Anche quest'anno si svolgerà, a Dasà, il Martedì dopo Pasqua la tradizionale manifestazione religiosa chiamata 'Ncrinata (Affrontata del Sacro Trittico). Il luogo dell'evento è sempre lo stesso (ja bascjiu a l'Arcu) giù in località Arco, ma quest'anno ricorre, almeno, il trecentesimo anniversario della manifestazione religiosa. Infatti, si riscontra in un documento del 1711 la prima notizia della sacra rappresentazione. Come ogni anno, l'augurio di ogni dasaese è quello che: a 'Ncrinata cada bona ossia, che tutto vada per il meglio nel significativo evento religioso!
(2) Si riscontra in un documento del 1711 la prima notizia della sacra rappresentazione dell'incontro del Cristo con la Madre dopo la di lui Risurrezione. art. cit. - documento Archivio di Stato di Vibo Valentia., not. D. Ciancio, ist,26/11/1711; A. Tripodi, La Madonna ..., pp. 39-40
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Puntuale da oltre tre secoli si è oggi svolta l'Affrontata dasaese. Il tempo è stato clemente e il tutto è andato per il meglio. Una bella cornice di pubblico a caratterizzare la manifestazione e, a mio avviso, pubblico più numeroso degli anni precedenti per via del maggior numero di emigrati presenti. Peccato che non vi sia stato nessuno striscione o nota diversa che ricordasse il tricentenario della manifestazione religiosa. Nel complesso il fascino dell'evento è rimasto immutato, anche se vi è stato un applauso di incitamento, da parte di non dasaesi, quando la statua di San Giovanni andava incontro alla Madonna per annunciare la notizia del Cristo risorto. Applauso prematuro in quanto nel rito della tradizione dasaese la Madonna è ancora in lutto e gli applausi si riservano a quando Ella incontra il Cristo risorto; applausi finali misti al rombo festoso dei fuochi d'artificio e alle lacrime liberatorie di tanti fedeli. Poi, le note musicali della banda di Tiriolo (ultima banda diretta dal maestro dasaese Pino Natale) ad allietare la manifestazione che ha suonato diverse marce tra cui qualcuna musicata da Natale.
Modificato da - mimc in data 26 aprile 2011 18:33:07
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Dasà, il rito antico dell’Affrontata compie 300 anni Di redazione 28/04/2011 17:49:00
È cambiato lo scenario. Il paese è cresciuto, così come la popolazione, e gli ulivi hanno lasciato spazio al cemento armato delle costruzioni.
Immutata, invece, è rimasta l’immensa devozione dei dasaesi verso il tradizionale rito della ‘Ncrinata, che qui si svolge il martedì dopo Pasqua, detto di Galilea e che, con questa edizione, ha compiuto 300 anni accertati. Esiste, infatti, all’Archivio di stato di Vibo, un documento redatto dal notaio D. Ciancio che ne attesterebbe l’esistenza in quell’anno. A scoprirlo, nei primi anni 2000, Antonio Tripodi, ingegnere in pensione con la passione per gli studi d’archivio, il quale, girovagando tra le polveri degli antichi testi, ha scovato un “istrumento” (atto) notarile datato 26 novembre 1711 con cui un dasaese, tale Domenico Stramandinoli, a sua volta notaio, lasciava un orto alla chiesa «di modo che con le rendite che ne derivavano fosse celebrata per ogni anno una messa cantata, proprio nel martedì di Pasqua». Non si parla specificatamente di ‘Ncrinata ma, come lo stesso Tripodi conferma, la deduzione logica è che, se qualcuno arriva a fare una donazione per una data funzione in quel particolare giorno, è agevole pensare che in esso si dovesse svolgere uno speciale rito cui, già allora, i dasaesi erano molto legati. E, se nel 1711 la popolazione dell’allora casale di Arena era già profondamente devota al rito della ‘Ncrinata, usando lo stesso metro razionale si può ritenere che la rappresentazione possa essere ancora più antica e consolidata. A riprova si potrebbe riportare l’altra grande, e connessa, devozione dei dasaesi, ossia verso la Madonna della Consolazione, impiegata per la ‘Ncrinata. Il culto verso essa, infatti, risalirebbe alla fine del ‘400, come dimostrato dalla lapide marmorea sulla facciata della chiesa che la ospita, che porta la data del 1483, anno di consacrazione. Tornando alle origini della manifestazione religiosa nel ‘700, è del 28 marzo 1748, martedì di Pasqua, un altro “istrumento” rinvenuto da Tripodi, redatto dal notaio P. Corrado, con cui Francesco Parandelli donava «per devozione alla Vergine della Consolazione, nel giorno della sua festa, un tronetto processionale di legno dorato, detto vara». Più recenti, invece, le statue del Cristo risorto e di San Giovanni. La prima, infatti, risale al 1785, data riportata sulla vecchia varetta della scultura attribuita, come quella di Giovanni, all’artista Domenico De Lorenzo da Tropea. La più recente datazione di tali effigi, sempre secondo Antonio Tripodi, deriverebbe dal fatto che le stesse potrebbero essere andate distrutte nel terremoto del 1783. E perché non pure la Madonna? Semplice, era custodita nella chiesa del Rosario, diversa da quella, che subì maggiori danni, dove erano conservate le altre due. Il ragionamento fila. Comunque sia, anche quest’anno la manifestazione ha chiamato a raccolta migliaia di fedeli, ritrovatisi “j’abbasciu all’arcu” per ammirarla. Una manifestazione di fede che dura pochi ma interminabili attimi, durante i quali gli animi dei credenti vengono attraversati da un potente mix di emozioni quasi impossibili da spiegare. Quando la statua di Giovanni parte per raggiungere quella di Maria, la tensione è palpabile. Insieme, poi, corrono verso il Cristo risorto e ‘Ncrinanu, cioè, s’incontrano. È la resurrezione celeste che ha vinto la morte terrena. “A ‘Ncrinata catte bona”. La tensione può lasciare spazio al pianto. Valerio Colaci