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Servizio civile, al sud è boom di domande - venerdì 27 giugno 2003 at 00:02
Il quadro delle domande presenta una netta spaccatura tra nord e sud. Il rischio è che possa essere considerato più un lavoro socialmente utile che servizio civile

MILANO – Il miraggio dell'assegno sicuro fa volare il servizio civile volontario: al sud è boom di domande. Sia il periodo di lavoro volontario alternativo che il servizio militare non sono più obbligatori, ma le domande per il primo non mancano, perlomeno nelle regioni Meridionali. Il legame con la mappa della disoccupazione è palese: dalla Sicilia arrivano il 50 per cento delle domande, dalla Lombardia appena il 5%.

Gli operatori storici del servizio civile e dell'obiezione di coscienza denunciano il rischio che il fenomeno finisca col cancellare il senso della scelta: “Lo svuotamento di contenuti e valori della figura dell’obiettore - spiega Massimo Paolicelli dell’Aon (Associazione Obiettori Nonviolenti) - è il pericolo nascosto nel servizio civile volontario”. Il rischio insomma è che la riforma del servizio civile apra le porte a una nuova forma di mascherata di "lavoro socialmente utile".

Due componenti incidono sull’alto numero di richieste. Sicuramente il tasso di disoccupazione delle regioni del mezzogiorno influisce non poco nel trend delle domande presentate. L’assegno mensile di 433 euro può rappresentare una piccola boccata d’ossigeno, laddove il costo della vita è inferiore rispetto alle grandi città. Ma il servizio civile volontario è anche un periodo di formazione, quindi l’occasione buona per un contatto con il mondo del lavoro, specie dove ciò è sicuramente più complicato.

Sul fronte sindacale la paura è che il servizio civile volontario diventi il terreno fertile in cui, soprattutto nel sud, trovare manodopera a basso costo. La strada più sicura da seguire, a detta degli addetti ai lavori, è un buon progetto, con solide basi e coperto economicamente e strutturalmente dall’ente che patrocina. Un primo passo può essere il coordinamento tra enti locali o associazioni per costituire una solida rete di progetti e infrastrutture, in cui la formazione e non il lavoro a basso costo siano realmente tutelati.

“Come mai l’obiezione di coscienza è nata storicamente a nord e si è poi diffusa, seppur lentamente nel resto del paese, mentre il servizio civile volontario esplode nel mezzogiorno e nelle regioni settentrionale non prende quota?”, si chiede Giuseppe Marazzi della Loc (Lega Obiettori di Coscienza) di Milano. La risposta dell'operatore è di nuovo il sospetto che si possano creare situazioni in cui il volontario sia considerato solo manodopera sottocosto. "È comunque impossibile - aggiunge Marazzi - fare un paragone tra l’obiezione di coscienza al servizio militare e il servizio civile volontario".

Anche l’Ufficio nazionale per il Servizio Civile non nasconde che il trend di domande in arrivo dal Mezzogiorno possa essere influenzato dal “fattore lavoro”. "Li abbiamo definiti gli 'utilitaristi' - dice il dottor Raffaele De Cicco - e abbiamo realizzato uno studio sulle motivazioni di chi presenta la domanda: secondo noi sono comunque in minoranza coloro che sono attratti solo dall'assegno".

Il passaggio dal volontariato al lavoro vero e proprio del resto non è escluso nemmeno da qualche associazione. “La Caritas - spiega Raffaele D’Anna responsabile per il servizio civile per Palermo - anche con gli obiettori di coscienza, ha sempre cercato di fornire la possibilità di inserimento, anche successivamente al congedo, nel luogo dove si era prestato il servizio”. “Le selezioni ora saranno però più dure”, aggiunge, “per evitare che le richieste siano motivate esclusivamente da interessi economici e non da uno spirito di servizio, priorità della Caritas da sempre”.

I dati siciliani, forniti dall’ufficio diocesale di Palermo, indicano in un 40 per cento il numero di giovani (in realtà quasi tutte donne) che presentano domanda per il bando, stimolate anche dall‘assegno mensile. Spesso sono studentesse che utilizzano l’assegno per non pesare troppo sul bilancio familiare. Solo una fetta minoritaria di richiedenti è realmente disoccupata. Un aspetto interessante sottolineato dal responsabile della Caritas palermitana è che “sono soprattutto studentesse di scienze sociali che presentano la domanda, le quali vedono nell’esperienza del servizio civile volontario la possibilità di un ulteriore tirocinio” in quello che potrebbe diventare il loro prossimo settore di impiego. Intanto però il numero di enti convenzionati è crollato da circa 5 mila a poco più di 500.
V. Maiorano
(26 GIUGNO 2003; ORE 9.00)


Fonte: Il Nuovo online


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