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Articolo 18? Al Sud vincerebbero i Si - lunedì 5 maggio 2003 at 08:57
Lavoro Lo sostiene il segretario regionale di Rifondazione
Il referendum sull'art.18? «Al Sud vincerebbero i sì»

CATANZARO – «Le lavoratrici ed i lavoratori calabresi sarebbero coloro che beneficerebbero maggiormente della vittoria del “sì”. In Calabria è collocato il più alto numero (95%) di imprese con meno di 15 dipendenti». Lo sostiene il segretario regionale di Rifondazione comunista, Pino Commodari, secondo il quale «l'estensione delle tutele dell'art. 18 assume per i calabresi un significato di enorme rilevanza. Soprattutto perché creerebbe le condizioni per chiedere il rispetto dei diritti, quasi sempre negati, sanciti dalle leggi e dai contratti, anche in termini di migliori condizioni di lavoro, senza che ciò porti a subire la rappresaglia del licenziamento». In una dichiarazione dedicata al referendum del 15 giugno per l'estensione dell'articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori (obbligo della riassunzione in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo), Commodari afferma che questo appuntamento «rappresenta un primo sbocco politico reale del conflitto sociale, che ha contraddistinto questa fase» segnata, secondo il segretario del Prc, da «una vera e propria “guerra sociale” scatenata contro i lavoratori, i pensionati, le donne ed i giovani». Per questo «il referendum, oltre a rappresentare una risposta più complessiva alla crisi sociale che abbiamo di fronte, diviene la proposta in grado di estendere i diritti sociali a tutte ed a tutti, anche perché questa è l'unica strada da percorrere per la loro difesa. Una proposta che fa compiere un salto di qualità alla lotta ed alla mobilitazione, perché riunifica tutte quelle realtà del mondo del lavoro e quei soggetti sociali, che in questi anni sono stati divisi, frantumati o addirittura contrapposti». Secondo Commodari «il Mezzogiorno e la Calabria, sono coloro che dalla vittoria dei “sì” sull'art. 18 trarranno i maggiori benefici. Infatti, se in Italia il lavoro nero è due volte superiore a quello di Francia e Germania, con punte del 50%, nel Mezzogiorno ed in Calabria si raggiungono punte del 60%. Infatti, non a caso l'Italia vanta in Europa la più alta incidenza di incidenti e morti sul lavoro (oltre 1000 l'anno)». Di contro, «gli argomenti utilizzati da chi è contrario all'estensione dell'art. 18 sono falsi. Si afferma che la sua estensione irrigidirebbe il mercato del lavoro. Il referendum non c'entra nulla con la flessibilità del lavoro. Infatti, esso riguarda esclusivamente la disciplina dei licenziamenti individuali, mentre il tema della flessibilità e regolata da altre leggi». «L'allargamento delle tutele dell'articolo 18 alle piccole imprese – aggiunge il segretario di Rifondazione – apre una nuova stagione di diritti del lavoro e di diritti sociali. Non è vero che alle piccole imprese verrebbero sollevate enormi difficoltà, in quanto non potrebbero più licenziare. In Italia ci sono circa 250.000 licenziamenti l'anno. Di questi meno dell'1% è sanzionato dallo Statuto dei lavoratori. Il motivo sta nel fatto che l'articolo 18 riguarda solo i licenziamenti senza giusta causa o giustificato motivo. Inoltre, le imprese artigiane, commerciali e dei lavoratori autonomi hanno rapporti di lavoro che non rientrano tra quelli dei “lavoratori dipendenti”». Infine, per Commodari «la decisione assunta dalla Cgil Calabria il 23 aprile, che invita a votare “sì” al referendum ed a sostenere tale scelta nel Comitato direttivo nazionale del 6/7 maggio, va salutata positivamente, soprattutto perché viene presa in una regione nella quale la flessibilità, la precarietà ed il lavoro nero, come abbiamo già detto, toccano punte elevate. Va salutata favorevolmente, perché coerente con l'impegno per difendere l'art. 18, i diritti e le garanzie dei lavoratori ed i disoccupati. L'unità a sinistra, lo diciamo a quella parte dei Ds che pensano che su un tema così rilevante per il mondo del lavoro e per l'intera società si può lasciare libertà di voto o addirittura votare no, si costruisce sui contenuti concreti, sulle scelte di fondo e non sulla base di uno schieramento pregiudiziale che prescinde da essi. Uno di essi è appunto il “sì” al referendum per l'estensione dell'articolo 18. Perché la sua vittoria segnerebbe un cambio di fase, una svolta autentica verso una nuova stagione politica e sociale».

(lunedì 5 maggio 2003)

Fonte: Gazzetta del Sud online

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