Alto Mesima, quei paesi sulla via dell'estinzione
l'analisi
Centri a perdere. Ossia, paesi, quelli del comprensorio dell'Alto Mesima, letteralmente in via d'estinzione. La vicenda dell'ospedale di Soriano, oggetto di una riconversione che non arriva e perciò, per impedirne la chiusura, nei giorni scorsi teatro di una manifestazione di cittadini e sindaci, è solo la punta dell'iceberg che evidenzia lo stato di abbandono e la scarsa considerazione della politica a vari livelli verso questa area. Il commissario Asp Gerardina Basilicata, che ha ricevuto una delegazione di sindaci e sindacalisti, li ha rassicurati sulla riconversione del nosocomio in Capt (Centro assistenza primaria territoriale). A sindaci e sindacalisti dell'Alto Mesima sono stati così garantiti agli utenti i servizi previsti dal decreto "18" in modo efficiente. Bene, si vedrà se rimarranno parole al vento. Ma non è questo, non è solo questo il problema. Infatti, se si salva il salvabile dell’ospedale, rimane il fatto che questi, nonostante una popolazione complessiva di circa 16 mila residenti, rimangono "centri a perdere". Non si contano le classi scolastiche soppresse. Ci sono pochi giovani e quelli rimasti fanno pochi figli. Con le classi, naturalmente, scompaiono direzioni didattiche e presidenze. Sono servizi che se ne vanno e che, con questo trend, non ritorneranno più. In molti di questi centri, nelle frazioni soprattutto, scompaiono i distaccamenti municipali. Ma non solo. Anche gli uffici postali chiudono, o funzionano a giorni alterni. E le popolazioni, in maggioranza anziane, per pagare un bollettino, ritirare la misera pensione o semplicemente spedire una banale cartolina, devono raggiungere altri centri. Poco male, prendono l’autobus. E, no! Perché da queste parti anche questo è un lusso che non ci si può permettere. Molte linee sono state soppresse e, addirittura, alcune frazioni non sono nemmeno raggiunte da un minimo di servizio pubblico. Ancora, nel 2011, molti di questi centri rimangono esclusi dall'utilizzo della banda larga, divenuta sempre più indispensabile. Il metano, almeno quello, starebbe per arrivare. Ma, anche qui, occorre vedere se, al momento di inizio dei lavori, gli studi di settore che certamente la ditta aggiudicataria farà, daranno esito positivo, ossia se, in base alla popolazione che diminuisce costantemente, eseguire i lavori per un ammontare di 18 milioni di euro, sia o meno considerato redditizio. Da queste parti, se si verifica una normale alluvione che, normalmente, determina danni alla viabilità, per ripristinare lo stato di "normalità passano anche 3 anni e, capita, che per lo stesso tempo gli studenti pendolari debbano fare un percorso alternativo molto più lungo. Tutto ciò, ed altro che non stiamo ad elencare, determina un diabolico circolo vizioso, quello che, appunto, fa di questi paesi dei "centri a perdere". Perché, lo abbiamo detto più volte, la riduzione di servizi si traduce in minore popolazione, che, conseguentemente, vorrà dire ancora minori servizi. Fino alla morte di paesi interi, che pure hanno ancora tanto da offrire. Ma bisogna inventarsi qualcosa e bisogna farlo subito. Manifestazioni come quella pro ospedale di Soriano, con la partecipazione massiccia di cittadini e sindaci, rappresentano un buon punto di partenza per dire "ci siamo anche noi ed abbiamo dei diritti. Ma bisogna riappropriarsi del territorio e rilanciarlo con ciò di cui si dispone. Perché questi centri non possono più permettersi di continuare ad essere "a perdere".
Valerio Colaci
Articolo di calabria ORA del 25 giugno 2011
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