RESISTENZA E RISORGIMENTO
Riflessione che uno studente del Liceo A. Gramsci di Ivrea ha dedicato alla Resistenza partigiana la sera del 29 gennaio 2015 davanti al Memoriale di Lace.
Il legame fra la Resistenza e l'identità italiana è un tema fondamentale per la storia contemporanea del nostro Paese. Durante i venti mesi di guerre partigiane si è manifestata una mobilitazione che superò pregiudizi dettati dal ceto sociale, dalla religione, dalle etnie, per essere semplicemente uomini liberi. La guerra di liberazione è assimilabile a quelle risorgimentali, tanto da essere stata definita anche "Secondo Risorgimento": ciò che le accomunò fu un fortissimo sentimento patriottico, lo stesso che spingeva i partigiani ad urlare "Viva l’Italia!" prima di essere fucilati dai fascisti durante le esecuzioni sommarie, parole peraltro pronunciate anche dallo stesso Martin (Walter Fillak), prima di essere impiccato a Cuorgnè, a distanza di pochi giorni dalla notte di Lace. Furono queste parole e questo sentimento che riuscirono a fondere insieme la particolare complessità della Resistenza, al cui interno confluivano tre correnti, corrispondenti a tre guerre distinte: patriottica, civile e di classe. Nella memoria dei partigiani ci furono sempre le gesta dei loro predecessori risorgimentali. Ne è l'esempio Luciano Boris, uomo della Resistenza genovese: dopo essere stato catturato dai fascisti e subìto torture per diversi giorni, decise di suicidarsi pur di non rivelare l'identità dei suoi compagni, emulando l'esempio di Jacopo Ruffini, che nel 1833 si era tagliato la gola, preso in ostaggio durante i moti mazziniani. Questa concezione unitaria, però, durò solo fino ai primi anni del dopoguerra, sfaldandosi subito dopo con l’inizio della Guerra Fredda. Da questo momento s'impose una memoria divisa della Resistenza, per il fatto che alcuni la intendevano come guerra di libertà, mentre altri come guerra per la giustizia sociale; una memoria, però, che non venne mai rinnegata. In ogni caso preservare la memoria esatta significa proteggere i valori che qualche anno dopo vennero fissati nella Carta Costituzionale e da allora portati avanti dall'ANPI, ricordandoci che la libertà di cui godiamo oggi, il cui prezzo pagato per ottenerla spesso è passato inosservato, non è un traguardo già raggiunto e conquistato una volta per tutte, ma un prezioso trofeo da difendere costantemente con sforzo e partecipazione attiva alla lotta, unico modo per temprare e ritemprare le forze. Se l'ingiustizia diventa legge, è dovere morale riattivarsi e difendersi dalle astuzie di quella ragione umana che, per raggiungere uno scopo perverso, si è servita la notte del 30 gennaio di settant'anni fa, come numerose volte in futuro ha fatto con altri come lui, di Pinco, le cui umane debolezze hanno causato l’eccidio che noi, qui, ora, commemoriamo. Ieri partigiani, oggi più che mai, nel settantesimo anniversario dell'eccidio, antifascisti.
Francesco Bellini Studente della 5ª C, Liceo Scientifico Gramsci, Ivrea Memoriale di Lace (Donato-Biella), sera di giovedì 29 gennaio 2015
Resistenza e Risorgimento
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