono attaccati alla poltrona"

ROMA «Non è detto che la frana del centrodestra produrrà la valanga delle elezioni anticipate». La crisi politica è evidente, ma la maggioranza «cercherà di galleggiare il più possibile». Per Giovanni Berlinguer il ricorso alle urne «sarebbe una mano santa» e risponderebbe agli interessi del Paese, che «naviga senza timoniere ormai da troppo tempo». Ma Berlusconi «deve risolvere ancora molti problemi con leggi fatte ad hoc per i suoi interessi». E c’è una considerazione banale da fare: «molti parlamentari della maggioranza non sono stati eletti con voti propri ma di Forza Italia e hanno paura di perdere lo scranno». L’Ulivo, in ogni caso, deve passare «dalle parole ai fatti», allargandosi e rinsaldando i rapporti con i movimenti. Quanto ai Ds «il clima dentro il partito oggi è diverso». Niente «accelerazioni verso la guida unitaria» però. La funzione «di stimolo» del correntone, tra l’altro, non si è esaurita. «Bisogna mettere a punto la strategia, ma non c’è alcuna crisi di leadership», anche se il referendum sull’articolo 18 «ha fatto emergere difficoltà e posizioni diverse inasprendo i rapporti».
Sergio Cofferati rimarrà alla copresidenza di Aprile fino a quando gli impegni bolognesi glielo consentiranno. Vincenzo Vita farà l’assessore alla Provincia di Roma, ma non per questo diserterà gli appuntamenti della minoranza. E Antonio Bassolino può anche votare a favore di Fassino perché «è un dirigente che si muove su uno scacchiere ampio e io non non ho mai pensato a esclusivismi di affiliazioni alla minoranza». Walter Veltroni, poi, «sta facendo benissimo il sindaco di Roma e sta dimostrando di essere, nel contempo, un punto di riferimento di tutta la sinistra». Niente diserzioni, quindi, come scrive il Riformista.
Un Berlinguer pronto come sempre alla battuta quello che visita l’Unità nel giorno del suo compleanno. «Io padre nobile del correntone? - scherza, miscelando il sorriso con la modestia - semmai nonno nobile. Con i settantanove anni che mi lascio alle spalle...».
La crisi del centrodestra non è irreversibile, quindi?
La cabina di regia è stata smontata all’inizio dello spettacolo e quel che appare sul palcoscenico è orrendo. Pensando alle condizioni del Paese, vorrei che la crisi della maggioranza si approfondisse e portasse a elezioni anticipate. Ma non mi illudo troppo.
Nel centrodestra vige la confusione più assoluta, però...
È vero. Il panorama politico oggi appare capovolto. Ma il calendario legislativo è denso di insidie, attentati alla Costituzione, taglieggiamenti di redditi e di pensioni. C’è una disgregazione politica accompagnata da una crescente aggressività. Berlusconi sposta continuamente in avanti i suoi obiettivi per tentare di recuperare qualche credibilità. Negli anni passati è stato lui il cemento di un centrodestra eterogeneo ma compatto. Adesso è l’acido corrosivo che disgrega la maggioranza.
Il centrosinistra è unito, al di là delle attuali apparenze?
Prima era litigioso e diviso. Adesso dimostra di sapersi unire e di vincere. Ma deve stare attento a non fornire al centrodestra gli appigli che va cercando.
A cosa si riferisce, in particolare?
Le faccio alcuni esempi. Il famoso lodo Maccanico prese il via dalla proposta di un autorevole esponente del centrosinistra. Non voglio criticare l’idea iniziale. Il fatto, invece, che esponenti Ds abbiano affermato che quel salvacondotto d’impunità sarebbe stato accettabile seguendo la via della riforma costituzionale. Il voto di astensione per l’invio di un contingente militare in Iraq, poi. Abbiamo fatto finta di credere alla proposta umanitaria. Era chiaro fin da allora, invece, che si trattava di una partecipazione postuma alla guerra preventiva. Ancora. Vannino Chiti ripete che è giusto aumentare i poteri del premier, mentre Berlusconi oggi di poteri ne ha fin troppi. Vedo, infine, che la proposta del centrodestra di tornare al sistema proporzionale trova sponde anche nei Ds e nel centrosinistra. Non bisogna dare alcun appiglio alla maggioranza di governo. Se la crisi precipiterà, tra l’altro, l’unica via è quella delle elezioni anticipate. Guai a pensare a governi istituzionali, tecnici o di transizione.
Il centrosinistra è pronto o si farebbe prendere in contropiede da eventuali elezioni anticipate?
Nelle ultime settimane c’è stato un profluvio di propositi volti ad estendere l’accordo ben oltre le frontiere dell’Ulivo. Ma siamo ancora nel novero delle buone intenzioni. Non solo, l’Italia dei valori chiede da mesi di far parte dell’alleanza senza ottenere risposte. Serve un programma, non la politica dei due tempi. Prima i partiti della coalizione, poi Rifondazione, Idv, movimenti, società civile, ecc.
Questo lo vuole anche Fassino. Cosa vi distingue oggi dalla maggioranza Ds? Ha ancora un senso l’articolazione in maggioranza e minoranza?
La corrente che rappresento ha avuto ampi riconoscimenti per il contributo dato alle vittorie elettorali del 2002 e 2003. Siamo riusciti a spostare in qualche maniera l’asse politico di Pesaro. Non voglio aprire discussioni retrospettive su chi aveva ragione e chi torto. Ma è certo che le linee di oggi sono molto diverse da quelle rappresentate al congresso. Dalla critica che ci veniva fatta quando usavamo l’espressione “rischio di regime”, si è giunti a capire che quelle parole erano perfino troppo tenere. Questo progresso comune, del quale non rivendico alcuna paternità, ha mostrato quanto sia importante la funzione di una tendenza che sia unitaria ma che affermi una struttura pluralista dei Ds.
Niente guida unitaria, quindi?
Le accelerazioni non servono. Ci sono ancora molte incertezza, anche se i rapporti all’interno dei Ds sono migliorati. La funzione della minoranza è indispensabile al partito. Ma se dovessero realizzarsi scelte non completamente omogenee, ma articolate attorno alle coordinate del nostro aggregarci, non avrei nessuna preoccupazione a superare le divisioni di Pesaro. Perché il problema non è il futuro di un gruppo, ma quello dell’Italia, della coalizione, dei Ds.
Sarà Mussi il nuovo coordinatore del correntone?
Lunedì, al coordinamento, parleremo anche dei problemi organizzativi della mozione. Oggi sono io il coordinatore della minoranza Ds. Ma questa è una contraddizione. Sono presidente di Aprile e un’associazione autonoma dalla Quercia non può essere diretta da chi guida anche una componente di partito. Quella di Mussi è una delle possibilità che stiamo discutendo.

10.07.2003

Fonte: L'Unità online



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