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I megaliti saranno studiati dal satellite - martedì 11 marzo 2003 at 12:58
Nardodipace Le indagini disposte dall'archeologo Robert Winter

NARDODIPACE – L'intera area, sulla quale sono ubicate le strutture megalitiche, sarà sottoposta a indagini satellitari. Le disporrà tra un mese e mezzo circa il professore Robert Winter, archeologo specializzato nel Neolitico e Paleolitico, e l'équipe di ricercatori internazionali che lo accompagna insieme a una serie di altri rilevamenti. Studi, quelli condotti tramite il sistema satellitare, che consentiranno di tracciare una mappatura sotterranea dell'area interessata mettendo, dunque, in risalto particolari e quant'altro non è visibile a occhio nudo. Un lavoro che riguarderà innanzitutto i circa 40 chilometri quadrati di superficie su cui il professore Alessandro Guerricchio, ordinario di Geologia all'Università della Calabria, seguendo le indicazioni dell'assessore comunale di Nardodipace Alfonso Carè e di Vincenzo Nadile, ha mappato diversi siti – ricadenti anche nei territori di Serra San Bruno, Mongiana e Stilo – tra cui i resti dell'insediamento in località Paradiso, a Est del nuovo abitato di Nardodipace. «Le indagini satellitari – spiega il prof. Domenico Raso, collaboratore di Winter specializzato nei linguaggi preistorici – consentiranno di individuare tutto ciò che è rimasto per millenni celato sotto i megaliti. Avere una “immagine” di quello che c'è sotto aiuterà i successivi rilevamenti. In pratica si adotterà la stessa tecnica di quella già impiegata con successo per individuare i limiti e la struttura della più grande villa del Bruzio (400 stanze) a Ferruzzano che ha spianato la strada alle campagne di scavi e quant'altro». Alle sofisticate tecniche del satellite si uniranno quelle non meno avanzate indicate dal professore Guerricchio che prevedono, tra l'altro, l'impiego di un geo radar e della geo elettrica , vera e propria tomografia elettrica. Indagini che si prefiggono lo scopo di portare alla luce un altro pezzo del probabile e grande patrimonio archeologico rimasto per millenni celato nel sottosuolo sovrastato dai megaliti che Winter fa risalire al quinto millennio a. C. e che ritiene non abbiano le caratteristiche di dolmen o triliti ma di dome-shaped che in inglese significa di forma sferoidale. Parte di un mondo di cui si parla negli oltre mille reperti, «scarto della Soprintendenza», decodificati dal prof. Winter e dai suoi collaboratori «che vede Nardodipace, in questo caso più appropriatamente la Città della porta – evidenzia il prof. Raso – parte integrante di un comprensorio pelagico che arrivava fino all'istmo di Catanzaro, abbracciando sia il versante ionico sia quello tirrenico della Calabria». Teorie affascinanti e supportate da una serie di dati inconfutabili che proiettano Nardodipace e l'intera Calabria in una nuova dimensione. «È come se si fosse aperta una finestra su un orizzonte sconfinato – commenta Raso –. Un momento magico, quello delle preciviltà che sono straordinariamente interessanti». Un momento che sia gli studiosi, Guerricchio in testa, sia l'amministrazione comunale di Nardodipace sono intenzionati a vivere intensamente. Un viaggio nel tempo che compiranno insieme a Robert Winter, fondatore dell'Istituto Athaeneum, professore di restauro d'arte al Leonir-Rhyne College (North Carolina) e presidente dell'Associazione internazionale per la valorizzazione dei patrimoni culturali storici in situ. (m.c.)
Marialucia Conistabile
(martedì 11 marzo 2003)

Fonte: Gazzetta del Sud online

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