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 Intervista a Jon Maber - Bodington

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C O N T R O L L A    D I S C U S S I O N E
mimc Inviato - 26/07/2004 : 10:37:46
Intervista a Jon Maber - Bodington


Puoi presentarti e presentare il tuo staff ?

Mi chiamo Jon Maber, e sono il responsabile dello sviluppo dei sistemi per l’apprendimento del Learning Development Unit dell’Università di Leeds. Con me lavorano Jane Jotcham and Michael Thomas ed insieme formiamo il team bodington.org.
Associato conil team da molti anni è il Prof. Andrew Booth della Facoltà di Biological Sciences, il quale è stato importante per lo sviluppo del nostro progetto all’esterno del nostro Dipatimento, per servire l’intera Università. Da quando abbiamo rilasciato il sotto una licenza Open Source abbiamo accolto un gran numero di sostenitori e di collaboratori.

Quando, come e soprattutto perché è nato il tuo progetto?

Il lavoro è iniziato più di 10 anni fa come un set di script CGI che utilizzavo per supportare I miei studenti in un corso che ho gestito e condotto nella School of Biochemistry and Molecular Biology. Il corso aveva un gran numero di studenti iscritti ed offriva poche opportunità settimanali per fare domande e per ricevere supporto, quindi gli strumenti via rete erano utilizzati per offrire un supporto più efficiente mediante forum e valutazioni pratiche. Da qui l’interesse dimostrato da altri corsi di Biological Sciences e da altre Facoltà – non sempre per le stesse ragioni. Benché il nostro tool venga utilizzato per sopperire alla necessità di offrire supporto di elevate qualità per corsi molto numerosi, sono stati realizzati anche programmi di formazione a distanza via rete, ed è stato utilizzato anche in altri modi fantasiosi.

Quale consideri il miglior aspetto del tuo progetto?

La flessibilità. Durante lo sviluppo del sistema, abbiamo prima costruito un web based operation system e poi abbiamo creato gli strumenti per questo. Questo ha reso il software adattabile e flessibile, permettendo ad utenti fantasiosi di inventare nuove attivitàcombinando ed utilizzando i tool in nuovi modi. Il software è utilizzato sempre più per supportare la ricerca collaborativa, ovvero per uno scopo per il quale non era stato pensato originariamente, ma che gli utenti hanno scoperto da soli. Il software ha molte delle funionalità basilari di un sistema operativo – un file system strutturato ad albero, controllo degli acessi, organizzazione degli utenti in gruppi, organizzazione dei file in cartelle, ecc., e questo permette agli sviluppatori di creare nuovi tool più facilemente. Dato che gli sviluppatori non hanno imposto la loro idea di ambiente virtuale di apprendimento, gli utenti sono liberi di applicare le loro idee, così gruppi separati di utenti possono creare differenti tipologie di ambienti in parti differenti del sito.

Puoi dirci qualcosa in relazione allo sviluppo del tuo progetto? (tempistica per release future, nuove funzioni, ecc.)

Nei primi anni lo sviluppo del software era mescolato con la fornitura di servizi all’interno dell’Università di Leeds e così periodi di sviluppo erano talvolta interrotti da periodi in cui i servizi richiedevano tutto il tempo del team. Ora la fornitura di servizi è stata affidata alla nostra academic services division e il team si può concentrare sul mantenimento e sullo sviluppo del software. Il nuovo team è dedicato alla correzione dei bug, ai problemi di usabilità e all’inserimento di codici donati da altre Università, in particolare le Università di Oxford e Manchester e l’UHI Millennium Institute in Scozia. La nostra Università finanzia l’attività basilare del team e stiamo cercando finanaziatori esterni per lavori di sviluppo su larga scala. Un progetto che è già stato finanziato e GuanXi che lavorerà sulla cross-organisational authentication e sugli schemi di autorizzazione in modo da permettere attività di insegnamento ed apprendimento collaborativo. Altri progetti per i quali stiamo ricercando fondi sono l’internazionalizzazione, l’accessibilità per utenti disabili, il miglioramento della gestione dei file mediante l’utilizzo di WebDAV, …

Perché hai scelto una soluzione Open Source? E perché credi nell’Open Source?

Quando acquisti software proprietari quello che devi tenere in grande considerazione è la grandezza ed il tempo di vita stimato della società che possiede il software. È un rischio acquistare software cruciale da una piccola, nuova, società di software che potrebbe chiudere nel prossimo futuro – questo è parte del potere di Microsoft – il loro software non è migliore ma puoi star sicuro che loro esisteranno ancora quando vorrai un aggiornamento o una patch. Avvertivamo come inattuabile la ricerca di ricavi mediante la vendita di Bodington perché gli acquirenti non si sarebbero fidati che l’Università continuasse a supportare il software in un futuro remoto, in particolar modo dato che dispone di un così ristretto team di sviluppo del software.
Comunque, con l’Open Source la situazione è differente – una base di utenti è sviluppata e alcuni utenti hanno l’esperienza per mantenere da soli il software e intraprendere un lavoro di sviluppo. Le grandi società sono fiduciose perché possono aver accesso al codice sorgente e possono fare la loro manutenzione e le piccolo società sono fiduciose perché una o più società che hanno adottato il software raccoglieranno il lavoro di mantenimento, nel caso in cui la società che ha prodotto il software dovesse lasciarlo cadere. Come sviluppatori originari noi abbiamo dei benefici in quanto riceviamo gratuitamente contributi relativi al codice sorgente.


Cosa pensi dello stato attuale di evoluzione dell’e-learning? (a che livello pensi si trovi, quali potranno essere i cambiamenti nel prossimo futuro)

Ci sono molte ragioni per essere ottimisti sul futuro dell’e-Learning e anche alcune ragioni per essere pessimisti. L’ottimismo deriva dalle nuove opportunità di apprendimento che vengono create, specialmente in paesi in via di sviluppo. L’introduzione di una connessione ad Internet nella biblioteca di una piccolo città in un paese in via di sviluppo può avere un notevole impatto sulle opportunità educative. D’altro canto ci sono alcune persone che adottano la nuove tecnologie nei loro processi di insegnamento solamente perché è alla moda e senza pensare realmente agli aspetti educativi. Sto pensando in particolare ai docenti universitari che dicono “Ho messo le mie lezioni in rete” e per loro e-Learning significa solo un file di Powerpoint caricato in un server Web. La realtà è che per alcuni studenti l’e-Learning rappresenta un passo indietro perché, in pratica, significa la negazione dell’interazione con il docente e con gli altri studenti. Spero che quando la novità dell’e-Learning sarà passat e quanto molti docenti si sarnno formati studiando online andremo oltre questo stadio dell’e-Learning e ci metteremo realmente al lavoro. Questo significherà allontanarci dalla pubblicazione di multimedia unidirezionali nella direzione del lavoro collaborativi e dell’utilizzo degli strumenti di comunicazione.

Quale ritieni l’aspetto più interessante-affascinante dell’e-learning?

Abbattere le barriere dello spazio e del tempo in modo che gli studenti e gli insegnanti possono comunicare. Benché gli ambienti di formazione via rete si avvalgono di strumenti differenti sono tutti collegati in differenti modi alla comunicazione di idee. Per fare un esempio, nei miei corsi ho utilizzato forum per attivare piccolo gruppi di discussione. Ho scoperto che quando i miei studenti parlano l’un l’altro sono più disposti a scambiare e sviluppare “mezze idee” che in una lezione con un insegnante fisicamente presente e questo permette di aiutarli più facilmente nel raggiungimento di una migliore comprensione di un argomento. Ho notato, inoltre, che studenti stranieri sono spesso più a loro agio in discussioni online perché sono meno coscienti del loro utilizzo dell’inglese e si sentono meno pressati.

Pensi che oggi esistano dei problemi che ostacolino lo sviluppo e la diffusione dell’e-learning? Se sì, quale? o quali?

La nascita dei VLG. L’attrazione di studiare in una Università con una buona reputazione nell’ambito della ricerca è il contatto personale con docenti che sono anche ricercatori e assorbiti nell’attività di ricerca di un Dipartimento. Gli studenti universitari dovrebbero avvertire un legame con il Dipartimento e con il suo staff – nella mia Università il Dipartimento a cui uno studente appartiene viene spesso definito il Dipartimento “genitore”. Comunque, in molte Università molte attività sono state spostate nei VLE e questi VLE non riflettono l’identità dell’Università o del Dipartimento. Gli studenti non sono liberi di navigare il sito Web – solo i moduli dei corsi a cui sono iscritti; certe volte non hanno accesso a cose che hanno creato o a cui hanno contribuito in anni precedenti di studio ed alcune volte non possono nemmeno comunicare con gli altri studenti. In breve alcuni docenti utilizzano i VLE per contenere gli studenti e tenerli a distanza. Questi sono i VLG - Virtual Learning Ghetto. Penso che i VLE abbiano fatto il loro tempo e che ora possiamo iniziare a creare ambienti di lavoro collaborativo che ospitino tutte le attività delle organizzazioni – apprendimento, ricerca, comunità sociali e collaborazioni internazionali in modo da rendere i nostri studenti universitari partner del nostro tentativo anche se stanno studiando a distanza.


English version


Can you introduce yourself and your staff?

I’m Jon Maber, Learning Systems Development Officer in the Learning Development Unit of the University of Leeds. Working with me are Jane Jotcham and Michael Thomas and together we call the team bodington.org.
Also associated with the team for many years is Prof. Andrew Booth from the faculty of Biological Sciences who was instrumental in the progression of the project out of one department to serve the whole University. Since releasing the software under an open source license we have welcomed a large number of supporters and contributors.

When, how, and above all why was your project born?

The work began more than 10 years ago as a set of CGI scripts used to help me support my students on a course module that I managed and taught in the School of Biochemistry and Molecular Biology. The course had a large number of students enrolled and few opportunities each week for
students to ask questions and get support and so web based tools were used to provide efficient support via bulletin boards and practice assessments. From there interest spread to other courses in the Biological Sciences and to other faculties – not always for the same reasons. Although the need to provide good quality support to large classes is a common use of the tool, there are also distance-taught programmes being taught on-line and other imaginative uses.

What do you think the best part of your project?

Flexibility. In designing the system we first built a web based operation system and then created tools for it. This makes the software adaptable and flexible and allows imaginative users to invent new activities by combining and using tools in new ways. The software is being used increasingly to support research collaboration, which was not something it was initially designed for but the users have discovered for themselves. The software has a lot of the basic functionality of an
operating system – a tree shaped file system, access control, users organised in groups, files organised in folders etc. and this makes it easy for developers to create new tools. Because the software designers haven’t imposed their own concept of a virtual learning environment the
users are free to apply their own ideas, so separate groups of users can build different types of environments in different parts of the site.

Can you tell us something about the development of your project (scheduling, to do, etc.)

In the early years software development was mixed up with service provision within the University of Leeds and so periods of development were sometimes interrupted by periods when the service demanded all of the team’s time. Now the service provision has been handed off to our academic services division and the team can concentrate on maintaining the software and development. The new team is dedicated to fixing bugs and usability problems and also to incorporating donated code from other Universities, in particular The Universities of Oxford and Manchester and the UHI Millennium Institute in Scotland. Our University is funding the core activity of the team and we are seeking external funding for larger scale development work. A project that has just been funded is
GuanXi which will work on cross-organisational authentication and authorisation schemes to enable collaborative learning and teaching activities. Other projects that we will seek funding for include
internationalisation, accessibility for disabled users, improved file management using WebDAV and others.

Why did you choose the Open Source way? and why you believe in Open Source?

When you buy commercial software that you want to rely on a big consideration is the size and expected life-time of the company that owns the software. It is a risk to buy crucial software from a small, new software company that may close down in the near future – that’s part of the power of Microsoft – their software isn’t better but you can bet they will still exist when you want an upgrade or a patch. We felt that it would be unviable to try to create income by selling Bodington because customers wouldn’t have confidence that the University would continue supporting the software into the distant future, particularly because we have such a small team involved in developing the software.
However, with Open Source the situation is different – a user base is developed and some of the users have the expertise to maintain the software themselves and undertake development work. The big organisations are confident because they have access to the source code and can do their own maintenance and the small organisations are confident because one or more other organisations that have adopted the software will pick up the work of maintenance if the originating organisation drops it. As originators we benefit because we receive contributions to the source code at no cost.

What you think about e-learning evolution?

There are a lot of reasons to be optimistic about the future of e-Learning and also some reasons to be pessimistic. The optimism comes from the new opportunities for learning that are being created,
particularly in developing countries. The introduction of an Internet connection in the public library of a small town in a developing country can have a profound impact on educational opportunities. On the other hand there are a few people who are adopting new technology in their teaching purely because it is fashionable and without really thinking of the important educational issues. I’m thinking particularly about the university lecturer who says “I’ve put my lectures on the web” and for them e-Learning is just a Powerpoint file dumped on a web server. The reality is that for some students e-Learning is a step backwards because in practice it means the denial of interaction with a teacher or with other students. I hope that when the novelty of e-Learning has passed and when most teachers have themselves learned on-line we will get past this stage of e-Learning as a gimmick and really put it to work. This will mean moving away from one directional multimedia publishing in the direction of collaborative working and the use of communication tools.

What you think the most interesting aspects of e-learning?

Breaking down barriers of space and time so that learners and teachers can communicate. Although on-line learning environments have many different tools they are all related to communication of ideas in different ways. To take one example, in my own teaching I’ve used bulletin boards to run small group discussions. I discovered that when my students talk to each other they are more willing to share and develop half formed ideas than in a tutorial with a teacher physically
present and this makes it easier to help them reach a better understanding of the topic. I’ve also found that foreign students are often more confident in on-line discussions because they are less
self-conscious about their use of English and feel less pressured.

Nowadays do you think there is a trouble in e-learning development? If yes, which one or which ones?

The emergence of VLGs. The attraction of studying in a University with a good reputation for research is the personal contact with teachers who are also researchers and engagement with the research activity of a department. Undergraduates should feel a bond with the department and
its staff – in my University the department a student belongs to is often referred to as the ‘parent’ department. However, in many universities more activity is moving to the VLE and these VLEs don’t reflect the identity of the University or the department. Students are not free to navigate through the web site – only course modules they are enrolled on; sometimes they aren’t given access to things they created or contributed in previous years of study and sometimes they can’t even communicate with other students. In short some teachers use the VLE to contain the students and keep them at a distance. This is the VLG - Virtual Learning Ghetto. I think the VLE has had its day and we can now start to create on-line collaborative working environments which host
all the activities of the organisation – learning, research, community outreach and international collaboration and we can make our undergraduates partners in our endeavour even if they are learning at a distance.


Fonte: http://www.comunicareinrete.it
Autore: Filippo Caburlotto


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