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C O N T R O L L A    D I S C U S S I O N E
mimc Inviato - 29/01/2004 : 11:37:57
L'INTERVISTA
Con "Repubblica" un'antologia della poesia italiana
I poeti sono immortali
"Ferma il tempo e racchiude il cosmo in sillabe"
dice Carlo Ossola, "ma è sempre attuale"

PAOLO MAURI
Non sempre ci si pensa, ma la poesia è spesso più duratura del bronzo (tanto per parafrasare un poeta). Proprio in questi giorni il Magazine littéraire ha dedicato un numero a Omero che è alle radici della nostra civiltà ed è in qualche modo sempre presente.
"Secondo Campanella (nella sua mirabile Poetica latina) all'origine dell'umanità si ergono i poeti-legislatori: Omero, Mosè, Davide. Egli afferma, al capitolo VIII, che "il poema si compone per il popolo", come le leggi, e "tutto ciò che giova al benessere e alla cultura del popolo è soggetto di poema, purché sia meraviglioso e utile". Nessuna definizione è più pertinente di questa, per il compito di poesia: in Omero del resto convergono i sogni e il sangue di più popoli: è tutta la civiltà del Mediterraneo che vi si rispecchia, ieri e ancor più oggi".

Mi ha sempre colpito il fatto che Dante, quando deve scegliersi una guida per attraversare i regni dei morti, elegga Virgilio. E' vero che l'autore dell'Eneide, come raccontava Domenico Comparetti nel suo celebre saggio Virgilio nel Medio Evo, era recepito e mitizzato come qualcosa più di un poeta,a ma resta in Dante l'idea che sapienza e poesia siano ben congiunte.
"L'Eneide in effetti non è un poema di "fondazione", ma di esilio e di solitudini; l'ultimo verso, uno dei più belli della storia di ogni civiltà, contempla la discesa tra le ombre della vita di Turno morente: vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras ("e la vita nei gemiti fugge sdegnosa fra le ombre"). Dante rovescia il percorso di Virgilio e dalla morte infera risale al Paradiso. La nuova sapienza cristiana, ch'egli incarna, è quella di conferire alla poesia non solo il dono e dovere delle lacrime, ma l'architettura del sempre. La poesia non può condurre, per Dante, se non colà dove gioir s'insempra (è l'ultimo memorabile verso del canto X del Paradiso).

La poesia non è sempre uguale a se stessa: nell'Antologia noi la vediamo testimoniare tempi diversi ed esigenze diverse. Poi i tempi passano e, quando è grande, la poesia rimane.
"La poesia ferma il tempo e racchiude il cosmo in sillabe. Proprio alle nostre origini (e nella nostra Antologia, agli esordi del Duecento) troviamo due esempi superbi: un avverbio di infinito stupore e d'amore, che sembra arrestare l'ordinario corso degli eventi: "Meravigliosa-mente / un amor mi distringe" (Giacomo da Lentini) e un luminoso cielo stellato, che palpita con noi: "Laudato si', mì Signore, per sora luna e le stelle: / in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle" (San Francesco). Ma la poesia è sempre al passo con il proprio tempo, e sa dare profondità d'anima a un motivo, a un labile suono: "Lungo una striscia di polvere lasciando /dietro di sé schegge di suono / tra pareti stupefatte se ne vanno / in uno sfrigolio / i beneamati Scarafaggi" (Vittorio Sereni, Giovanna e i Beatles).

Stiamo girando intorno ad un quesito: ma perché dobbiamo leggere i poeti ?
"Per trovare un senso al vivere che non sia l'ingombro delle cose che produciamo, consumiamo, e che ci consumano. Eugenio Montale l'ha dichiarato fermamente: "Quel che avviene nel mondo cosiddetto civile a partire dalla fine dell'Illuminismo è il totale disinteresse per il senso della vita. Ciò non contrasta con il darsi da fare, anzi. Si riempie il vuoto con l'inutile" (Nel nostro tempo, 1972). E' questo, anche, il tema di fondo che ho trattato nel mio libro, appena uscito: L'Avenir de nos origines (Grenoble, Jér me Millon, 2004). La poesia è parola essenziale, condensa e offre l'irrinunciabile".

Ci sono stati tempi in cui i poeti hanno avuto un ruolo pubblico, hanno ricevuto o si sono dati, a seconda del momento storico, un compito. Nel secolo scorso, soprattutto nella seconda metà, il poeta sembra essersi ritirato a vita privata, ma questo non gli toglie centralità.
"In una società che ha fatto dell'urlo la propria evidenza, è giusto che i poeti si siano ritratti "nell'ombra che approssima" (Sereni, Piazza), in quel silenzio che schiude alla comprensione. Ma non tutti: Pasolini, Fortini hanno testimoniato dentro e contro il proprio tempo. Nella nostra Antologia trova giusto e ampio spazio il salmodiare profetico di Primo Levi: "Meditate che questo è stato: / Vi comando queste parole. / Scolpitele nel vostro cuore / Stando in casa andando per via, / Coricandovi alzandovi: / Ripetetele ai vostri figli. / O vi si sfaccia la casa, / La malattia vi impedisca, / I vostri nati torcano il viso da voi" (Shemà, 10 gennaio 1946)".

Proteste scolastiche a parte, a molti fa piacere l'avere imparato e il ricordare una poesia. Recitare poesie con la propria voce è un modo per leggerle in maniera più profonda. La poesia è innanzitutto ritmo, suono. Non per nulla incrocia spesso la musica...
"Una poesia senza voce è come uno spartito musicale senza esecuzione. La poesia è ritmo, canto, sospensione e vibrazione, è corda toccata che risuona, aura e memoria. Non saprei trovare modulazione più bella che quella leopardiana: "D'in su la vetta della torre antica, / passero solitario, alla campagna / cantando vai finché non more il giorno; / ed erra l'armonia per questa valle" (Il passero solitario).

Qual è oggi il pubblico della poesia?
"È chi decide di avere orecchio per intendere, e voce per conversare con chi l'ha preceduto o gli sta accanto; è il cittadino che "non scende in campo", ma va in cerca di sé".

Un consiglio di lettura, ovvero istruzioni per l'uso dell'antologia.
"Leggere, non stancarsi di leggere i testi; e poi avere la curiosità per le note, cioè passare dal filo alla trama, dal gomitolo di versi che si srotola ai tappeti fantastici che portano in civiltà che mai avremmo potuto visitare".

Qual è la poesia-emblema di Carlo Ossola?
"Nella mia formazione giovanile ha molto contato una poesia di Antonia Pozzi, Confidare: mi sembrava vi confluisse tutto l'invisibile, da Eckhart a Rilke. È stata la mia Spoon River Anthology: "Ho tanta fede in te. Son quieta / come l'arabo avvolto / nel barracano bianco, / cha ascolta Dio maturargli / l'orzo intorno alla casa" (8 dicembre 1934)".

(29 gennaio 2004)
Fonte: La Repubblica online

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