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Gli hacker a Torino si scoprono politici - sabato 21 giugno 2003 at 08:48
Al via l'Hackmeeting 2003, una tre giorni delle comunità digitali
In centinaia da tutta Europa per parlare di condivisione dei saperi
Gli hacker a Torino si scoprono politici
"Non ci interessa soltanto smanettare. Siamo attivisti"
Pronti a colpire i siti svizzeri per protestare contro il G8 di Evian

ROMA - Per anni li hanno descritti come strani animali notturni, ricurvi sulle loro tastiere, completamente fuori dal mondo. E' un immagine che va rivista: l'hacker, versione 2003, vuole essere soprattutto un "hacktivista". Per lui, il sapere tecnologico non è il fine, ma un mezzo. Un mezzo per cambiare il mondo, se è il caso.

Oggi parte a Torino (ndr ieri 20.06) la sesta edizione dell'Hackmeeting. Gli organizzatori lo definiscono "l'incontro delle comunità e delle controculture digitali italiane". Per tre giorni, gli hacker di casa nostra si ritroveranno al centro "El Barrio" di Strada Cuorgné, una ex scuola trasformata per l'occasione in un laboratorio di alta tecnologia informatica: centinaia di computer collegati tra loro (con e senza fili), trasmettitori radio, telefoni cellulari, pager, radioscanner e tutto quant'altro i partecipanti si porteranno dietro.


L'anno scorso a Bologna arrivarono in 1.500 da tutta Europa. Questa volta gli organizzatori sperano di fare anche meglio: si registrano adesioni dall'Austria, dalla Spagna, dalla Croazia, dalla Francia. Dopo alcuni anni di assenza si rivedranno anche i tedeschi del "Chaos Computer Club", uno dei gruppi hacker più antichi del continente. Tutti a Torino. Ma a fare cosa?

"Smanettare e basta non ci interessa", ci dice Elettrico, informatico 28enne, uno degli organizzatori. "Più che hacking, vogliamo fare hacktivism". Tradotto in termini concreti, vuol dire seminari e incontri su tutto quanto riguarda la gestione dell'informazione, la condivisione delle conoscenze e dei saperi. In una parola, politica.

"L'Hackmeeting è sempre servito a questo", afferma Elettrico: "a dare forma alle idee e alle azioni di chi mescola hacking e politica". A Torino si parlerà di governo della Rete, di software libero nella pubblica amministrazione, di copyright digitale. Ma si farà anche altro, perché l'hacktivism è soprattutto azione, e gli hacker sono strettamente legati ai "movimenti". Durante il G8 di Genova, le loro conoscenze furono determinanti per far circolare la controinformazione in tempo reale. Da allora, la solidarietà con la galassia no-global e new-global non è mai venuta meno. E così una delle prime azioni del meeting sarà l'organizzazione di un "net strike" contro la Svizzera, paese scenario di alcuni scontri con le forza dell'ordine nell'ultimo G8: migliaia di navigatori prenderanno di mira alcuni siti istituzionali e li intaseranno di traffico fino a farli saltare.

Ma politica, si sa, è partecipazione. E gli hacker, volenti o nolenti, appaiono spesso come una setta ristretta, particolarmente ostile nei confronti dei novizi. L'Hackmeeting, allora, serve anche a dissolvere l'alone di mistero che circonda la comunità digitale: le porte del Barrio resteranno aperte, da oggi a domenica, a tutti quelli che vorranno farsi un giro. Per partecipare non è necessario essere dei maghi del computer: il primo seminario si intitola, significativamente, "Cos'è un pc". Come dire: per cambiare il mondo, bisogna partire dalle basi.
ALESSIO BALBI
(20 giugno 2003)

Fonte: La Repubblica online



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