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 Gestaccio sull'Inno, guerra ai prof. del Sud
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21/7/2008 (7:0) - PADOVA - LA POLEMICA
Bossi: un gestaccio sull'inno
e guerra ai professori del sud


Umberto Bossi al congresso nazionale della Liga Veneta

Il leader del Carroccio alza il dito medio all'inno di Mameli: «Altro che schiavi di Roma». E sulla scuola: «I professori meridionali tolgono lavoro a quelli del nord». Poi apre sulle riforme con il Pd

PADOVA - Sulle riforme e sul federalismo c’è ancora spazio di dialogo con le opposizioni e, in particolare, con il Pd di Walter Veltroni. Lo ribadisce il segretario della Lega Nord, Umberto Bossi che, dopo aver dichiarato ieri sera a Venezia una piena sintonia con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, confida oggi, dal palco del congresso nazionale della Liga Veneta a Padova, di non aver ancora sentito per telefono il premier. Per il dialogo sulle riforme con l’opposizione, dice il ministro Umberto Bossi, «c’è spazio, c’è spazio. Siamo pronti ad accogliere le loro proposte anche sul federalismo». Nessuna chiusura, quindi, con il Partito democratico.

Gestaccio sull'inno di Mameli

La Lega Nord «non è contraria ad una perequazione tra le Regioni più ricche e quelle molto più povere», ma l’attuale situazione «è una truffa, è uno schifo». Per il segretario della Lega Nord e ministro delle Riforme, Umberto Bossi, l’Italia è ancora in una situazione «fascista». E, intervenendo al congresso nazionale della Liga Veneta, alza il dito medio contro l’inno nazionale nel passaggio in cui dice «...e schiava di Roma Iddio la creò». «Noi non siamo contro la perequazione tra le Regioni più ricche e quelle molto più povere - dice Bossi davanti a centinaia di sostenitori - ma fatta in maniera molto diversa. Ora funziona in maniera strana: chi più spende, più riceve soldi dallo Stato. Deve essere una perequazione giusta». Adesso, continua, «è una truffa, è uno schifo, non dobbiamo più essere schiavi di Roma». È in questo passaggio che Bossi fa riferimento all’inno di Mameli: «Anche l’inno dice "l’Italia è schiava di Roma". Toh, dico io», commenta accompagnando le parole con il gesto del dito medio alzato. «Dobbiamo lottare contro la canaglia centralista - aggiunge il ministro delle Riforme - se non è fascista questa cosa qua... Ci sono quindici milioni di uomini disposti a battersi per la libertà. O otterremo le riforme oppure sarà battaglia e ce la conquisteremo. Dobbiamo lottare contro questo Stato fascista». «È arrivato il momento, fratelli, di farla finita - continua il senatùr - adesso c’è il federalismo: ogni Regione viva con i soldi che produce. Poi, certo, con una perequazione, ma basta mandare i soldi a Roma con i sindaci costretti ad andare con il cappello in mano a Roma. Basta anche con i trasferimenti dati in base alla spesa storica. Anche questa con il federalismo intendo toglierla di mezzo».

«I professori del sud portano via il lavoro a quelli del nord»
La riforma della scuola è una delle priorità dopo quella sul federalismo. A ribadirlo è il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, che denuncia lo stato attuale dell’istruzione che permette ad insegnanti del meridione di «togliere lavoro agli insegnanti del nord» e consente loro di giudicare negli esami di maturità quei ragazzi che si azzardano ad avere idee del nord e di presentare tesine su Cattaneo, come è accaduto recentemente in Veneto. «Dopo il federalismo - dice Bossi davanti ad alcune centinaia di sostenitori - bisogna passare anche alla riforma della scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal nord. Il problema della scuola è molto sentito perché tocca tutte le famiglie». «La Padania - aggiunge il ministro - è ormai nel cuore di tutti». Bossi denuncia poi un episodio accaduto nel Veneto, a dimostrazione della sua idea: un ragazzo è stato bastonato agli esami «perché aveva presentato una tesina su Carlo Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo e devono finire».

Umberto Bossi attacca l’inno di Mameli e lancia strali contro i professori del sud, provocando le reazioni dell’opposizione e il malumore di An. Il leader della Lega e ministro per le Riforme, questa mattina al congresso della Liga veneta, ha dato fuoco alle polveri contro l’inno di Mameli. Pd e Idv si sono ritrovati infatti, per un giorno, sulla stessa posizione: Bossi fa così, è il leit-motiv, perché vuole distogliere l’attenzione dei suoi e non far notare che ha «ceduto a Berlusconi sulla giustizia». Dario Franceschini, vice-segretario del Pd, lo dice esplicitamente: «È un modo per nascondere il cedimento a Berlusconi sulla giustizia», dice. «Si è piegato alla volontà di Berlusconi che gli ha detto in modo chiaro se volete il federalismo dovete dire si alla mia riforma sulla giustizia e immunità». Stesso commento da Massimo Donadi dell’Idv: Bossi deve «scusarsi», dice, «le istituzioni non sono merci da barattare. Le riforme non si fanno con insulti e minacce».


Fonte: www.lastampa.it





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