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Tony Blair l'impopolare - mercoledì 25 giugno 2003 at 11:29
Il premier precipita nei sondaggi. Fronde laburiste, l'incognita dell'euro, l'attacco al welfare. Il fardello dei soldati uccisi in Iraq. Il russo Putin sbarca a Londra

Londra (nostro servizio) - C'era una volta Tony Blair. C'era una volta il paladino della Terza Via che con il suo sorriso fiducioso illuminava i leader delle social-democrazie Europe. Mostrava loro la strada da seguire per scacciare i fantasmi conservatori degli anni ottanta. C'era una volta l'euro-entusiasta Blair, che con i suoi proclami di adozione delle moneta unica era riuscito, con un colpo solo, ad accorciare il Canale della Manica e a cancellare il retaggio di insulti tra Londra e Bruxelles dell'era Thatcher. C'era una volta il "presidente" Blair che con piglio minaccioso annunciava in parlamento che le batterie di missili iracheni potevano lanciare, entro 45 minuti, armi di distruzioni di massa in giro per il mondo. C'era una volta un accattivante oratore che parlava di un Regno Unito senza povertà e di servizi pubblici gratuiti di primo livello. Ma non vissero tutti felici e contenti. L'effetto "vittoria" dopo l'attacco in Iraq è durato quanto l'estate da queste parti: troppo poco. I sei soldati uccisi ieri a Bassora rischiano di travolgere l'inqulino di Downing Street. L'ondata di impopolarità che ha investito il premier britannico rischia di compromettere le prospettive di rielezione per il terzo mandato laburista, almeno secondo quanto emerge dal sondaggio di opinione Guardian/ICM relativo al mese di giugno e pubblicato ieri sul giornale omonimo. Il vantaggio dei laburisti sui conservatori cala da dodici punti percentuali a quattro, in un mese. Chi si avvantaggia della situazione sono i liberal-democratici piuttosto che gli eredi della Lady di Ferro. Se oggi si votasse, i laburisti otterrebbero il 40% dei voti (il peggior sondaggio dal 1993), i conservatori il 31% (inalterato rispetto allo scorso anno) ed i liberal-democratici il 22% (il miglior risultato dal 1993). Il 48% degli intervistati ritiene che l'intervento in Iraq fosse giusto anche in assenza di armi di distruzione di massa mentre il 40% si dice nettamente contrario, data la provata assenza delle armi. Ma il dato più negativo riguarda la perdita di popolarità di Blair che dal meno 8% di maggio passa a meno 13%. L'avversione popolare verso le politiche di governo non diserta le aule parlamentari. Ieri sera ha subito un'altra umiliante rivolta ai Comuni dove si discuteva, in via preliminare, di un progetto di legge circa le cosiddette "top up fees" che darebbe diritto alle università di decidere individualmente la tassa di iscrizione per gli studenti. I peones laburisti, che insieme alle opposizioni hanno votato contro, hanno ridotto la maggioranza di governo a soli 74 voti (267 voti contro 197). Un campanello d'allarme importante per Blair che rischia di veder fallire tutti i suoi progetti più ambiziosi, in particolare: modernizzare quello che resta dello stato sociale in senso privatistico ed elitario. La ribellione di martedì scorso fa seguito a quella più recente sulla guerra. Blair, nel cuore del suo secondo mandato, non può più permettersi di dare la colpa alla passata gestione Tory per giustificare l'insuccesso delle sue politiche. E' giunto anche per lui il momento di dare corpo alle promesse elettorali. Pubblica istruzione, sanità, trasporti e ordine pubblico: molti soldi sono stati dirottati in questi settori, tuttavia, resta il problema di persuadere gli elettori che i prelievi fiscali aggiuntivi servano effettivamente a migliorare i servizi e non, piuttosto, a far guadagnare le ditte private vincitrici dei lucrativi appalti statali. Per quanto riguarda i trasporti, la situazione è sull'orlo del collasso. Un treno su cinque porta ritardo e un quarto delle società private che gestiscono i treni sono tecnicamente insolventi. Le scuole elementari e medie, nonostante i fondi stanziati, soffrono ancora di poche risorse e di classi in sovrannumero. Gli ospedali britannici, nonostante le cifre sul miglioramento dei tempi di attesa per le operazioni urgenti snocciolate dai vari sottosegretari quasi giornalmente, sono ben lontani dall'essere vicini agli standards degli altri paesi europei. Blair da l'impressione di non essere più in controllo di nulla. Chi decide sull'Euro, Blair o Gordon Brown, il ministro delle finanze? Chi ha fabbricato il famoso dossier sulle armi di distruzione di massa, i servizi segreti o Alistair Campbell, il fido portavoce di Blair? Perché il recente rimpasto di governo ha creato tante polemiche e quasi nessun beneficio? Blair appare agli occhi dell'opinione pubblica sempre più il maestro del cambiare tutto per non cambiare niente o il maestro del cambiare tutto in peggio. E sembrano essersene resi conto, alla fine, quei sindacati che, anche se in alcuni casi fanno la voce grossa col governo continuano a finanziare lautamente il partito laburista, a cui sono affiliati. E proprio sul fronte sindacale, pare che a turbare i sonni del primo ministro ci stia pensando il neo Cavaliere del Lavoro Bill Morris, leader uscente del potente sindacato Transport and General Workers Union (sindacato di trasporti e degli operai non specializzati). Secondo fonti ben informate Morris, in occasione del discorso di commiato agli iscritti del sindacato lunedì prossimo a Brighton, si dichiarerà scettico sull'opportunità di mantenere dei legami istituzionali col partito se questi non fossero in grado di garantire "good value for money" (un buon rapporto prezzo-qualità).
Guy Fawkes.
(25 giugno 2003)

Fonte: Liberazione online



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