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Gli equilibrismi del Cavaliere - venerdì 18 aprile 2003 at 14:40
Ad Atene tre giorni di gaffes per Berlusconi e Frattini
tagliati fuori da tutte le decisioni importanti
Gli equilibrismi del Cavaliere

La notizia è che ci sono stati due vertici di Atene. Al primo hanno partecipato i leader di quattordici stati membri dell'Unione europea e dei dieci paesi candidati che hanno firmato i trattati di adesione, il ministro degli esteri russo Ivanov, il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, nonché gli altri leader non comunitari riuniti ieri nella Conferenza europea. Al secondo hanno partecipato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro degli esteri Franco Frattini. Non bisogna farsi ingannare dalla foto di famiglia che ritrae Berlusconi accanto agli altri capi di governo in prima fila con in mano un ramoscello di ulivo. L'immagine, di per sé incongrua, è ingannevole. La partecipazione di Berlusconi al vertice è stata virtuale.

Cerchiamo allora di seguire il film di questi due summit paralleli, quello degli italiani e quello di tutti gli altri. La scena si apre martedì sera, quando il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, incontra uno dopo l'altro i leader di Svezia, Irlanda, Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna per discutere del ruolo dell'Onu nella crisi irachena. Nasce l'idea di tenere un incontro tra i membri europei del Consiglio di Sicurezza per definire criteri comuni sul dopo Saddam.

Nelle stesse ore Berlusconi, reduce dalla riunione del Ppe, torna al suo albergo e, avendo la sera libera, polemizza con l'opposizione che pure, su sollecitazione di Frattini, lo ha appoggiato nell'invio dei soldati in Iraq.

La mattina dopo, mentre i "grandi" del Consiglio di Sicurezza tengono la loro riunione e stendono una bozza del documento sull'Iraq, i "piccoli paesi" si riuniscono per coordinare la battaglia contro la presidenza fissa del Consiglio europeo proposta da Francia e Gran Bretagna alla Convenzione. Kofi Annan continua gli incontri bilaterali e vede Ivanov. Berlusconi non incontra nessuno, e tace. In compenso parla Frattini che fa marcia indietro e si allinea al capo ritirando l'apprezzamento già espresso per il voto dell'opposizione.
Il vero vertice comincia mercoledì con un incontro dei capi di governo con il presidente della Convenzione Giscard d'Estaing. Si parla delle riforme istituzionali. La discussione è accesa, soprattutto sulla riforma del Consiglio europeo e sulla presidenza permanente. I "piccoli" sono duri nel difendere le presidenze rotanti. Chirac contrattacca: "Con la rotazione il Consiglio non funziona, allora sarebbe meglio abolirlo". Prende la parola Berlusconi e fa una dotta, strampalata spiegazione su come si potrebbe abolire la Commissione e attribuire ai primi ministri le competenze dei commissari "così si unificano i due organismi". Sguardi imbarazzati e divertiti dei presenti che pietosamente lasciano cadere l'argomento.

A mezzogiorno ci sono le prime conferenze stampa. Chirac, che nel frattempo ha incontrato Blair, annuncia per l'indomani la presentazione del documento comune sull'Iraq sotto forma di dichiarazione della presidenza greca. A pochi metri di distanza, Frattini nega addirittura che un tale documento esista. Sembra sincero. Forse nessuno lo ha avvertito. Nel pomeriggio c'è la cerimonia della firma dei Trattati. Berlusconi spiega di essere contento perché "tra qualche anno" potrà "dire ai figli di essere stato presente ad un momento storico". Sorrisini e ammiccamenti tra i capi di governo che ascoltano la traduzione in cuffia.

Alle sei del pomeriggio nuove conferenze stampa. Chirac parla ancora del documento sull'Iraq e ne anticipa le grandi linee. Definisce gli angloamericani "forza di occupazione". Condanna i "barbari" che hanno consentito il saccheggio del museo di Bagdad. Annuncia un ponte aereo concordato con Prodi e Blair per evacuare i bambini iracheni feriti. Berlusconi, che si è visto annullare un incontro bilaterale con Chirac, annulla a sua volta la conferenza stampa. Nella giornata in cui tutti hanno incontrato tutti separatamente, lui non ha incontrato nessuno. In compenso a tarda sera in albergo spiega che "non c'è bisogno di ricucire con Francia e Germania" perché in sostanza sono Parigi e Berlino che stanno venendo a Canossa.

Il presidente del Consiglio si rifà del silenzio stampa ieri mattina con un profluvio di dichiarazioni. Spiega che la sua tirata sull'abolizione della Commissione era solo "uno scherzo" e per l'ennesima volta confonde il Consiglio europeo, che lui dovrà presiedere da luglio a dicembre, con il Consiglio d'Europa, venerabile istituzione con sede a Strasburgo. "Ho fatto qualche proposta provocatoria ma solo per stimolare il dibattito - spiega - mi tengo le mani libere perché dovrò essere io a tentare la mediazione". Prodi commenta: "Hanno detto che è stato un gioco, ma un bel gioco dura poco. Comunque talvolta i giochi fanno emergere il subconscio...".

Prima dell'inizio dei lavori Berlusconi insiste anche nel negare l'esistenza della dichiarazione sull'Iraq. "Non ne abbiamo parlato al tavolo comune. Non può esserci una dichiarazione di alcuni paesi che possa passare al Consiglio europeo. Non mi sembra sia la procedura corretta e, quindi, non credo che ci sarà". E' un veto impegnativo. La parola di un capo di governo, in sede europea, non può essere contraddetta. Il tempo di arrivare nella sala dove si aprono i lavori della Conferenza europea, e la presidenza greca distribuisce il testo ufficiale della dichiarazione "vista e condivisa da tutti i partecipanti al Consiglio", spiega Simitis. Si arriva alla fine del vertice.

Berlusconi, che nel frattempo è riuscito a vedersi con Chirac e anche con Annan quando tutti i giochi sono ormai fatti, spiega soddisfatto ai giornalisti che la dichiarazione sull'Iraq "è della presidenza e non il testo preparato da un gruppo di paesi, e come tale mi sta bene". Altro motivo di soddisfazione per il presidente del Consiglio è il fatto che "nessuno ha contestato la mia idea" di un'Unione che si allarghi "dalla Russia a Israele". Poco distante, il presidente Simitis e Romano Prodi spiegano che i confini dell'Europa sono ormai chiariti: alcuni paesi, Romania, Bulgaria, Turchia e i Balcani occidentali, potranno in prospettiva entrare nell'Unione. Gli altri resteranno fuori "condividendo con l'Europa tutto, tranne le istituzioni". Berlusconi e Frattini ripartono contenti: il "loro" vertice di Atene deve averli riempiti di soddisfazioni.

Tra due mesi e mezzo l'Italia assumerà la presidenza di turno dell'Unione europea nel momento certamente più difficile della sua storia. Dovrà cercare di ricucire lo strappo con gli Usa; gestire il dopoguerra iracheno e le altre probabili crisi mediorientali; accompagnare il processo di pace in Palestina; trovare una composizione della spaccatura tra anglo-spagnoli e franco-tedeschi; pilotare il delicatissimo parto di una Costituzione dell'Unione; riportare nell'alveo comune la nascita di una difesa europea; spianare la strada all'ingresso effettivo dei nuovi stati membri gestendo il difficile processo delle ratifiche dei Trattati. Questi compiti titanici saranno affidati alla competenza e alla sagacia di Silvio Berlusconi e Franco Frattini.
ANDREA BONANNI
(18 aprile 2003)

Fonte: La Repubblica online

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