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Unanime la condanna contro la guerra in Irak - venerdì 21 marzo 2003 at 11:02
Vibo Valentia:
Ieri sera la marcia organizzata da Cgil, Cisl e Uil. Unanime la condanna contro la guerra in Irak
Una fiaccolata per la pace
I manifestanti: purtroppo sarà la popolazione civile a pagare il prezzo più alto
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Pace, pace, pace. Nonostante i venti di guerra continua ad essere, da più parti, invocata. Anche i bambini, sempre più spaventati, chiedono di poter vivere in un mondo libero dalla violenza e dall'odio dell'uomo contro l'uomo. Dalla bocca di Cosimo Silipo, 6 anni, arriva una lezione di civiltà e di ferma condanna di tutti i conflitti che insanguinano il pianeta terra. Le sue parole spontanee contro la peggiore invenzione dell'uomo colpiscono dritto al cuore. «La guerra non mi piace. È brutta. Uccide tante persone innocenti e tanti bambini come me che hanno la sfortuna di abitare in paesi come l'Iraq». Alla fiaccolta contro il conflitto iracheno, svoltasi ieri pomeriggio in piazza Municipio e davanti alla Prefettura, oltre al piccolo Cosimo c'erano uomini politici, forze sindacali, rappresentanti delle associazioni e semplici cittadini che, con rinnovato vigore, hanno “urlato” agli Stati Uniti d'America di fermare le ostilità. Dopo appena un giorno dall'inizio dei bombardamenti, quindi, ancora con più forza, i pacifisti chiedono ai “signori della guerra” di far tacere le armi e affidare la risoluzione della crisi irachena alla diplomazia internazionale. Il presidente provinciale dei Verdi, Silvestro Scalamandrè sostiene che «la manifestazione contro il conflitto iracheno non è anacronistico perché il movimento dei pacifisti è deciso a lottare fino a quando non ci sarà un possibile ripensamento. È proprio adesso che dobbiamo intensificare la nostra azione che deve portare alla fine delle ostilità o almeno ridurre i tempi dell'intervento militare per non coinvolgere migliaia di innocenti ». Anche il segretario della Cgil Raffaele Mammoliti è convinto che non bisogna arrendersi neanche davanti alle bombe. «Mentre prima le iniziative di mobilitazione si facevano per chiedere all'America di non attaccare l'Iraq, adesso si devono fare per non lasciare spazio alla rassegnazione e per chiedere la fine di questo sciagurato scontro armato che apre scenari dalle conseguenze imprevedibili». Gomito a gomito con i pacifisti vibonesi sono scesi in piazza anche i componenti del coordinamento immigrati della Cgil. «Abbiamo deciso di manifestare – evidenzia il coordinatore Mario Ellafia – perché crediamo che con questa conflitto il diritto internazionale è stato violato. Non vogliamo che le bombe sganciate sul territorio iracheno uccidano innocenti che nulla hanno a che spartire con Saddam». Concorda Byadi Abderrhim il quale denuncia che «l'offensiva contro l'Iraq è ingiusta perché è dettata soltanto dal controllo dell'oro nero». Si unisce al netto rifiuto degli immigrati contro la battaglia a Saddam il segretario provinciale dei democratici di Sinistra Franco Mazzeo. «È bene che i potenti del mondo sappiano che tra i popoli c'è un gran bisogno di pace. Questo dovrà servire ad avviare un immediato processo di pacificazione che tenga conto delle esigenze di sviluppo dei paesi del medio oriente i quali nonostante siano ricchi di materie primi come il petrolio non sono ancora riusciti a raggiungere gli standard di sviluppo dei paesi occidentali». Non si tirano indietro nella condanna del conflitto contro il rais di Bagdad neanche i rappresentanti provinciali della Sinistra giovanile. Il coordinatore Pasquale Petrolo dichiara che «l'apertura delle ostilità ha messo sotto i piedi il grido di democrazia e di non violenza di 110 milioni di pacifisti». All'unanime coro di condanna si è unito anche il presidente dell'Amministrazione provinciale Ottavio Bruni. Questi si augura che «il presidente degli Stati Uniti possa rendersi conto che la guerra non è lo strumento adatto per debellare il terrorismo». L'assessore provinciale al Bilancio Pietro Giambiorino, dal canto suo, asserisce che «ogni uomo ha il dovere di adoperarsi per affermare quella cultura della pace tanto praticata e implorata da Giovanni Paolo II». Un monito contro la guerra è stato lanciato dal segretario provinciale dell'Uil, Luciano Prestia. Il sindacalista osserva che «la guerra non può risolvere nessuna crisi internazionale. Solo l'Onu ha l'autorevolezza di redimere quei conflitti che possono metter in pericolo la stabilità mondiale. Iniziative militari come quella americana non fanno altro che instaurare la legge del più forte». Convinto della disumanità della guerra è anche il segretario della Cisl Luciano Belmonte. Questi rimarca che «il conflitto armato si rivelerà un'autentica tragedia per il popolo iracheno che paga non solo per l'arroganza anglo-americana, ma, anche, per un tiranno spietato che non ha avuto nessuna remora morale ad utilizzare armi chimiche per annientare il popolo Curdo». Infine, il coordinatore dell'Ulivo, Franco Sammarco, afferma che «di fronte alle atrocità della guerra bisogna gridare che la pace è un segno di appartenenza e di tolleranza».
Lino Fresca
(venerdì 21 marzo 2003)

Fonte: Gazzetta del Sud online

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