Il presepe di mio compare Peppino di Ubaldo Dore'
E' Natale, nel mio paese lo annunciano le luminarie installate lungo le strade, ma senza che si respiri purtroppo quel clima gioioso tipico della festa più attesa dell'anno. Mi sembra che gli addobbi siano lì solamente per rendere le vie più illuminate, non per mantenere vivi i simboli della tradizione e creare la magica atmosfera natalizia di una volta, che il solo ricordarla mette tanta nostalgia. Alcune persone sostengono che il Natale di oggi è ancora come quello dei tempi andati e dicono di me che ho idee non più al passo con i tempi e non accetto il cambiamento, la modernizzazione; che sono portato a considerare il presente insoddisfacente e negativo rispetto a un qualcosa che ''c'e' stato''. Si tratta di un'opinione che, anche se non generalizzata, mi ha indotto a immergermi in una riflessione e a domandarmi: "sono io che vivo ancorato a un mondo che non esiste più, che non riuscendo ad adattarmi al nuovo che avanza provo la nostalgia per il passato o sono talmente cambiate le cose da destare in me il rimpianto per ciò che è "vecchio"? ". Per avere la risposta, ho ordinato le mie idee e mi sono concentrato con la memoria agli anni della mia gioventu', agli anni in cui nelle aree interne del sud Italia il progresso incominciava a fare capolino e il solo approssimarsi della festività bastava per mettere nelle famiglie la stessa ansietà che mette l'attesa per la nascita di un figlio; agli anni in cui l'arrivo di Natale era annunciato da antiche e belle tradizioni che facevano sognare grandi e piccini, aprivano il pensiero alla povera gente e portavano con sé tante emozioni, tanta dolcezza di sentimenti e tanta pace nei cuori da far diventare tutte le persone più buone e tolleranti ... CONTINUA
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