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La vita indebitata degli italiani - martedì 24 giugno 2003 at 11:01
Boom dei pagamenti a rate anche per viaggi e cure
Frena il reddito, necessari debiti per quasi tutte le spese

ROMA - La casa, naturalmente, ma anche i mobili, gli elettrodomestici, l'auto, la moto. E ora le vacanze e le cure o i servizi medici in clinica. Indebitarsi o comprare a rate non più come ultima spiaggia ma quasi regola di vita per gran parte degli italiani, ancora alle prese con la lunga stagione dei rincari targati euro e ora spaventati dalla frenata dell'economia.

Così, oltre a chiedere soldi in banca, si fa shopping con la carta di credito non tanto per la comodità di non maneggiare le banconote, quanto piuttosto per spostare in avanti di almeno un mese l'esborso effettivo dell'acquisto; e si rateizzano più pagamenti possibili, da quello per il nuovo scooter a quello del frigorifero o del guardaroba, dall'enciclopedia alla settimana bianca. Un approccio ai consumi non inedito per il nostro Paese, ma che negli ultimi anni ha registrato un'accelerazione costante fino all'apice del 2002 e dei primi mesi del 2003.

La fotografia della "vita indebitata" degli italiani emerge, nitida, incrociando i dati di Assofin, Crif Group e Prometeia contenuti nell'ultimo Osservatorio sul credito al dettaglio dal quale si evince, innanzitutto, che nel 2002 la domanda complessiva di credito rivolta dalle famiglie alle banche e alle istituzioni finanziarie specializzate ha subito una nuova accelerazione e, questo, nonostante "l'effetto deprimente della congiuntura dei mercati sulla fiducia e le aspettative delle famiglie". Come dire, in sostanza, che gli italiani in assoluto spendono di meno e lo fanno sempre di più indebitandosi o pagando a rate (oltretutto, dato anche questo emblematico, privilegiando i finanziamenti a medio e lungo termine, quindi con rate di rimborso meno pesanti, rispetto ai prestiti a scadenza più breve).

Vediamo i numeri. Gli stock di credito alle famiglie sono raddoppiati nel giro di sei anni (da 104 miliardi di euro del '96 a 242 miliardi di fine 2002) e oggi i prestiti rappresentano circa il 35% del reddito disponibile lordo delle famiglie: performance per la quale l'Osservatorio ha anche una interpretazione "virtuosa" che indica nella convenienza dei tassi d'interesse attuali e nell'aumento percentuale del lavoro dipendente (avvantaggiato nell'accesso ai finanziamenti), le cause della crescita del credito.

Ma, certo, la parallela contrazione dei consumi (-0,1% nel 2002, con il comparto non alimentare a farla da protagonista) e l'"evoluzione contenuta del reddito disponibile, che in termini reali è cresciuto di appena uno 0,9%", sembrano incoraggiare l'interpretazione "recessiva" della corsa ai prestiti. Tant'è che lo stesso Osservatorio sottolinea come "il ritardo nella ripresa dell'attività economica ed il permanere di condizioni di incertezza sui mercati finanziari, abbiano esercitato un impatto negativo sul clima di fiducia delle famiglie rendendone più cauti i comportamenti d'acquisto".

Sta di fatto che nel credito al consumo - al netto, dunque, dei mutui immobiliari - si è registrata un'accelerazione della crescita delle consistenze (dal +12,9% del 2001 al +13,6% dello scorso anno) e per il futuro si prevede un incremento sostenuto, anche se a ritmi più lenti (+10,3% per il 2003; +9,0% nel 2004), con la novità di settori "inediti" come i viaggi organizzati o i servizi medici in clinica che "presentano e continueranno a manifestare una dinamica molto vivace".

In un quadro economico non favorevole, spiega in proposito l'Osservatorio, si assiste ad una "ricomposizione della spesa delle famiglie con una riduzione della componente di acquisto di beni durevoli a favore della spesa in servizi (che rappresenta ormai quasi il 48% del totale dei consumi) ed una ricomposizione degli acquisti di beni durevoli verso segmenti tradizionalmente meno coperti dal credito al consumo".

Quanto alla geografia del credito al consumo, una quota significativa delle consistenze si concentra nell'Italia meridionale (35,8% rispetto al totale Italia), "dove la domanda è spiegata da una maggiore necessità di finanziamento per l'acquisto di beni durevoli (il reddito disponibile per famiglia risulta ancora molto lontano dalla media nazionale). Viceversa il Nord Est, che presenta il livello di reddito disponibile lordo per famiglia più alto rispetto alle altre macroaree, rappresenta soltanto il 17% circa del credito al consumo".

Insomma, un'ulteriore conferma di come questa grande corsa al credito sia figlia della necessità: "Tale fenomeno - spiega ancora il rapporto - potrebbe essere collegato al momento congiunturale negativo, in cui le famiglie esprimono un maggiore bisogno di credito per far fronte ad acquisti non procastinabili, ovvero derivare da un cambiamento strutturale nei comportamenti finanziari".
MARCO PATUCCHI
(24 giugno 2003)


Fonte: La Repubblica online



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