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C O N T R O L L A    D I S C U S S I O N E
mimc Inviato - 04/10/2003 : 01:59:25
Un nuovo quarto stato

Voi 15, noi 400 milioni dice il manifesto di convocazione per oggi a Roma per contestare una costituzione scritta male e dall'alto.
Se ci pensiamo questa immagine che ritorna nuovamente dopo Genova (allora erano gli 8 da un lato e i 6 miliardi dall'altro) della moltitudine che si contrappone ai pochi oligarchi è la simbologia più piena di questa fase. Si, è vero, la globalizzazione è una nuova fase dell'umanità, tutta dentro al capitalismo ma ben oltre le frontiere sociopolitiche del '900, così come l'industrializzazione fu oltre il mercantilismo o il fordismo sconvolse la società manchesteriana. In tutti i passaggi d'epoca i poteri dominanti hanno teso a traghettare i loro privilegi, ricorrendo alla cooptazione, al gattopardismo, alle rivoluzioni passive, al sovversivismo dall'alto. Gramsci ne scrisse da maestro. Gli statuti e le costituzioni concesse sono un esempio storico ricorrente. Così è questa costituzione europea. Scritta dagli esecutivi e non dai parlamenti e dai popoli. Una costituzione "d'ancient regime", non a caso assai più arretrata, anzi in controtendenza con le costituzioni sociali e di massa del '900. E che accompagna il costituirsi di un'Europa che si è fin qui voluta, delle banche e dei mercati, come se nella globalizzazione la storia potesse ridursi a moneta. C'è un bel film di Bresson "l'Argent" la maledizione del denaro, che i costituenti farebbero bene a vedere prima di porre a cuore dell'Europa, il freddo euro.

Per questo condividiamo e partecipiamo della piattaforma promossa dal Fse perché coglie il paradosso della costituzione senza cittadinanza, dei diritti sociali non esigibili, della centralità del mercato e della proprietà, che non ripudia la guerra. Lettura fondamentale per cogliere il grado di restaurazione che i poteri agiscono nella globalizzazione contro le democrazie socialmente connotate del '900. Ma è proprio il movimento con il suo irrompere che determina la vera rottura che può al fine segnare, come è accaduto in altre epoche, la sconfitta dell'ancient regime e il vero passaggio alla nuova era.

Il movimento si fa ormai evidentemente un soggetto mondiale e permanente proprio perché esprime il bisogno di cittadinanza sociale della moltitudine globalizzata, il nuovo quarto stato, già tutto nel terzo millennio.

E' la moltitudine senza la quale, non ci saranno nuove, vere costituzioni. E' capace di critica radicale ai meccanismi perversi della globalizzazione ma esprime tutto il portato delle nuove frontiere, della cittadinanza globale, la pace come valore irrinunciabile, il disarmo, i diritti sociali di vecchia e nuova generazione, l'attenzione e l'amore per il pianeta e i suoi territori, il sentire nella moltitudine anche le generazioni che verranno di donne e uomini.

Questa moltitudine si farà costituente nelle piazze romane oggi con due grandi manifestazioni.

Ho già detto del nostro ritrovarsi nell'appuntamento del movimento, ma entrambe le piazze parlano la lingua di un'altra Europa. Non a caso il più grande sindacato italiano, la Cgil, è divenuto parte sempre più interna del movimento.

La Ces scende in piazza con l'idea di condurre questa costituzione sulla strada di una democrazia progressista. L'atto delle moltitudini in piazza è comunque l'atto comune di una rottura che si fa, appunto, costituente di massa, nelle piazze dove i valori del lavoro e dei diritti saranno comuni. Come lo stesso è l'attacco che viene portato su scala europea a diritti fondamentali conquistati dal movimento operaio del ‘900, come quelli alla pensione, come se dovessero essere negati nell'era della globalizzazione e non posti a fondamento di una nuova stagione di progresso. Questo attacco è stato oggi sferrato in Italia dal governo Berlusconi che vuole così tentare di porre rimedio alle sue difficoltà, ai suoi fallimenti, poggiandosi sull'anticomunismo e sull'attacco ai diritti. Già la giornata di oggi sarà una prima risposta a questo attacco che deve essere fermato prima che questa politica rovini irrimediabilmente l'Italia. Ma è tutta l'Europa che deve cambiare direzione. Lo abbiamo visto con la guerra, lo abbiamo visto a Cancun: così l'Europa non è, o se è, è semplicemente il meno forte tra i soggetti di questa cattiva globalizzazione.

Patrizia Sentinelli
(4 ottobre 2003)

Fonte: www.liberazione.it Liberazione online

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