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 Dasà
 Rinnovare o conservare nella 'Ncrinata di Dasà
 Spunti di rifessione sull'accaduto

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C O N T R O L L A    D I S C U S S I O N E
mimc Inviato - 01/05/2003 : 15:05:14
Rinnovare o Conservare
Quest'anno la tradizionale Affrontata dasaese del martedì di Pasqua ('Ncrinata) ha avuto gli onori della prima pagina su "Il Quotidiano della Calabria" ed un evidenziato articolo sulla Gazzetta del Sud, non per pubblicizzare un evento religioso che in un paese di poco più di mille anime, quel giorno ha coinvolto circa ottomila persone ma per un dibattito ed una controversia insorta fra i fedeli ed il parroco D. Pietro Cutuli.
Vediamo di fare un poco di chiarezza su cosa è successo.
Lunedì 21 aprile alle ore 17,00 nella Chiesa Filiale della Consolazione in Dasà vi è stata la presentazione del Libro "Fede e pietà popolare nell'Affruntata in Calabria La 'Ncrinata di Dasà" dell'antropologa, dell'Università degli Studi di Torino, Mara Francese. (Il libro era stato presentato il 20 maggio 2002 alle ore 20,00 alla Fiera internazionale del libro - Lingotto Fiere Torino).
La chiesa era affollata ad ascoltare gli interventi dei relatori, il parroco D. Pietro Cutuli, l'ing. Antonio Tripodi diacono e storico, l'autrice e l'editore del testo dott. Demetrio Guzzardi.
Nel corso della presentazione sono emerse alcune posizioni da parte del parroco e del diacono Tripodi in cui mettevano in evidenza la necessità di Rinnovare la tradizione della 'Ncrinata in ossequio anche alle direttive del vescovo, della diocesi Mileto-Nicotera-Tropea, Domenico Tarcisio Cortese. Già vi erano state voci fra i fedeli su modifiche che il parroco intendeva introdurre nella antica tradizione. Nulla è emerso, durante la recensione, di cosa si volesse modificare, soltanto esempi poco chiarificatori sulla necessità di adeguare la 'Ncrinata ai mutati tempi (l'esempio dell'uso che si fa oggi del microfono rispetto ad una volta in cui si doveva parlare 'senza esso' è stato ripreso da due relatori). Quando i lavori sembravano volgere al termine, in un clima poco festoso, chiede la parola un fedele dasaese Giuseppe Giogà; nel suo intervento pone l'accento, alla fine, sulla necessità per lui che: "Della affrontata dasaese non sia toccato nulla" - un accorato e maggioritario, fra i convenuti, applauso sottolineava la conclusione del suo discorso e ciò emblematicamente mandava in frantumi tutto il precedente intervento del parroco innovatore. Una breve e flèmma replica di quest'ultimo e tutti a casa in attesa della 'Ncrinata dell'indomani. Emergeva chiaramente durante l'intervento del Giogà che gli animi erano tesi in alcuni fedeli non sintonizzati sulle posizioni del parroco.
L'indomani mattina verso le 11,30 nel momento in cui la Sacra statua della Madonna della Consolazione veniva portata fuori la chiesa, in Piazza Madonna della Consolazione, nasce la controversia fra un fedele delegato dal parroco a tirare il mantello nero della Madonna (nel momento dell'incontro col figlio Risorto) ed un cittadino con suo figlio che rivendicavano a se tale onore in quanto da tempo remoto di diritto della loro famiglia. Nasce all'istante una breve disputa pubblica con qualche spintone (si dice) e con la statua che vacilla leggermente. Il panico inizia a diffondersi fra i presenti accorsi intorno alla statua; l'intervento della forza pubblica, del Sindaco Romanò che urla, applaudendo, per placare gli animi: "Viva la Madonna" e del parroco che dice al microfono: "Credete al vangelo!" ristabilisce la calma; il fedele delegato si fa da parte lasciando al cittadino (tutto sbiancato e nervoso per l'accaduto - si vede qualcuno tentare di tranquillizzarlo) che ha ereditato tale diritto, l'onore di tirare il mantello.
Questo nervosismo si riflette poi nella cerimonia religiosa in cui si nota che il mantello della Consolazione viene tirato giù troppo prima e con i fuochi artificiali che iniziano anch'essi prima del dovuto (problemi di comunicazione telefonica col fuochista in quest'ultimo caso).
L'indomani sera davanti alla chiesa matrice di San Nicola verso le ore 17,00 inizia una manifestazione contro il parroco, organizzata dai fedeli conservatori che si affrettano a chiamare l'inviato della Gazzetta del Sud di Acquaro ed a dettare telefonicamente un articolo ad un giornalista del Quotidiano.
La dimostrazione che ha per protagonisti una cinquantina di persone, con donne che cantano preghiere, vede esposti quattro grandi cartelli alle mura della chiesa:
"Tradizione=Fede", "Rivogliamo le nostre Tradizioni", "Pace e serenità a Dasà", "Difendiamo tradizioni e istituzioni".
Peccato per i dimostranti che quella sera il parroco fosse fuori paese.
Fatto né sia, che nonostante si colloquiasse con venti persone e si sentissero venti versioni diverse sui fatti accaduti, sono emerse due posizioni prevalenti:
quella del parroco che intravede la necessità di innovare, l'altra quella dei manifestanti che non vogliono sentir nemmeno parlare di modificare la tradizione, facendo notare che mai si può sostituire un privilegio creandone altri.

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